Crovato (Confidi Lombardia): un live aid per i confidi?

Sat 6 Nov 2010, 13.48 Stampa

Finalmente una testimonianza franca sulla situazione dei confidi. L'ha resa Andrea Crovato, direttore generale di Confidi Lombardia, ad un incontro tenuto ieri a Bergamo (lo riferisce l'eponimo Eco). Ecco alcuni passaggi dall'articolo:
Le condizioni imposte dall'evoluzione normativa, abbinate all'aumento del volume delle garanzie erogate a causa della grande crisi economica che tutt'ora imperversa, hanno messo in seria difficoltà non solo Confidi Lombardia ma il sistema nel suo complesso.
Di qui la necessità di
dare mandato ad un esperto di costruire una casa comune confindustriale in tema di garanzia del credito che veda partecipi sia i confidi, sia Confindustria, sia le banche interessate, sia gli Enti pubblici ove possibile.
E infine le richieste e le proposte
Alle banche viene invece richiesto, in questo frangente di diffusa fragilità del sistema, di rinunciare, per l'immediato e a certe condizioni, a parte delle garanzie loro concesse, sia di contribuire a conteggiare con maggior precisione l'utilità che loro deriva dalla garanzia fornita dai confidi[...].
Agli enti pubblici si chiede «un sostegno anche finanziario, perché non venga meno il modello delle garanzie mutualistiche tipico del mondo confidi che oggi non hanno alcuna possibilità, di proporre aumenti di capitale per incrementare il loro patrimonio, né di adeguare sufficientemente le competenze richieste all'impresa per la copertura dei rischi e della gestione, in coerenza con l'obbligo di raggiungere una sostenibilità attuale e prospettica dal punto di vista economico-patrimoniale come preteso da Banca d'Italia.
Confidi Lombardia è infine disponibile a valutare un progetto di concentrazione dei confidi contigui promosso d'intesa con Confindustria Lombardia che guardi oltre l'immediato, ribadendo però come sia indispensabile coinvolgere anche banche ed enti pubblici regionali interessati ad un progetto di vitalità di ampio e nuovo respiro.
Le banche presenti (Intesa, Credito bergamasco e Popolare di Bergamo) hanno mostrato apertura, anche sulla richiesta di rinunciare a parte delle coperture giuridicamente (e teoricamente) in essere. Cancella il debito, come chiedevano Bono e Jovanotti. Come in quella campagna, è bene fare due conti per assicurarsi che il beneficiario della cancellazione cammini poi sulle proprie gambe. Impresa non facile.
Ho notizie indirette dei piani di rafforzamento dei confidi, ai quali Crovato fa riferimento. Sono iniziative prese in ambito regionale, o associativo. Il tema dominante è raccogliere capitale per sanare situazioni infragilite e mettere ordine nel portafoglio rischi, magari stralciando qualcosa (il live aid, appunto). I fondi pubblici per apporti e controgaranzie non bastano più: in Lombardia questo è chiaro. Si cercano allora altre fonti, come le banche, le fondazioni, i gruppi assicurativi, e altri soggetti bene intenzionati.
Dei confidi c'è bisogno come non mai, ma è sempre più difficile farli lavorare. Come garanti vigilati, hanno una missione chiara, ma non un mercato solvibile, né le risorse per adempierla. Non ci si può mettere in viaggio sicuri di fermarsi a metà strada senza benzina o col motore fuso, confidando nel soccorso stradale. Né tanto meno, in simili condizioni, si possono vendere servizi di trasporto.
Se qualcuno ha un'idea nuova, si faccia avanti.

Luca

Commenti precedenti:


Fabio (06/11/2010 17.02) n/a

Bravo il caro Andrea (Crovato). Chi lo conosce, sa che ha sempre avuto il coraggio di rappresentare le cose per quello che sono, piaccia o non piaccia.

Detto questo, caro Luca, mi permetto un paio di distinguo sia sulla situazione dei Confidi che sull'affermazione che i fondi pubblici per apporti e controgaranzie non bastano più.

In merito alla situazione dei Confidi, come sai ho più volte sostenuto che l'impatto della crisi si è fatto maggiormente sentire sui Confidi attivi prevalentemente con le piccole e medie imprese (e non le micro attività).

Sul fatto che i contributi non bastano più, aspetterei di tornare in una condizione economica almeno vicina alla normalità: il problema, come mi pare posto da Crovato, è trovare un'alleanza (con banche garantite, soggetti pubblici), per mettere alle spalle una crisi devastante e salvaguardare la mutua garanzia che ha avuto e molti ritengono che abbia ancora la sua utilità. La patrimonializzazione richiesta alle banche e agli entri pubblici è chiaramente una straordinarietà e non un modello gestionale. Se non ricordo male tempo fa si parlava di una sorta di "bad company" per voltare pagina. Una simile ipotesi può realizzarsi solo con il consenso delle banche. Dovremmo forse creare un tavolo di lavoro con le banche, e presto. Ciò potrebbe essere una valida alternativa alla patrimonializzazione diretta.

Luca (06/11/2010 17.35) n/a

Caro Fabio, indichi correttamente quello che si dovrebbe fare: risanare le situazioni in cui la crisi ha lasciato segni più profondi (ma temo che il club si stia allargando), , chiedendo alle banche di condividere parte dei sacrifici; poi rilanciare l'operatività sana.

Ti spiego il tono dubbioso del mio post:

a) sono ormai due anni che la crisi è scoppiata, ma ancora si fa confusione tra risanamento e rilancio, con la pretesa di trovare soluzioni buone per entrambi i problemi, che magari vada bene per qualche decina di confidi uno diverso dall'altro; i parametri di solvibilità e prezzo minimo su cui basare il rilancio rimangono molto impegnativi;

b) si procede troppo lentamente, non si fa abbastanza per analizzare la situazione, si fa troppo poco per sperimentare soluzioni nuove; per cercare l'uscita bisogna provare e vedere; così si apprende; corollario: i tavoli sui quali si discutono soluzioni collettive sono un drammatico fattore di rallentamento nella ricerca di soluzioni; d'accordo, l'ente pubblico non può imporre diktat, né i confidi fare espropri proletari; però, caspita, con tutta l'intelligenza e l'esperienza degli interlocutori, possibile che non si riesca a fare meglio e più in fretta?

bartolo mililli (07/11/2010 18.46) n/a

Ragazzi buonasera. Attualmente ci vengono a mancare due leve importanti per portare reddito al confidi e quindi farne crescere le riserve (attraverso gli utili di fine anno): 1) la redditività dell'area finanza 2) la redditività derivante da retrocessioni commerciali da parte delle banche. Rispetto alla prima questione secondo voi sarebbe possibile (se ci fosse la volontà politica)per lo Stato emettere dei BOT CONFIDI con remunerazione alta (es. 4%) in modo che l'area finanza apportasse più risorse? Lo so che è un aiuto di stato ma si potrebbe notificare una legge alla UE che in un momento di crisi come questo potrebbe valutare favorevolmente. Il nostro confidi, per esempio, ha circa 27 mln di euro di liquidità che al momento è retribuita all'1% circa. In condizioni normali, con un bel 4% (ante crisi) si fa il bilancio, altro che aiuti pubblici. L'altro punto che ho toccato riguarda il fatto che le banche oggi si ritrovano pratiche confezionate e ben istruite dal confidi, con documenti pronti e possibilmente già caricate nei loro sistemi. E si trovano anche nuova clientela che i confidi canalizzano. Al nostro confidi, su 27 convenzioni bancarie, solo 2 ci pagano questi servizi, le altre banche fanno barricate. Su questa leva si può lavorare senz'altro e non ci sarebbe da chiedere contributi allo stato. Saluti.

Sapio (07/11/2010 20.09) n/a

La pretesa di farsi pagare il servizio di istruttoria pratiche dalle banche è sacrosanta.

Luca (07/11/2010 23.27) n/a

Caro Bartolo, il rendimento della tesoreria non può essere un driver primario di equilibrio economico, tranne che nei casi in cui si dispone di un capitale libero esuberante, ma in quel caso qualsiasi attività si riesce a farla rendere. Il rendimento della tesoreria è un ingrediente del premio equo, se i tassi salgono e i premi si pagano anticipatamente, allora si riesce a fare premi più bassi. Il rendimento alto fa velo all'effettiva onerosità del premio. Nell'assicurazione danni va più o meno così. Il problema vero è che non si riescono a far pagare premi congrui.

La proposta dei BoT confidi è un contributo ai confidi in conto reddito. Meglio chiamarla col suo nome, l'effetto dai due lati equivale e si evita di dare alla luce nuovi strumenti ibridi (già bastano quelli di capitalizzazione).

Luca (07/11/2010 23.29) n/a

Dimenticavo: sul farsi pagare il servizio di relazione, hai ragione, però si può fare molto per ottimizzare i benefici dal lato banca.

Gigi (08/11/2010 13.28) n/a

L'idea del live aid mi appassiona.

Dopo che al live aid 8 del 2005 ho rivisto i Pink Floyd per l'ultima volta insieme (ed è stata proprio l'ultima, visto che nel 2006 è scomparso Syd Barrett e nel 2008, nello stesso giorno del default di Lehman Brothers se n'è andato Richard Wright) non mi resta che dedicare queste parole da Time, che mi sembrano particolarmente adatte a tutti i confidi che ora si trovano in affanno:

"And you run and you run to catch up with the sun, but it's sinking

Racing around to come up behind you again

The sun is the same in a relative way, but you're older

Shorter of breath and one day closer to death".

Ora che i Pink Floyd non ci sono più chi suonerà per i confidi?

Luca (08/11/2010 14.16) n/a

@Gigi non so chi suonerà, ma sicuramente i confidi preferiranno ai Pink Floyd aedi del Fato i Beach Boys di Good Vibrations.

Gigi (08/11/2010 14.40) n/a

O le "Positive Vibrations" di Bob Marley. Ma lì ci vuole la sostanza psicoattiva perché facciano effetto(i contributi del pubblico?)

Luca (08/11/2010 15.01) n/a

@Gigi, come giustamente fanno osservare alcuni visitatori, l'ethos dei confidi si è forgiato negli anni cinquanta. Per la colonna sonora dobbiamo quindi scegliere tra "Vola colomba" (1952) e "Aprite le finestre" (1956) se prevale l'ottimismo, oppure tra "Viale d'autunno" (1953) e "Buongiorno tristezza" (1955) nell'altro caso.

Io propongo di fare un salto di vent'anni, e intonare "Che sarà" (1971) che rimane ancora oggi una bella canzone e lascia aperte le possibilità.

Sapio (09/11/2010 09.22) n/a

Da Repubblica dell'8/11/2010, in tema di Crisi bancarie : Il fatto, per Bofa, è che la banca (Unicredit) perde 1,5 euro ogni 100 prestati in Italia, i rivali 0,75: ■O ha fatto troppi accantonamenti, o gli altri ne hanno fatti pochi■.

C'è un'altra possibilità: tutte le banche hanno fatto pochi accantonamenti. Quindi è proprio il momento giusto per aiutare i Confidi aumentando le spese (sic)!

Beppe (09/11/2010 09.53) n/a

@ Luca e Gigi: inserirei nella hit anche l'ironica song dell'indimenticato Albertone nazionale, quell' "E va'... E va'..." (1981 Claudio Mattone), rivolto benevolmente a tutti quelli che pensano valga più l'astuzia che il merito, il piccolo calcolo del proprio vantaggio alla passione e al coraggio a beneficio della comunità.

Purtroppo "sapessi quanta gente che ce sta..." e alla fine, se non cambiamo registro, mi sa che "ce annamo tutti/ a quel paese"...

Gambatesa (09/11/2010 12.18) n/a

Ho una causa legale dall'ottobre del 1992 e ancora non è stata scritta la sentenza !

La giustizia non serve ?

Gli avvocati sono inutili ?

Il credito assume contorni sempre piu' complessi e costosi.

La Banca d'Italia non serve ?

I Confidi sono inutili ?

Luca (09/11/2010 12.46) n/a

@Gambatesa: brillante parallelo tra domande retoriche. Potremmo aggiungere altri esempi (scuola, università, ospedali). La risposta è ovvia. In tutti i casi servono persone brave e una macchina che funzioni. In tutti i casi si deve evitare il rischio di blocco o di implosione.

Gigi (09/11/2010 13.00) n/a

@Luca

Parole sante. Però il rischio c'è, e fin'ora non c'è mai stato. Neanche negli anni '70 o primi '90 c'è stato un rischio così alto di implosione.

Serve una nuova Resistenza? un nuovo Risorgimento?

excelsus (09/11/2010 14.35) n/a

Se la nostra classe dirigente pensasse meno ai propri interessi di bottega e personali e di più ai problemi degli italiani, forse sarebbe un tantino meglio.

Gambatesa (09/11/2010 15.38) n/a

Certo Luca sono domande retoriche.

Hai mai pensato, in qualità di professore e tecnico, applicato con eroica dedizione a questa complessa materia qual'è il credito, di prendere una formula tortuosa che rivela e fotografa uno status e sostituirla con una piu' semplice ?

Tu sai quanto sia semplice all'interno di un bilancio rapportare due soli elementi dello stesso per poterne percepire l'affidabilità, ma comunque applichi formule piu' complesse, di norma incomprensibili e ostiche.

Si pensa mai quando si scopre che una "macchina non funziona" alla cosa piu' semplice ma efficace per farla funzionare ?

Ci mettiamo mai il problema di rendere comprensibile ad una platea sempre piu' vasta le nostre intricate formule e conoscenze ?

No !

La complicazione delle cose semplici è ormai lo sport preferito della società e del legislatore.

E davanti al risultato legislativo intricato e alla sua difficile applicabilità si tende a trovare una risposta nella massificazione del "destinatario" .

Aggregatevi, fondetevi, unitevi rivolgetevi agli specialisti del settore.

Analizzate per sommi capi che cosa è accaduto sugli adempimenti per la Privacy, per la Sicurezza, le stesse assurde norme sui Confidi che pur prestando solo la gareanzia sono caricati degli obblighi delle Banche pur essendo solo intermedi nell'operazione. Un fardello inutile ! Ma nessuno si adopera per eliminarlo.

Anzi ci si adopera per inventare nuovi software e società specializzate che possono essere delegate ad effettuare l'adempimento.

Ma tutto costa e quindi spesso chi, all'interno del confidi, prima si dedicava alle imprese e alle loro necessità di credito ora si dedica alle CO.B.I. Comunicazioni Burocratiche

Inutili.

Tutta retorica nel vecchio significato :

"elemento stilistico con cui si accresce l'efficacia di un discorso".

Adios

Luca (09/11/2010 17.08) n/a

@Gambatesa: l'eccesso di regolamentazione non riguarda soltanto il credito o i confidi, certo che la normativa di vigilanza sull'intermediazione bancaria e finanziaria è la più articolata. Ci vorrebbe una razionalizzazione, sono d'accordo, ma anche per le banche (ad esempio, troppe duplicazioni di fatto tra compliance, internal auditing, revisione contabile, legge 231, ecc.). Comunque, si sapeva che passare sotto la vigilanza di via Nazionale avrebbe portato in quel mondo. Se adesso costa molto adeguarsi e i fornitori di servizi sono cari, certo che è un problema, però non tutti pagano lo stesso: chi si è mosso prima e ha investito (a livello singolo o di gruppi di acquisto) ha imparato prima e riesce a contenere i costi.

Sulla difficoltà delle analisi: mah, nei recenti seminari sull'equilibrio gestionale abbiamo discusso un modello ridotto all'osso, e mi pare che fosse chiaro nelle sue applicazioni. Assicurare i rischi non è come vendere cioccolato un tanto al pezzo: si usano i modelli e la statistica dai tempi di Blaise Pascal e delle Vedove scozzesi. Quando i rischi sono esigui, non gestirli è OK, ma di questi tempi non si può fare a meno di valutarli.

Gigi (10/11/2010 15.31) n/a

L'eccesso di regolamentazione nasce dalla scarsità di profilo etico degli operatori (e della società nel suo intero). Si norma sulla carta quello che non è normato nella coscienza. Meno coscienza c'è più regole servono (e più inutili diventano oltre che oneroso farle rispettare, controllare, etc.).

L'unico scopo dell'operare economico sembra essere il profitto e in ragione di questo tutto è lecito tranne ciò che è normato. In realtà altre sono le motivazioni dell'uomo, e si legga Adam Smith se si vuole capire questo.

Ovvio che noi, confidologhi, ai confini tra banche (profit), confidi (no-profit), imprese (profit), viviamo queste contraddizioni come efficacemente Gambatesa ha illustrato. E su queste contraddizioni ci vive la politica e i regulators in generale, che vi trovano la loro ragione d'essere e i consulenti, che cercano (previa fattura) di dipanare la matassa.

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