La ricapitalizzazione di Confidi Mutualcredito (Pescara)

Wed 3 Nov 2010, 09.15 Stampa

Confidi Mutualcredito (Pescara), primo ed unico confidi 107 dell'Abruzzo, ha deliberato nell'assemblea dei soci svoltasi il 7 ottobre un piano di rafforzamento patrimoniale. Così lo presenta il comunicato dal sito del confidi:
Il contributo straordinario e le nuove quote di iscrizione saranno destinati a irrobustire il patrimonio della Cooperativa che è l’elemento fondamentale per svolgere e sviluppare l’attività di garanzia a beneficio delle imprese Abruzzesi e Molisane. Unitamente al contributo chiesto ai soci (circa 3 mln di Euro), i fondi provenienti dalla campagna di adesione soci (2 mln di Euro),la cooperativa ha richiesto altri 5 mln di Euro alle banche (di cui 3,25 mln già incassati) che hanno assunto il ruolo di Enti sostenitori (art. 16 statuto sociale).
Il contributo e le nuove quote di iscrizione saranno ampliamente compensati dai nuovi e importanti vantaggi che i soci ottengono a seguito della recente iscrizione di Mutualcredito nell’elenco speciale 107 della Banca d’Italia.
Dalla sezione FAQ (molto precisa) si apprende che il contributo per socio dipende dall'Importo della garanzia in essere presso Mutualcredito al 07/10/2010: fino a € 50.000 sono dovuti € 500; da € 50.000 a € 100.000 si devono versare € 1.000; da € 100.000 a 250.000 il contributo è di € 2.000; sopra € 250.000 si versa l'importo massimo di € 3.000. Anche i soci senza garanzie in essere sono tenuti a corrispondere un versamento di € 350. Pertanto l'incidenza sulle garanzie in essere varia intorno all'1-2%, molto di più per chi ha in essere piccole pratiche, di meno per chi ha esposizioni sopra i 250.000 euro (spero che siano poche).
Il contributo non è volontario: nelle FAQ si precisa che il socio dissenziente che non versa il richiesto rischia la revoca della garanzia e azioni coattive.
La notizia non è un fulmine a ciel sereno. Tutti i confidi prevedono meccanismi di supporto patrimoniale basati sulla mutualità, nelle forme della sottoscrizione di quote sociali, dei depositi cauzionali escutibili in caso di illiquidità o default, o dei fondi fideiussioni. Anche le casse rurali, prima della guerra, erano cooperative a responsabilità illimitata.
In passato avevo espresso scetticismo sul fatto che queste fonti fossero concretamente attivabili. Oggi è necessario attivarle in risposta alle pressioni congiunte della crescita dei volumi (e talora della concentrazione dei rischi), della crescita delle sofferenze, e - nel caso dei 107 - della crescita dei costi operativi combinata con lo scrutinio severo delle condizioni di solvibilità da parte della Vigilanza.
Non è un problema soltanto per il 107, lo è anche per i 106 che hanno spinto sulla crescita negli ultimi anni. Non lo è per il 106 "di comunità" che si sono mantenuti in un perimetro operativo di soci ben conosciuti, e hanno così preservato i loro tesoretti, non dovendo supportare né la crescita, né i rischi. Ci sono peraltro anche dei 106 piccoli in difficoltà, ma stanno fuori dai riflettori e possono risolvere i loro problemi in maniera "bonaria", specialmente se qualcuno mette una buona parola.
Nel settore confidi il problema (non solo in Abruzzo) è trovare fonti di capitale alternative agli aiuti pubblici: per 5 milioni che Mutualcredito intende raccogliere dai soci, vecchi e nuovi, aspetta di riceverne altrettanti dalle banche coinvolte come enti sostenitori.
Si tratta di azioni imposte da uno stato di necessità. Quando un ente di garanzia bussa alle porte di due classi di stakeholder chiedendo un apporto al patrimonio senza dare una contropartita immediata, deve promettere una contropartita futura. Quale sarà? Saranno conciliabili le aspettative dei soci e quelle delle banche? Cambierà il peso nella governance delle associazioni di settore, laddove sono presenti?
Coglierei l'occasione per portare alla ribalta la domanda "Qual è la ragion d'essere dei confidi, oggi?", e dare risposte nuove, propositive?
Aspettiamo le risposte. Ne enuncio due: Risposte possibili, ma prive di interesse (almeno per me).

Luca

Commenti precedenti:


Sapio (03/11/2010 11.20) n/a

Chiedono un contributo obbligatorio ai soggetti garantiti: 500 E per garanzie in essere fino a 50.000 E, quindi un soggetto con garanzie in essere per 10.000 E, deve il 5% della sua esposizione come contributo obbligatorio? E persino i soci senza garanzie in essere devono 350 E! Non commento!

Chi sono poi i soci (banche) sostenitori? Che interesse hanno le banche a ricapitalizzare un Confidi che poi le garantisce? Si garantiscono da sole? Ma queste banche hanno idea che questo è un non senso economico?

jaures (03/11/2010 11.33) n/a

tema molto delicato questo, tuttavia non nuovo, formalmente. Intanto, come giustamente rilevi caro Luca vi possono essere:

1) i depositi cauzionali infruttiferi: dall'1% al 2% dell'importo del finanziamento (ma in passato, anche il 5% con un "cap" in valore assoluto). Questi però sono a presidio della singola esposizione e non del monte esposizioni totale.

2) il vecchio monte fidejussioni a favore del confidi: mi ricordo, fino al 10% dell'esposizione della singola ditta con il confidi.

Ad ogni modo, quando si arriva a questo punto: 2 passi indietro, qualcosa non quadra. Altro che 107....turnaround with downsizing caro Luca!!

Luca (03/11/2010 11.43) n/a

@Sapio: a quanto sento in giro, le banche ci stanno a mantenere i confidi nella filiera, oggi più di ieri. Capitalizzare i confidi è un non senso per il risk management (se il confidi non aggiunge valore alla conoscenza e al controllo dei rischi, potrebbe aiutare anche lì, senza dimenticare che il confidi mette a fattor comune altre risorse patrimoniali, chieste alle stesse aziende). Però ha un senso commerciale e relazionale. Non è scontato che gli interessi delle banche convergano con quelli delle aziende.

@Jaures: turnaround significa cambiare modello operativo, prendersi meno rischi e fare cose diverse da oggi soprattutto come servizi. Se ho inteso bene su questo punto la pensi come Sapio ... Beh, anche questa strategia non è una passeggiata, anzi, forse è più facile andare in giro a chiedere soldi.

Sapio (03/11/2010 18.44) n/a

@ Luca: ma non è più logico che le banche paghino ai Confidi la singola intermediazione invece che versare loro un forfait a fondo perduto (capitale)senza sapere se e come lo recupereranno?

Luca (03/11/2010 18.53) n/a

@Sapio: alcuni confidi, se non ricapitalizzano, chiudono. Le banche li aiutano a stare in gioco.

Sapio (03/11/2010 20.38) n/a

Luca, lo hai dimostrato tu! La ricapitalizzazione sposta nel tempo il problema di trovare un equilibrio gestionale, ma non lo risolve. Fra poco saremo da capo a dodici: o i Confidi si fanno pagare il rischio ma perdono i clienti (salvo che lavorino con le microaziende o distribuiscano aiuti in forma di garanzia) perché i loro servizi sono troppo cari, oppure periodicamente hanno bisogno di trasfusioni di sangue-capitale comunque a nostro carico. Usque tandem ........ abuteris tascae(!?) nostrae!

Delfi (03/11/2010 21.16) n/a

Presto sapio molto presto....

Gigi (03/11/2010 22.04) n/a

L'equilibrio gestionale dei confidi non può prescindere dal pubblico. Se non ci sono soldi pubblici i confidi prima o poi chiudono tutti e su questo non ci piove. L'importante è che siano gestiti efficientemente e non discrezionalmente (aiutando solo gli amici degli amici -> confidi di relazione!) Ha fatto bene Mutualcredito a chiedere i soldi ai soci. Oltre che il pubblico e i soci chi altri potrebbe intervenire? Un soggetto potrebbero essere le fondazioni ex casse di risparmio che si proclamano vicine al territorio ma non hanno mai sganciato un euro per i confidi. O mi sbaglio?

Dodona (03/11/2010 22.18) n/a

@ gigi: Magari confidi di secondo livello oppure un'ati / trust misto confidi/altro soggetto che decidano di sostenere alcuni confidi in particolare, attraverso rigorose procedure di valutazione/selezione...

Sapio (04/11/2010 03.46) n/a

Gigi, le fondazioni che vogliono essere vicine al territorio si accontentano di ROE più bassi. Non hanno bisogno di dar soldi ai Confidi, che non controllano e che potrebbero far cattivo uso di quei soldi.

Mtualcredito chiede soldi alle Banche. Queste ultime come sono da considerare? Pubblico o soci?

Sapio (04/11/2010 03.54) n/a

Luca, sopra dici "Tutti i confidi prevedono meccanismi di supporto patrimoniale basati sulla mutualità, nelle forme della sottoscrizione di quote sociali, dei depositi cauzionali escutibili in caso di illiquidità o default, o dei fondi fideiussioni".

E' vero ma sono forme di contribuzione ex ante. Stavolta invece sono contributi obbligatori ex post. Mick&Gabri che ne dicono?

Una analoga richiesta fu avanzata da Unionfidi Piemonte. Come è andata a finire? Contenziosi?

Gigi (04/11/2010 07.47) n/a

Le banche faranno quello che conviene loro e forse per tenere la relazione e sperare che sia privilegiata faranno qualche apporto. Ma non è loro compito istituzionale ed economicamente è un rapporto incestuoso. Ma si sa, ormai sono caduti tutti i tabù, e ormai non c'è più alcuna decenza. Né nel pubblico, né nel privato.

@ Dodona

Dall'ATI/TRUST all'ANTI-TRUST il passo è breve.

Dario (04/11/2010 17.01)

Mi trovo a condividere i dubbi di Sapio sulla obbligatorietà del contributo fissato dopo la delibera e la erogazione. La mia riflessione, che probabilmente non ha fondamento giuridico, gira intorno a quanto un socio di una simile cooperativa (altre 6.000 soci, assemblee senza quorum costitutivi, verbali che non dichiarano quanti soci sono presenti in assemblea) sia effettivmente socio piuttosto che cliente. Il Socio vero, partecipante, può ben accettare anche un contributo ex post, un cliente no!

Incuriosito poi di capire il perchè un Confidi che ha appena annunciato, felice, l'iscrizione al 107 si trovi nella necessità di ricapitalizzare mi sono arreso di fronte alla mia incapacità di rintracciare sul sito i bilanci.

Sarebbero stati ottimi strumenti per valutare se la ricapitalizzazione è figlia della contingenza del periodo, di una politica espansiva, di una carenza preesistente. Strumenti utili oltre che per i curiosi come me anche, e soprattutto, per i soci che hanno o avrebbero dovuto adottare la delibera.

Conte Mascetti (04/11/2010 17.33) n/a

Repetita Juve?

Sapio (04/11/2010 17.41) n/a

Anch'io sono rimasto incuriosito dal fatto che venga annunciata una ricapitalizzazione all'indomani dell' ottenuto 107. Ma BdI concede il 107 sulle promesse ?

Oracolo (04/11/2010 18.39) n/a

Alle volte anche sulle speranze...

excelsus (04/11/2010 19.45) n/a

10 e lode alla battuta di Oracolo!

Sapio (04/11/2010 19.53) n/a

Oracolo ed Excelsus, grazie delle battute ma che ne pensate? Tutto molto strano e misterioso (niente bilanci etc.). Come è finita l'analoga iniziativa di Unionfidi Piemonte che ha richiesto il contributo via RID (come fosse una bolletta)?

excelsus (04/11/2010 20.00) n/a

@sapio ... se un Confidi è costretto ad assumere misure draconiane come questa vuol dire che è alla frutta...

Sapio (04/11/2010 20.51) n/a

Ma se è appena diventato 107? Allora BdI concede questo 107 senza particolari approfondimenti? Non è una buona notizia neanche per gli altri!

Luca (05/11/2010 10.35) n/a

Amici, grazie dei contributi. Vorrei però che si mettesse al centro la validità del piano di rafforzamento del confidi, non gli errori ed omissioni passati. Concordo con Dario ha ragione nello stigmatizzare la scarsità di informazioni pubbliche di Mutualcredito.

Quanto a Banca d'Italia, ha sempre detto che l'impatto della vigilanza sui confidi 107 lo potremo apprezzare dopo le prime ispezioni. La chance di iscriversi l'hanno avuta tutti o quasi, adesso comincia la sessione d'esame vera.

Nic&Gabri (05/11/2010 22.43)

Lo statuto di Mutualcredito, come pure quelli di tanti altri confidi, prevede che i soci hanno l'obbligo:

Articolo 9

lett d. a corrispondere, in proporzione agli affidamenti concessi e/o in essere, nuove somme di denaro alla Società a titolo di contributo e/o quote di capitale, al fine di consentire alla Societàdi sviluppare/proseguire l■attività rispettando i requisiti patrimoniali minimi obbligatori previstidal D. Lgs. 1■ settembre 1993, n. 385 (TUB) e dalla normativa di vigilanza Banca d■Italia.

lett. e. versare nei casi di cui al comma 15 art.13 L326/2003 nuove somme di denaro a titolo di contributo e/o quote di capitale in misura tale da ridurre la eventuale perdita a meno di un

terzo o, in qualità di intermediario finanziario ex art. 107 TUB, a ridurre la eventuale perdita in misura tale da garantire alla società il rispetto dei requisiti patrimoniali obbligatori previsti dalla normativa di vigilanza Banca d■Italia.

Le normative lo consentono; i notai pure.

Steve (06/11/2010 08.20) n/a

Di che caso si tratta per mutualcr.: della lettera d) o e) ?

Sapio (06/11/2010 08.45) n/a

@Nick&Gabri, quindi in pratica i soci dei Confidi hanno firmato una cambiale in bianco a favore di questi ultimi! Andiamo bene!

E l'obbligo (sottolineo obbligo) di contribuire persino per consentirgli di sviluppare l'attività!

I soci delle spa hanno la facoltà (e non l'obbligo) di sottoscrivere l'aumento di capitale.

Luca (06/11/2010 12.36) n/a

@Sapio: queste clausole fanno parte della storia della cooperazione. Sono state rivedute e corrette in occasione del passaggio a 107.

In Basilea 3 si vogliono incentivare le forme di contingent capital, come le obbligazioni convertibili in azioni in caso di riduzione del capitale sotto una soglia di sicurezza. I soci dei confidi hanno sottoscritto una passività potenziale del genere. Sono stati correttamente informati? Lo chiedo ai confidi che le hanno introdotte.

Certo che sono clausole delicatissime: se una minoranza organizzata e amante del rischio cattura il confidi, poi va a presentare il conto alla maggioranza silenziosa dei soci, con il diritto dalla sua parte. Secondo me finisce a botte.

Nic&Gabri (06/11/2010 23.51)

Luca

quello che dici è giusto.

E' necessario mettere al centro il piano di risanamento dei confidi.

Non ci riferiamo a Mutualcredito; è una situazione che non conosciamo.

Ma quanto è difficile solo discutere di un piano di equilibrio gestionale, figuriamoci metterlo poi in pratica.

Nelle assemblee i soci dovrebbero però discutere di più di programmazione che gestire le emergenze e ripianare le perdite.

I confidi sono società e rilasciano garanzie ai soci; anche i soci si diano da fare....

Luca (07/11/2010 12.32) n/a

@Nic&Gabri: anch'io non mi riferivo a Mutualcredito quando parlavo di rischio botte.

bartolo mililli (07/11/2010 18.44) n/a

Ragazzi buonasera. Attualmente ci vengono a mancare due leve importanti per portare reddito al confidi e quindi farne crescere le riserve (attraverso gli utili di fine anno): 1) la redditività dell'area finanza 2) la redditività derivante da retrocessioni commerciali da parte delle banche. Rispetto alla prima questione secondo voi sarebbe possibile (se ci fosse la volontà politica)per lo Stato emettere dei BOT CONFIDI con remunerazione alta (es. 4%) in modo che l'area finanza apportasse più risorse? Lo so che è un aiuto di stato ma si potrebbe notificare una legge alla UE che in un momento di crisi come questo potrebbe valutare favorevolmente. Il nostro confidi, per esempio, ha circa 27 mln di euro di liquidità che al momento è retribuita all'1% circa. In condizioni normali, con un bel 4% (ante crisi) si fa il bilancio, altro che aiuti pubblici. L'altro punto che ho toccato riguarda il fatto che le banche oggi si ritrovano pratiche confezionate e ben istruite dal confidi, con documenti pronti e possibilmente già caricate nei loro sistemi. E si trovano anche nuova clientela che i confidi canalizzano. Al nostro confidi, su 27 convenzioni bancarie, solo 2 ci pagano questi servizi, le altre banche fanno barricate. Su questa leva si può lavorare senz'altro e non ci sarebbe da chiedere contributi allo stato. Saluti.

Oracolo (08/11/2010 10.08) n/a

C'è troppa opacità in giro, e questo contrasta con il ruolo di soggetto vigilato. D'altronde le cattive abitudini son dure a morire.

Sospendo il giudizio e attendo i risultati della prima ispezione Banca d'Italia sul fortunato 107.

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