Convegno Roma-Sapienza sui confidi: la cronaca (2)

Fri 15 Oct 2010, 12.18 Stampa

[continua dal post precedente] Il panel del pomeriggio è stato aperto da Andrea Giotti (DG, Eurofidi), che si è soffermato sul pricing di equilibrio della garanzia nel contesto attuale di PD elevata.
Più di tante parole dicono i numeri che ha portato come esempio: il costo annuo di una garanzia personale 107 in assenza di aiuti è stato quantificato nel 15,2%, di cui 2,2% incidenza dei costi operativi, 5% di perdita attesa, 8% di assorbimento patrimoniale congruo; con la controgaranzia al 90% del Fondo centrale il costo annuo scende al 4,5%, composto dal 3,2% di costi operativi (maggiorati dagli oneri di gestione della contro-garanzia), 0,5% di perdita attesa e 0,8% di assorbimento patrimoniale. Giotti mi ha confermato le chiavi di lettura del foglio informativo Eurofidi che avevo avanzato qui: l'assorbimento patrimoniale entra direttamente nel costo della garanzia, nel senso che in assenza di trasferimento del rischio l'impresa deve metterci anche il patrimonio aggiuntivo che serve al confidi per coprire la nuova esposizione (nei modelli di pricing canonici entra la remunerazione annua del capitale, non tutto il caitale). Quindi, di fatto, l'apporto di capitale pubblico o la controgaranzia a ponderazione zero sono condizioni necessarie per far lavorare i confidi. Sono rimasto un po' così: questi numeri, mi pare, danno ragione ai fans dalla garanzia diretta. Perché serve un confidi? Perché la banca spenderebbe (e farebbe pagare) più del 3,2% per gestire la pratica con MCC?
Ferruccio Vannucci (DG, Artigiancredito Toscano) ha raccontato l'esperienza dei primi 18 mesi da 107. Vannucci ha parlato di conto economico "sotto assedio". I tassi di default di ACT sono saliti dall'1,15% del 2006 all'1,72% del 2009, ma restano inferiori alle medie di sistema per il retail (Banca d'Italia a livello nazionale ha registrato l'inverso, cioè qualità doppiamente peggiore per il credito garantito). Per difendere l'economicità, non serve aumentare le commissioni (attira aziende più fragili), né aumentare i volumi (brucia i margini di capitale libero): si deve puntare ad arricchire e diversificare i servizi e a contenere il costo del personale. Per questo è bene che i confidi siano guidati da un management forte e autonomo rispetto alle istanze locali delle associazioni sponsor.
Gianni Triolo (AD Commerfin) ha illustrato i caratteri unici del suo confidi di 2° grado ex Legge Bersani, lamentando un vulnus inferto da Basilea: come è noto, le filiere di garanzia a due livelli sono disincentivate perché le contro-garanzie 107 di garanzie 106 non sono eleggibili. In questo contesto Commerfin sta delineando le sue strategie future di 107 di secondo grado (ha presentato quest'anno domanda di iscrizione).
Bartolo Mililli (AD Confeserfidi Scicli) ha parlato soprattutto di distribuzione e consulenza. La rete di agenti e le filiali di Confeserfidi offrono alle aziende un'assistenza di base per la gestione dei rapporti bancari. Inoltre fanno uso di un modello del TAEG di filiera per dimostrare i benefici netti della garanzia (assistita dal contributo regionale sul tasso). Bartolo vorrebbe anche far piccoli prestiti per cassa (fino a 30.000 euro), ma su questo deve convincere la Vigilanza, che invita alla prudenza.
Dino Barranu (DG Finsardegna) ha testimoniato le difficoltà finanziarie e i problemi occupazionali delle piccole imprese sarde, con tassi di default a due cifre in alcuni settori (come le costruzioni). Finsardegna (che come ACT è 107 dal 2009 e opera a livello regionale) ha rinsaldato e qualificato i rapporti con le imprese, cercando una sintonia altrettanto stretta con le banche, per cogliere in tempo i segnali di disagio e intervenire prontamente, anche in forme inedite, come le garanzie sul precontenzioso (ovvero, con intervento ai primi arretrati) e le garanzie sui piani di rientro concordati con l'Agenzia delle entrate (il 25% dell'operatività).
Ha chiuso i lavori Rodolfo Ortolani (DG, Unicredit Banca) che ha sottolineato l'impegno del suo gruppo a sostegno della continuità aziendale delle piccole imprese, non senza sacrifici in conto economico. Mi è piaciuto il suo invito finale ad ascoltare le "urla da futuro" che provengono dai giovani (penso di avere figli in età simile), e a darsi da pare pensando soprattutto a loro.
Il convegno è stato molto ricco. Per iniziative future sarebbe bene dare più spazio alle testimonianze dalla prima linea, perché lì si ha la conoscenza genuina, originale, della realtà e dei suoi problemi.

Luca
PS: Trovate qui le slide di tutti gli interventi.

Commenti precedenti:


Sapio (15/10/2010 13.54) n/a

Ho notato anch'io, nell'intervento di Giotti, Eurofidi, quell'asssorbimento dell'8% traslato seccamente nel pricing. Secondo me è un errore che porta a risultati insostenibili. Un saggio seduto accanto a me ha ipotizzato fosse stato fatto scientemente per battere cassa.

Luca (15/10/2010 15.29) n/a

Penso abbia ragione il tuo vicino di banco. Eurofidi ha degli ottimi ingegneri finanziari, conoscono perfettamente le formule di pricing risk adjusted. Però, come ho scritto nel post, l'appello potrebbe trasformarsi in un autogol: perché pagare a un confidi il 3,2% di costi operativi e scaricare sul fondo il 4,5% di perdita attesa e i 9/10 delle eventuali perdite inattese? A questo punto la banca va direttamente al Fondo centrale, potrebbe persino caricare fino al 3,2% (pesato per la quota garantita) sul tasso e il cliente non ci perderebbe nulla.

Gigi (15/10/2010 15.38) n/a

Finché ci sono pesci che abboccano si pesca.....

Sapio (15/10/2010 16.09) n/a

Un'altra cosa ha detto Giotti circa l'ipotizzato numero finale di 107, 45 soggetti in tutta Italia. Secondo lui sono troppi. E secondo me ha ragione. Il fatto è che il mondo dei Confidi si sta dividendo fra national player e local player. Eurofidi, fra l'altro, prima o poi riuscirà a farsi dar ragione sui Formigoni bond (che dovrebbero aiutare tutti i Confidi operanti sul territorio, anche se provenienti da un'altra regione, e non solo i locali). E questo spazzerà via i Confidi medio-piccoli. Ho parlato con il collega del Veneto è mi ha detto che stanno cominciando a capire che l'unica forma agevolativa fattibile è la trasposizione su base regionale del FCG.

Luca (15/10/2010 16.54) n/a

@Tom: ecco quanto riportato nel bilancio semestrale Intesa Sanpaolo al 30/6:

"il Gruppo ha ottenuto l'autorizzazione da parte dell'Organo di Vigilanza all'utilizzo del metodo IRB Foundation per il segmento Corporate su un primo perimetro di società [... dal] 31 dicembre 2008.

[...]

Nel corso del 2008 erano stati implementati i modelli di rating e i processi creditizi per i segmenti SME Retail (piccole e medie imprese) e Retail (Mutui residenziali) e nel 2009 è stato completato lo sviluppo del modello di LGD (Loss Given Default). A partire dalla segnalazione al 30 giugno 2010, il Gruppo è stato autorizzato da Banca d'Italia all'utilizzo del metodo IRB per il segmento Mutui Retail, mentre entro la fine dell'anno e nel corso del 2011, rispettivamente, è previsto l'inoltro dell'istanza di validazione dei metodi IRB avanzato per il segmento Corporate e IRB per il segmento SME Retail.

Lo sviluppo dei modelli di rating relativi agli altri segmenti e l'estensione del perimetro societario, ambito della loro applicazione, procedono secondo un piano progressivo di adozione dei metodi avanzati presentato all'Organo di Vigilanza."

A quanto pare non sono ancora sotto IRB le esposizioni verso banche e assimilati. Ne concluderei che i rating confidi di Intesa Sanpaolo sono ad uso gestionale, ma non regolamentare.

Gambatesa (15/10/2010 19.46) n/a

Fantastico quanto l'intervento di Ferruccio Vannucci (DG, Artigiancredito Toscano) .

Ha raccontato l'esperienza dei primi 18 mesi da 107. Vannucci ha parlato di conto economico "sotto assedio". I tassi di default di ACT sono saliti dall'1,15% del 2006 all'1,72% del 2009, ma restano inferiori alle medie di sistema per il retail (Banca d'Italia a livello nazionale ha registrato l'inverso, cioè qualità doppiamente peggiore per il credito garantito). Per difendere l'economicità, non serve aumentare le commissioni (attira aziende più fragili), né aumentare i volumi (brucia i margini di capitale libero): si deve puntare ad arricchire e diversificare i servizi e a contenere il costo del personale. Per questo è bene che i confidi siano guidati da un management forte e autonomo rispetto alle istanze locali delle associazioni sponsor.

Justice boomerang !

Sapio (15/10/2010 20.52) n/a

Verrebbe da dire che i pesci-Confidi si sono volontariamente gettati nel laghetto 107 ma ora che l'acqua si rivela scarsa si dibattono alla ricerca di una soluzione (attività alternative, diversificare i servizi etc) ma ......

Luca (16/10/2010 16.16) n/a

@Gambatesa: sei d'accordo con Vannucci o metti tra le righe qualche pensiero laterale che non riesco a cogliere? Justice boomerang: chi ha lanciato il boomerang? Chi è la Giustizia?

Scusa, ma noi montanari trentini siamo un po' gnucchi.

Gambatesa (16/10/2010 18.26) n/a

Sono d'accordo con Vannucci .

Il Boomerang lo hanno lanciato le Associazioni di Categoria .

Il Boomerang è una strategia di Business che doveva "servire" alle associazioni ma che, fisiologicamente, non è gestibile dalle stesse a loro piacimento e intreccio "extracontabile".

La giustizia è l'inizio delle prime "crepe" di un sistema che prevedeva meno di venti "107" in tutt'Italia ( lo disse un autorevole dirigente di BI nel 2007) e che invece ne sta' generando almeno il doppio.

Il pensiero laterale è incardinato sul conto economico "sotto assedio" .

Ma è molto laterale , diciamo che è un

lungolinea !

IAS o non IAS!

Luca (16/10/2010 18.53) n/a

Adesso ho capito meglio. Però ormai è fatta. E le Associazioni dovranno prepararsi a cambiare registro non soltanto sulla governance confidi, ma anche su altri fronti (rappresentanza, servizi di consulenza, coordinamento con altre associazioni, ecc.).

E' una rinascita (speriamo).

GIgi (10/16/2010 08:52 PM) n/a

Eurofidi avrà anche degli ottimi ingegneri finanziari ma chi fa i conti così non è neanche geometra (con rispetto per tutta la categoria). Se il costo annuo di una fidejussione (che è un credito di firma e non di cassa) arriva al 15,2% o la somma non fa il totale oppure le componenti elencate sono numeri pseudo casuali generati da un modello montecarlo che gli avanzavano su un foglio di brutta copia. Sommare l'assorbimento di capitale ai costi operativi e a tutti gli altri è come dire al cliente: ehi pirla, dammi il capitale da mettere a presidio per il rischio del prestito che ti sto garantendo. Non solo, dire che è il 15,2% all'anno vuol dire che per i prestiti pluriennali deve essere versato ogni anno!!! Beh, scusate, son capace anch'io di fare un confidi in questo modo. Se poi c'è la controgaranzia del 90% (in lettere novanta per cento ovvero cento per cento meno dieci per cento!!!!!!!!) allora la garanzia mi costa solo (SOLO!!!!!) 4,5%? Alla facciaccia della professionalità di cui Eurofidi si vanta. Non ci posso credere: secondo me Giotti si è spiegato male o io non ho capito un bel niente.

Qualcuno mi illumini....

Gigi (10/16/2010 09:00 PM) n/a

Su IntesaSanPaolo: se è vero che non ha un modello di rating valido ai fini regolamentari vuol dire che l'affermazione fatta in pubblico sugli assorbimenti di capitale non è vera.

E poi banchieri si stupiscono se le banche hanno la stessa reputazione della classe politica.....

Gigi, pardon, Luca (16/10/2010 23.56) n/a

Una banca può usare un rating interno a fini gestionali (pricing, accantonamenti, performance Risk adjusted) anche se non è applicato a fini di Basilea. Penso che sua questo il ca di Intesa San Paolo.

PS inserendo il commento dal telefonino mi è scappato il nome Gigi, in realtà sono Luca

Gigi (17/10/2010 00.11) n/a

Disambiguazione: il Gigi delle 23.56 non è il vero Gigi. Si firmi come Gigi2 o Gigi_qualcos'altro, prego.

Sapio (17/10/2010 08.34) n/a

Caro Gigi (quello vero), sono pefettamente d'accordo con te, infatti sono convinto che Giotti si sia sbagliato.

Un'altra cosa su cui spesso c'è ambiguità è nella % di intervento del FCG. Nel Nord è il 90% del 60%, quindi alla fine il FCG garantisce il 54%, il confidi il 6% (con ponderazione 20% se 107 o 100% se 106) e la banca resta a rischio pieno sul 40%. Il TAEG del finanziamento, per il cliente, è la media ponderata delle tre frazioni. E' su questo TAEG ponderato che il cliente deve fare i suoi conti di convenienza. Certo con quelle commissioni, se vere, la convenienza, se c'è, è piccolissima.

Luca (17/10/2010 14.50) n/a

Amici, il DG di Eurofidi non si è sbagliato. Provate a leggere il foglio informativo trovate le stesse cose.

Sapio (17/10/2010 15.39) n/a

Luca, Giotti non si sarà sbagliato sul 3,2% di costo operativo (comunque eccessivo), ma sull'8% di assorbimento direttamente traslato sul tasso è inaudito. Proprio nel senso che non si era mai sentito prima. Allora le banche che non lo fanno regalano i propri soldi? Esse hanno ingegneri finanziari incapaci? Boh!

Dodona (17/10/2010 16.02) n/a

E' evidente l'esosita ' del costo, soprattutto considerando che, a quanto pare, non e' minimamente differenziato per rating. A parte considerare 'etico' chiedere il capitale direttamente all'impresa, tuttavia questo fa pensare all'economicita' '" dell'esercizio dell'attività di rilascio di garanzia, e questo vale anche per tutti gli altri confidi: c'è spazio per il rilascio di garanzia??? Il famoso ombrello di sapio....

Nel caso poi di EF c'è anche il rischio di selezione avversa.... e dunque l'eventualità di importare bulimicamente rischi per mantenere la copertura patr. in un circolo sempre più pericoloso. Chissà dove condurrà tutto ciò ....

Gigi (17/10/2010 16.45) n/a

Se è tutto vero faremmo opera pia ad urlare ai quattro venti "lontano da Eurofidi"!

A questo punto non resta che intimare: "Radamès, discolpati!", e in caso di silenzio allertare la stampa. Non sarebbe servizio pubblico? Certo non staremmo simpatici a Ef ma alle migliaia di aziende associate faremmo un favore (e anche a qualche confidi concorrente).

Sapio (17/10/2010 17.42) n/a

Io continuo ad avere un dubbio. Non è che sono conti "ad usum politicum"? Di fatto non applicano quei tassi ma tassi inferiori e pretendono riconoscenza (non dovuta) dai clienti e dai politici?

Luca (17/10/2010 23.50) n/a

Gigi e Sapio: non drammatizziamo! Se operasse senza controgaranzia del Fondo, Eurofidi chiederebbe la copertura dei costi di struttura e della perdita attesa come commissione, più una sottoscrizione di capitale dell'8%. E' quello che dice il foglio informativo ex normativa sulla trasparenza. Ma a quei costi, chi potrebbe operare? Nessuno. Allora, si opera soltanto con la controgaranzia. Eurofidi è il maggior fruitore ed Fondo centrale.

Gigi (17/10/2010 23.59) n/a

Allora Luca mi stai dicendo che se Eurofidi fa delle commissioni appena potabili per le aziende è solo (e sottolineo solo) perché c'è il fondo centrale che presta la controgaranzia che in quanto prestata dallo stato è pagata da Gigi con le sue tasse.... e qualcun altro, Luca, Sapio, Dodona, etc.

Ah, se è così stanotte dormo già meglio....

Sapio (18/10/2010 07.33) n/a

Luca, ma se i conti di Giotti sono corretti e noi sbagliamo, allora non c'è più posto in Italia per i Confidi che operano senza gli aiuti dello stato veicolati dal FCG.

Tom (18/10/2010 08.59) n/a

@ Luca, grazie della risposta sul rating Intesa Sanpaolo. Conincide con le mie informazioni, avrebbero dovuto specificare la differenza tra rating gestionale e regolamentare.

Luca (18/10/2010 09.02) n/a

Con i tassi di default di alcuni settori o regioni fare garanzie non cappate e non agevolate a prezzi sostenibili è utopia. Da mesi constato che il prodotto "garanzia a prima richiesta" vive soltanto se dietro c'è il Fondo centrale, salvo rare eccezioni (se ne conoscete, segnalatele cortesemente, ne parlo volentieri).

Questo non vuol dire che non ci sia posto per i confidi, perché il bisogno di affiancamento nel rapporto con la banca è sempre vitale. Il confidi garantisce la quota di rischio che può permettersi (nel caso del Fondo centrale è il 10%, negli altri dipende dai fondi di cui ancora dispone, e dalla generosità - e dalla profondità delle tasche - dei suoi sponsor locali).

Però, Sapio, i confidi servono, devono cambiare, devono essere selezionati e valutati, ma servono sempre di più.

Oracolo (18/10/2010 10.44) n/a

Nel calcolo del costo della garanzia andrebbe sommato il costo del capitale immobilizzato, non il capitale immobilizzato.

E' un palese errore di calcolo. Mi sembra strano che sia stato fatto deliberatamente davanti ad un uditorio qualificato.

Luca (18/10/2010 11.20) n/a

Oracolo: lo ribadisco, non è un errore, semmai un'imprecisione terminologica. Nei fatti, Eurofidi chiede (a quanto dichiarato nei suoi fogli informativi) una sottoscrizione di capitale sociale all'erogazione di garanzia che copre il requisito patrimoniale originato dai nuovi volumi. Non è un costo, d'accordo, ma sono soldi che escono dalle casse dell'impresa, e non si sa se e quando ci tornano (tenendo conto anche dei vincoli che Basilea 3 porrà all'esercizio del recesso alla scadenza del rapporto di garanzia). Questo in assenza di controgaranzia. Se c'è la controgaranzia, il rischio di perdita inattesa lo copre lo Stato (al 90%) e si evita il salasso.

La questione non è accademica, qui il problema non è l'algoritmo, è che non ci sono altre fonti di capitale proprio per sostenere lo sviluppo delle erogazioni!

Claudio D'Auria (18/10/2010 11.41)

L'errore di Giotti era manifesto. L'8% di assorbimento di capitale non è un costo tout court, ma è un costo nella misura in cui non posso investire tali somme in strumenti più redditizi. Quindi è un costo opportunità, che può arrivare, a mio avviso, a un massimo del 2% per assorbimento e quindi a uno 0,16% di impatto sul costo della commissione.

Alla mia osservazione sul punto fatta a fine convegno, Giotti ha risposto (evidentemente seccato) che lui è prudente e quindi preferisce sbagliare i calcoli in eccesso piuttosto che in difetto.

A mio avviso i calcoli è opportuno farli bene sempre ed evitare di eccedere in entrambe le direzioni. Dire che il costo di equilibrio della garanzia è pari al 15% vuole dire fare terrorismo e far passare il messagio che solo i grandissimi confidi possono stare sul mercato.

Ho apprezzato molto di più la relazione di Vannucci che mi è parsa equilibrata (anche se tendente al pessimismo).

Penso anche io che 45 confidi 107 non possano reggere. Comunque, la stima condotta da me e altri in BI nel 2007 stimava 52 confidi 107, sarebbe interessante sapere quale alto dirigente lo stesso anno parlava della metà!!!.

Ma correttezza vorrebbe che qualsiasi calcolo per la costruzione di una ipotetica commissione di equilibrio partisse da dati corretti.

Gigi (18/10/2010 12.47) n/a

Da questa discussione emerge evidentissimo che la mission dei confidi non può escludere l'essere veicolo delle politiche pubbliche di sostegno al credito d'impresa. Chi pensa a confidi che, autonomamente, senza l'intervento pubblico, riescano a stare sul mercato delle garanzie e contemporaneamente in equilibrio gestionale pensa a confidi che al momento non esistono, e su questo aveva ragione, dimostrandolo analiticamente, Piatti nel suo libro di qualche anno fa.

Se ne faccia una ragione chi pensa che i confidi possano vivere di solo garanzie e a meno che non si trovino attività molto più redditizie con le quali sussidiare l'attività di garanzia, il ruolo del pubblico rimane intrinsecamente connaturato all'attività di questi soggetti.

Se non è così qualcuno me lo dimostri.

excelsus (18/10/2010 14.27) n/a

I patrimoni dei Confidi 107, TUTTI, non possono assolutamente garantire sul medio periodo (2/5 anni) importanti flussi di finanziamenti assistiti da garanzie ad assorbimento patrimoniale, siano esse Basilea 2 compliant o meno. Rammento infatti che la tradizione dei testi di convenzione adottata da molti confidi prevede il rilascio di garanzie sussidiarie ad assorbimento patrimoniale che per la loro natura giuridica non sono ovviamente eligibili.

L'intervento del FCG è quindi fondamentale ma non risolutivo per costruire un piano industriale di un Confidi 107 e stesso dicasi per la diversificazione del business.

Una possibile soluzione è la diversificazione delle forme tecniche prestate dai Confidi: tranched cover e garanzie sussidiarie segregate sui fondi rischi monetari. Questa soluzione l'abbiamo già concordata con il rinnovo delle Convenzioni con le Banche partner.

Dite la vostra:

Name *:
E-mail:
Comment *:

<HTML is not allowed>
Formatting: Basic formatting can be included like so:
[b]bold[/b] and [i]italic[/i]
Linking: Links cannot be included