L'antitrust eccepisce sull'affidamento di diretto ai confidi dei fondi pubblici di garanzia
Fri 3 Sep 2010, 19.09 Stampa
Un visitatore mi ha gentilmente inviato un documento dell'Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato dello scorso 19 luglio. Si tratta di una
segnalazione ai presidenti delle Regioni, a Unioncamere e ad alcune Camere di commercio in materia di "Criteri di affidamento dei contributi per i fondi di garanzia fidi". L'Autorità rileva alcune problematiche concorrenziali in relazione agli affidamenti diretti dei servizi di gestione dei fondi di garanzia e ai vincoli territoriali che costituiscono criteri di accesso ai predetti fondi.
L’affidamento diretto senza ricorrere a procedure ad evidenza pubblica dei servizi di gestione di fondi di garanzia e di altri servizi strumentali (il servizio di tesoreria, monitoraggio e sorveglianza del fondo di garanzia e servizi connessi) come fatto, ad esempio, dalla Regione Molise [Delibera della giunta regionale 11 maggio 2009, n. 542 che affida tali funzioni a FinMolise] non appare giustificato. Si rileva, infatti, che la procedura non risulta concorrenzialmente corretta perché mancano i presupposti essenziali per l’applicazione della disciplina eccezionale dell’in house providing.
L'autorità contesta inoltre i limiti per l'ammissione dei confidi alla gestione di fondi pubblici che privilegiano i soggetti con sede legale nel territorio di riferimento o quelli che hanno gli erogatori tra i loro soci o enti sostenitori. Se infatti è accettabile una restrizione basata sulla localizzazione delle imprese beneficiarie degli aiuti, non lo sarebbe quella che fa riferimento alla "località" degli intermediari, dato che - osserva l'Antitrust - ciò costituisce un limite ingiustificato che danneggia i confidi operanti su più ambiti territoriali.
Al fine di assicurare un pieno confronto competitivo, l’Autorità auspica, pertanto, che i servizi di gestione dei fondi per l’erogazione di garanzie (e servizi connessi) siano affidati mediante procedure ad evidenza pubblica e che i criteri per l’ammissione ai predetti fondi dei Confidi interessati non prevedano vincoli territoriali che possano pregiudicare l’accesso sul mercato geografico di riferimento di Confidi nuovi o attivi in altri territori.
Come molti sapranno, ci sono procedimenti amministrativi in corso avviati da confidi interregionali contro amministrazioni che hanno adottato misure del tipo segnalato dall'Autorità. Il documento di cui sopra prende chiaramente posizione nella contesa.
Che cosa accadrà? Le amministrazioni si adegueranno spontaneamente agli auspici dell'Autorità? I confidi minori (assolutamente locali) rischiano lo spiazzamento? O le cose andranno avanti come oggi, in modo variegato? Non è una dotta disquisizione di microeconomia. Le iniezioni di risorse pubbliche sono da qualche mese un rimedio salvavita per molti confidi, di tutte le dimensioni. Cambiarne le regole di distribuzione non sarà indolore.
Luca