L'antitrust eccepisce sull'affidamento di diretto ai confidi dei fondi pubblici di garanzia

Fri 3 Sep 2010, 19.09 Stampa

Un visitatore mi ha gentilmente inviato un documento dell'Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato dello scorso 19 luglio. Si tratta di una segnalazione ai presidenti delle Regioni, a Unioncamere e ad alcune Camere di commercio in materia di "Criteri di affidamento dei contributi per i fondi di garanzia fidi". L'Autorità rileva alcune problematiche concorrenziali in relazione agli affidamenti diretti dei servizi di gestione dei fondi di garanzia e ai vincoli territoriali che costituiscono criteri di accesso ai predetti fondi.
L’affidamento diretto senza ricorrere a procedure ad evidenza pubblica dei servizi di gestione di fondi di garanzia e di altri servizi strumentali (il servizio di tesoreria, monitoraggio e sorveglianza del fondo di garanzia e servizi connessi) come fatto, ad esempio, dalla Regione Molise [Delibera della giunta regionale 11 maggio 2009, n. 542 che affida tali funzioni a FinMolise] non appare giustificato. Si rileva, infatti, che la procedura non risulta concorrenzialmente corretta perché mancano i presupposti essenziali per l’applicazione della disciplina eccezionale dell’in house providing.
L'autorità contesta inoltre i limiti per l'ammissione dei confidi alla gestione di fondi pubblici che privilegiano i soggetti con sede legale nel territorio di riferimento o quelli che hanno gli erogatori tra i loro soci o enti sostenitori. Se infatti è accettabile una restrizione basata sulla localizzazione delle imprese beneficiarie degli aiuti, non lo sarebbe quella che fa riferimento alla "località" degli intermediari, dato che - osserva l'Antitrust - ciò costituisce un limite ingiustificato che danneggia i confidi operanti su più ambiti territoriali.
Al fine di assicurare un pieno confronto competitivo, l’Autorità auspica, pertanto, che i servizi di gestione dei fondi per l’erogazione di garanzie (e servizi connessi) siano affidati mediante procedure ad evidenza pubblica e che i criteri per l’ammissione ai predetti fondi dei Confidi interessati non prevedano vincoli territoriali che possano pregiudicare l’accesso sul mercato geografico di riferimento di Confidi nuovi o attivi in altri territori.
Come molti sapranno, ci sono procedimenti amministrativi in corso avviati da confidi interregionali contro amministrazioni che hanno adottato misure del tipo segnalato dall'Autorità. Il documento di cui sopra prende chiaramente posizione nella contesa.
Che cosa accadrà? Le amministrazioni si adegueranno spontaneamente agli auspici dell'Autorità? I confidi minori (assolutamente locali) rischiano lo spiazzamento? O le cose andranno avanti come oggi, in modo variegato? Non è una dotta disquisizione di microeconomia. Le iniezioni di risorse pubbliche sono da qualche mese un rimedio salvavita per molti confidi, di tutte le dimensioni. Cambiarne le regole di distribuzione non sarà indolore.
Luca

Commenti precedenti:


Sapio (03/09/2010 20.39) n/a

Il principio è giusto ma non può essere applicato in caso di contributi in conto patrimonio di vigilanza perché la regione Molise che contribuisse ad un Confidi Piemontese operante nel Molise agevolerebbe pure le imprese piemontesi.

Un sistema sarebbe la Tranched Cover inapplicabile per tante ragioni di cui si è già discusso.

Rimane la transposizione locale del modus operandi del FCG, cioè garanzie dirette della regione, amministrate da un Confidi controllatissimo dalla Regione stessa.

Prima o poi i ns amministratori locali, in verità non molto esperti di Basilea, si dovranno rassegnare. Quello di cui sopra è l'unico metodo eligibile!

Gigi (05/09/2010 12.35) n/a

"...non è una dotta disquisizione di microeconomia..."

Caro prof hai perfettamente ragione: è una questione politica, innanzitutto, che si scontra con principi concorrenziali ormai istituzionalizzati nel nostro ordinamento giuridico.

Le regioni cercano di destinare i fondi massimizzando il consenso e quindi aiutando le imprese locali (cosa che l'antitrust ritiene corretta) tramite i confidi locali (cosa che l'antitrust ritiene scorretta, perché ci si espone al rischio che, senza pubblica gara, i fondi non vengano utilizzati nel modo più efficiente.

Nulla di più chiaro e, a mio avviso, corretto.

In effetti, forse per gli amministratori locali, il modo più efficace ed efficiente per utilizzare i fondi pubblici sarebbe comprarsi direttamente i voti, ma questo, per ora, è ancora abbastanza illegale e non ha molto a che fare con il sostenimento dell'occupazione.

Rimane il metodo proposto da Sapio, o forse si potrebbe pensare a qualcos'altro, ovviamente eligible, altrimenti l'efficienza dove la mettiamo?

Tom (06/09/2010 09.44) n/a

@ Sapio, se vale il tuo ragionamento, condivisibile, non devono dare contributi a nessuno. Il punto è che l'Antitrust prende per vero ciò che dichiarano come giustificativo delle contribuzioni, aiutare le PMI locali. In realtà in diversi casi, non tutti, l'intento era esclusivamente aiutare confidi locali....!

Luca (06/09/2010 15.15)

@Tom: oggi gli aiuti pubblici servono in molti casi ad evitare il blocco dell'attività (o la chiusura) di un confidi. Se gli aiuti non basteranno, o saranno concentrati sui confidi più grandi, o più competitivi, o più solidi, ci sarà quindi una selezione nel sistema.

Non è detto che la selezione avvenga, dato che l'Antitrust auspica, ma sono le regioni e le camere di commercio a decidere cosa fare dei loro soldi, e potrebbero anche proseguire per la loro strada.

Il mercato della garanzia collettiva è pieno di interferenze e frizioni. E' arrivato il momento di riempire di contenuti parole come efficienza operativa e risposta ai bisogni delle imprese. La vera sfida sarebbe misurare i benefici netti per le imprese (costo e disponibilità del credito, qualità dell'assistenza e della relazione con la banca). Su questi obiettivi avrebbe senso far gareggiare i confidi, grandi e piccoli. Ma in questi tempi di emergenza è ancora più complicato.

Eppure senza dei modelli virtuosi a cui tendere si naviga nella nebbia.

Tom (09/06/2010 04:40 PM) n/a

@ Luca: concordo, si tratta solo di una segnalazione dell'Antitrust, continueranno a fare ciò che vogliono. Ma ripeto, la parte divertente è l'obiettivo dichiarato delle contribuzioni "aiutare le PMI", per questo motivo l'Antitrust segnala l'anomalia. Le PMI di una regione possono essere sostenute da qualunque confidi.

Nel sistema bancario tale "aiuto" ad una o poche banche sarebbe accettato di buon grado?

andrea bianchi (07/09/2010 13.53) n/a

carissimi, ben ritrovati

per quanto attiene a questo annoso problema rilevo che spesso i confidi applicano al rischio un prezzo inadeguato e ciò rende necessario integrare con risorse non derivanti dall'attività core i mezzi patrimoniali.

se riclassifichiamo a spread i rendimenti dei rischi assunti ci rendiamo conto del fatto che c'è troppo poco spazio per coprire il rischio la gestione e rivalutare il capitale per nuova attività.

sussistendo le migliori condizioni di buona gestione del confidi, è quindi possibile ammettere, quale chiave di lettura, che l'intervento di capitalizzazione dall'esterno in realtà corrisponda ad una sorta di sconto sul pricing fatto all'impresa.

e allora perchè non pensare ad istituzionalizzare questa prassi, qualora si ritenga utile la funzione del consorzio fidi.

integrare, sotto forma di abbattimento di un prezzo equilibrato della garanzia, il costo da far sostenere all'impresa da parte del pubblico che intende sostenere la garanzia quale strumento di politica economica.

facciamo i conti e vediamo quanto costa al pubblico.

ci sarebbe molto da riflettere sull'applicazione e soprattutto sul fronte di determinare una giusta quantificazione di prezzo equo della garanzia ma mi parrebbe utile approfondire il tema.

a presto.

Luca (07/09/2010 17.03) n/a

Bentornato Andrea. La strada che auspichi è quella del contributo in conto commissioni, che stiamo cercando di applicare in Trentino. Non è una novità rivoluzionaria: il credito agevolato, con il sistema dei tassi di riferimento, funziona(va) così.

Non mancano gli ostacoli, però.

Il pricing basato sul rischio può essere fatto sulle masse, dato il tasso di perdita storico o atteso, o sulle singole posizioni, dato il loro rating. Occorrono scelte filosofiche e tecniche, e sappiamo nello scenario di oggi quanto è difficile stimare dei valori medio-normali di default.

Altro problema: per tenere in piedi alcuni confidi oggi ci sono da coprire i costi di rischi presi e sotto prezzati ieri, l'altro ieri, e ancora più indietro. L'integrazione delle commissioni sul nuovo erogato deve essere accompagnata da un aiuto una tantum (speriamo) sul pregresso, a meno di accettare la chiusura di qualche confidi.

Comunque è utilissimo approfondire il tema.

Gigi (07/09/2010 19.03) n/a

"Occorrono scelte filosofiche e tecniche..."

Hai perfettamente ragione, Luca.

Quelle filosofiche dovrebbero dare la cornice per quelle tecniche. E' in questo che si inserisce l'antitrust. E' scorretto escludere i confidi di fuori regione se sono più efficienti nel sostenere le imprese della regione.

Insomma bisogna decidere se i soldi pubblici devono sostenere i confidi o le imprese. Se i confidi sono strumenti o fini dell'azione di politica economica regionale. Questa è la scelta filosofica di base. Per me la risposta è chiara, per cui la chiusura di qualche confidi, se porta ad una maggiore efficienza del sistema, è del tutto accettabile.

Capisco anche le lamentele dei vari presidenti, segretari, ma devono capire che un confidi non è un posto per piazzarci delle persone a guadagnare dei soldi a spese del pubblico. In Puglia, oltre all'inutile provincia di BAT (ma la città di BATman non era Gotham City?) ci sono 87 dei 673 confidi censiti oggi dall'UIF di Bankitalia (per fare un confronto la Lombardia, con un economia appena appena superiore a quella della Puglia ne ha 71).

Benvenga il contributo pubblico, a favore delle imprese però, non degli stipendifici.

Luca (07/09/2010 19.16) n/a

... caro Gigi, passando dalla filosofia alla parte tecnica, bisogna poi decidere le regole per mettere in graduatoria i confidi più o meno efficienti. E' meno facile di quello che sembra. Le procedure competitive potrebbero celare ancora un meccanismo di cooptazione - contrattazione che media tra pressioni locali ed extra-locali.

Senza dimenticare che oggi l'aiuto pubblico non è un incentivo a far miglior figura in un concorso di bellezza scintillante, ma una bombola di ossigeno per restare in piedi in una situazione post bombardamento.

E poi i confidi bisognosi di ossigeno non sono soltanto quelli micro che stanno dalla parti di Ettore Fieramosca.

Gigi (07/09/2010 19.39) n/a

E' difficile stabilire delle regole di efficienza, soprattutto se queste vanno a colpire qualcuno ed a favorire qualcun'altro. Per questo è bello dire: decide il mercato, perché deresponsabilizza. Entrare nel dettaglio delle procedure competitive significa entrare in un ginepraio con il rischio di non uscirne più.

Insomma decidere e stabilire regole sull'efficienza non è facile.

Stabilirle sull'inefficienza invece è sicuramente più facile. La mia tesi-provocazione sui confidi pugliesi (troppi rispetto all'economia e quindi, a mio avviso, per definizione inefficienti, prima ancora di andare a guardare i bilanci), ha il fine di far arrabbiare qualche amministratore di confidi pugliese per invitarlo a smentirmi. Visto il numero di confidi, questo blog dovrebbe pullulare di interventi di presidenti, direttori, dipendenti di questa splendida regione. Ci dicano loro se è efficiente il sistema confidi pugliese oppure no. Per me non lo è, ma se mi sbaglio ditemelo.....

(me la prendo con la Puglia, ma non è che il Molise stia meglio, dieci confidi per una regione che fa 6 mld di pil contro i 300 della Lombardia è tutto dire...., gli altri confronti fateli voi altrimenti sono sempre io il pignolo......)

ps

la Puglia ne fa 64 mld di euro di pil

pps (fonte wikipedia, dati un po' vecchi, 2005, ma l'ordine di grandezza è rappresentato

http://it.wikipedia.org/wiki/Regioni_dell%27Italia#Dati_economici)

Fabio Cutrera (08/09/2010 00.42) n/a

Ci sono anch'io e un caro saluto a Luca e agli amici del blog (non sono stato in ferie fino ad ora.... magari).

Concordo pienamente con le considerazioni del Professore (situazione post bombardamento ....., coprire i costi dei rischi presi ieri....).

Ci troviamo in una condizione mai vissuta prima con tassi di default insostenibili per molti. Dalla nascita dei Confidi sbaglio ma nulla di tutto ciò che stiamo vivendo il sistema non l'ha mai vissuto ? Le varie crisi congiunturali dei decenni scorsi hanno mai posto sotto stress in via generalizzata i Confidi tanto da poter dire oggi che non si è fatto tesoro delle esperienze passate ? Sbaglio o la contribuzione pubblica per decenni ha di fatto accresciuto i patrimoni dei Confidi senza "volatilizzarsi" nelle perdite ? Oggi l'impatto delle perdite fa apparire la contribuzione pubblica passata come inefficiente; fino a ieri difficile sostenere tale presunta inefficienza, visto che le risorse accrescevano i patrimoni e ciò pemetteva di assistere un consistente numero di imprese.

Chi ha letto in questi mesi i miei post sa che ho in più occasioni sostenuto che il cambiamento del contesto economico dai primi anni 2000 di fatto ha spiazzato molti Confidi, rimasti a valutare la solvibilità prospettica delle imprese con elementi non più adeguati. I moltiplicatori convenzionati per l'assunzione dei rischi rispetto alle disponiblità dei fondi monetari (il surrogato del coefficiente patrimoniale di oggi) con il senno di poi in molti casi erano ormai eccessivi rispetto ad un mutato contesto economico già pre crisi più selettivo, visto che i Confidi sono soggetti mono prodotto (rischio solo verso imprese e quasi totalmente chirografario, prevalentemente nei confronti di soggetti più fragili); figuriamoci con la crisi. Ciò a mio avviso varrà anche post crisi, dove un coefficiente patrimoniale del 6% per soggetti mono prodotto può forse essere adeguato in presenza di un un elevato frazionamento; diversamente, altre crisi potrebbero riproporre seri problematiche.

"Bollare" come inefficienti i Confidi oggi in difficoltà per un portafoglio eccessivamente deteriorato è facile, ma in via generalizzata a mio avviso semplicistico e ingiusto.

Bene fa l'Antitrust a pronunciarsi a riguardo delle modalità per l'individuazione di soggetti gestori dei fondi pubblici di garanzia. Cosa diversa è intervenire (e trovare il modo di farlo), per superare la situazione creatasi e costruire un sistema con nuove regole e adeguato rispetto agli scenari di oggi e futuri. Non mi preoccupa la possibile chiusura di qualche Confidi (pur grave in termini reputazionali per l'intero sistema, visto che le banche in Italia non si sono mai fatte fallire), ma un indebolimento generalizzato del sistema, dove anche quelli che restano (resistono), ne escono mutilati. In particolare il rischio è che un sistema provato patrimonialmente sia inadeguato rispetto alle necessità di oggi e di domani delle piccole e medie imprese (diverso per le micro/piccole imprese, che a mio avviso potranno continuare a trovare assistenza). Già oggi, finanziamenti che fino a ieri si riuscivano ad accompagnare (garantire), non trovano oggi Confidi disposti a garantirli (non parlo di finanziamenti di svariati milioni di Euro, ma di importo oltre i 500 mila Euro); è una realtà e ciò ci deve far riflettere. Se il problema fosse semplicemente riconducibile ad alcuni Confidi provati dalla crisi ed inefficienti che è bene che chiudano, tali imprese avrebbero assistenza da altri Confidi, anche originari di altre Regioni; da ciò che mi risultano non è però così.

Parini (08/09/2010 12.33)

Nel documento dell'antitrust manca ogni riferimento alle finalità di politica industriale locale che stanno alla base degli aiuti ai confidi, che si sovrappongono al principio generale di tutela della concorrenza tra i confidi.

I confidi, d'altra parte, non possono essere semplicemente considerati degli operatori di mercato (ed in quanto tali oggetto di interesse dell'antitrust) ma, considerato che mediamente almeno 2/3 del patrimonio è formato da apporti pubblici comulati, sono, di fatto, anche organismi strumentali delle politiche per il credito alle p.m.i. realizzate dagli enti pubblici sul territorio.

Pertanto, i bandi devono necessariamente tenere conto delle diverse caratteristiche dei confidi, ai fini della loro capacità di operare secondo gli specifici obiettivi di politica industriale locale a favore delle imprese (che sono il beneficiario finale, ancorchè indiretto, degli aiuti pubblici in discorso).

Gli enti hanno quindi il dovere di inserire nel bando criteri e vincoli di assegnazione dei fondi funzionali a tali obiettivi sulla base di un interesse pubblico prevalente, ancorchè, in astratto, discriminatori tra la diverse tipologie di confidi.

In particolare la capacità di rapporto con il territorio è, normalmente, fattore essenziale per il perseguimento degli obiettivi stessi.

Tale rapporto con il territorio si sostanza nella rete di relazioni con associazioni di categoria, banche locali, enti locali etc..

Ne consegue che la modalità ed intensità di partecipazione al confidi e di collaborazione con lo stesso da parte di queste realtà locali può rimanere, in questo senso, un ragionevole criterio di priorità.

Ovviamente, si tratta di un criterio da motivare in modo ragionevole e trasparente, e, soprattutto, da accompagnare con parametri minimi di efficienza/efficacia dei confidi locali, allo scopo di limitare la distorsività concorrenziale dell'aiuto.

D'altra parte i confidi "interregionali", che oggi lamentano una discriminazione rispetto agli aiuti locali godono ampiamente, a loro volta, di aiuti (per esempio il F.E.I.) e vantaggi non raggiungibili per i confidi di picole - medie dimensioni.

Tom (09/08/2010 12:48 PM) n/a

@ Parini: Quali sono i parametri discriminatori che applica il FEI?

excelsus (08/09/2010 14.44) n/a

Sotto un profilo normativo il documento dell'Antitrust è ineccepibile.

Sapio (08/09/2010 19.11) n/a

Anche la recente legge della Regione Abruzzo riserva i contributi solo ai Confidi Regionali:

http://www.consiglio.regione.abruzzo.it/affassweb/IX_Legislatura/leggi/2010/v047_03.asp

I Formigoni bond della Lombardia ricadono nella stessa specie?

Domanda agli esperti: la presa di posizione dell'antitrust che effetto giuridico può avere. E' solo una blanda raccomandazione non vincolante?

Luca (09/09/2010 05.46)

Un saluto di bentornato anche a Fabio. Quanto alla discussione sul "favor" verso i confidi locali, penso che dovrebbe essere ricompresa nel dibattito più ampio sui nuovi modelli di equilibrio gestionale dei confidi. Come argomenta bene Parini, le regioni cercano dei partner che veicolino azioni di politica creditizia, si tratta di capire chi e come può svolgere quella funzione (e con l'occasione riflettere sull'efficacia delle azioni di politica creditizia tradizionali, e magari pensarne di nuove.

Dodona (09/09/2010 09.54) n/a

@ parini: ottimo dove conclude con "ovviamente, si tratta di un criterio da motivare in modo ragionevole e trasparente, e, soprattutto, da accompagnare con parametri minimi di efficienza/efficacia dei confidi locali, allo scopo di limitare la distorsività concorrenziale dell'aiuto".

Proviamo a identificare in concreto quali sono questi parametri di efficienza/efficacia?

Perchè ho la sensazione che, d'accordo sulle premesse (confidi capaci di sviluppare la politica industriale delle regione), manchi poi il naturale prosieguo di verifica sul tale effettiva capacità.

Servono parametri chiari e tangibili, su cui misurare i Confidi, confrontandoli.

Cosa vuol dire avere "capacità di rapporto con il territorio", se poi non si sa da che parte cominciare a dimostrare numeri alla mano questo assunto?

Sapio (09/09/2010 10.22) n/a

Misuriamo l'effetto degli aiuti sul Taeg di filiera per le imprese e ne vedremo delle belle, o meglio delle brutte!

Tom (09/09/2010 10.27) n/a

@ Sapio: cosa intendi per effetto degli aiuti sul Taeg?

Sapio (09/09/2010 10.50) n/a

@ Tom, di quanto il Taeg di filiera gravante sulle imprese è attenuato dagli aiuti in forma di garanzia.

E inoltre, se paga Pantalone, come ci si assicura che gli aiuti siano distribuiti equamente e non agli amici degli amici?

Tom (09/09/2010 10.57) n/a

@ Sapio: a mio pare gli aiuti in forma di garanzia non attenuano minimamente il TAEG di filiera. Come ricordato da Luca in questo post, gli aiuti servono a coprire perdite relative al passato.

Sapio (09/09/2010 11.02) n/a

E allora saniamo il passato e mettiamoci una pietra sopra (liquidazione dei Confidi) e per il futuro pensiamo a qualcosa d'altro per aiutare le imprese.

Tom (09/09/2010 11.09) n/a

@ Sapio: su questo punto tu ed io abbiamo già dibattuto... Gli schemi di garanzia, all'estero, si basano su fondi pubblici. Quelli che si definiscono privati, in Europa, senza i fondi pubblici (contributi e controgaranzia) non sopravvivrebbero. Accettiamo il fatto che il confidi non permette una riduzione di tasso, bensì l'accesso al credito. Una vera riforma dei confidi, che io auspico, non ci sarà MAI....troppi interssi in ballo.

abruzzo (09/09/2010 16.59) n/a

Bella discussione. Molte critiche nei confronti dei Confidi, diverse ingiuste. Dei soprusi bancari nessuno ne parla. Mi riferisco al fondo centrale di garanzia che dovrebbe essere esclusivamente riservato ai Confidi, ma guarda caso è appannaggio anche del sistema bancario, grazie all'attività di lobby dell'ABI, che sempre ha opposto resistenza affinchè tali risorse fossero a disposizione solo dei Confidi. E allora? Di quali stipendifici parliamo? I dipendenti dei Confidi giornalmente sono sottoposti a continui aggiornamenti (sul campo, ovvero in trincea)per assistere le PMI (redazione di business plan, risclassificazione bilanci, ecc...) Forse gli stipendifici sono altrove.

Umbria (09/09/2010 17.06) n/a

Grande Abruzzo!! Sul regalo dei fondi 662 alle banche ormai siamo tutti daccordo: è ora di combattere a tutti i livelli affinchè il fondo vada solo a vantaggio delle imprese (confidi) e non delle banche.

Sapio (09/09/2010 18.15) n/a

Scusate ma perché il vantaggio per le imprese deve passare per i Confidi? Sono soldi pubblici no?! E allora vadano alle imprese senza intermediazioni, non ce n'è bisogno.

Quanto ai soprusi delle banche avete ragione: bisogna combatterli, non aggiungercene degli altri targati Confidi.

Sapio (09/09/2010 18.18) n/a

@ Tom. Si lo so, con te siamo d'accordo sull'impossibilità di una riforma. Ma il blog è letto da tanti responsabili di Confidi che per una volta interloquiscono con persone che non si uniscono al coro laudatorio ma pongono dei problemi reali, a vantaggio delle imprese. Chissà che un giorno ...

Tom (09/09/2010 18.21) n/a

@ Abruzzo: le singole regioni hanno la facoltà di far accedere al Fondo Centrale solo i Confidi o anche le banche.

Sapio (09/09/2010 18.31) n/a

E' vero. Toscana e Lazio non permettono alle loro imprese l'accesso diretto al Fondo. La cosa sarebbe dovuta al fatto che queste regioni avevano (?) un sistema di Confidi maturo. Ora passi per la Toscana, ma il Lazio, non ha neppure un 107 .... Ma via, un sistema maturo? E' la tessera del pane ai Confidi amici. Così è la vita.

Gigi (09/09/2010 19.52) n/a

@ Parini

La tua posizione merita un'analisi accurata perché credo rappresenti il pensiero di molti nel mondo dei confidi, pensiero che non condivido ma che di seguito ti rappresento cercando di argomentare perché non lo condivido.

1) Inizi con "Nel documento dell'antitrust manca ogni riferimento alle finalità di politica industriale locale che stanno alla base degli aiuti ai confidi, che si sovrappongono al principio generale di tutela della concorrenza tra i confidi."

In questa frase stabilisci apoditticamente una gerarchia tra la politica industriale locale e il principio di tutela della concorrenza. Beh' se mi permetti questa gerarchia è tutta da dimostrare. Nella tutela della concorrenza c'è il principio, supportato da decenni di teoria economica (se vuoi discutibile, ma non è questa la sede), che la concorrenza porti ad un utilizzo più efficiente delle risorse. La politica industriale locale o è organizzata con criteri di efficienza oppure è solo merce di scambio elettorale. Tertium non datur. Per cui vi è sì una gerarchia ma è di tipo fini-mezzi. La politica industriale è il fine e la concorrenza è il mezzo. L'antitrust si occupa proprio di questo. Si occupa del mezzo, dello strumento e se nel suo documento non fa riferimento alla politica industriale è perché è competenza di qualcun altro.

2)"I confidi, d'altra parte, non possono essere semplicemente considerati degli operatori di mercato (ed in quanto tali oggetto di interesse dell'antitrust) ma, considerato che mediamente almeno 2/3 del patrimonio è formato da apporti pubblici comulati, sono, di fatto, anche organismi strumentali delle politiche per il credito alle p.m.i. realizzate dagli enti pubblici sul territorio." Anche qui l'errore logico è dello stesso tipo. Vengono confusi i piani. E' corretto dire che i confidi sono strumenti di politica economica. E' scorretto sostenere che non debbano operare con logiche concorrenziali. Sono due piani diversi. I fini e i mezzi come al punto 1. Se poi a qualcuno va bene che i soldi pubblici, visto che sono pubblici, vengano spesi in maniera inefficiente, beh, permettimi di essere in totale disaccordo su questo. La politica italiana degli ultimi trent'anni ha fatto proprio questo. Visto che il debito pubblico è di tutti allora non è di nessuno, e i soldi si possono anche buttare. No! Visto che le tasse le pago anch'io, e ne pago anche troppe, mi piacerebbe che, almeno, venissero spese in maniera efficiente e non ad libitum dell'amministratore di turno.

3) "Gli enti hanno quindi il dovere di inserire nel bando criteri e vincoli di assegnazione dei fondi funzionali a tali obiettivi sulla base di un interesse pubblico prevalente, ancorchè, in astratto, discriminatori tra la diverse tipologie di confidi."

Giusto, giustissimo. Ma qual è l'interesse pubblico? Salvare le imprese, l'occupazione oppure i confidi? Se un confidi forestiero è in grado, perché meglio organizzato, di aiutare più imprese di quello del territorio è giusto discriminarlo? E poi non si tratta di discriminare in astratto, qui le discriminazioni sono concrete, altroché!

4) "In particolare la capacità di rapporto con il territorio è, normalmente, fattore essenziale per il perseguimento degli obiettivi stessi." Sì questo può essere vero, nella misura in cui però, la relazione sia con il territorio sia un elemento misurabile. Ma da quello che segue non sembra proprio: "Tale rapporto con il territorio si sostanza nella rete di relazioni con associazioni di categoria, banche locali, enti locali etc.." Ovvero se non conosci gli amici e gli amici degli amici non vai da nessuna parte. E' questo il rapporto con il territorio? "Ne consegue che la modalità ed intensità di partecipazione al confidi e di collaborazione con lo stesso da parte di queste realtà locali può rimanere, in questo senso, un ragionevole criterio di priorità." Ma allora diventa un criterio di efficienza....se serve ad aiutare più imprese.

5)"Ovviamente, si tratta di un criterio da motivare in modo ragionevole e trasparente, e, soprattutto, da accompagnare con parametri minimi di efficienza/efficacia dei confidi locali, allo scopo di limitare la distorsività concorrenziale dell'aiuto." Ma allora tutta sta pippa per dire che sei dei nostri...w la concorrenza, w l'antitrust evviva evviva.....

6)"D'altra parte i confidi "interregionali", che oggi lamentano una discriminazione rispetto agli aiuti locali godono ampiamente, a loro volta, di aiuti (per esempio il F.E.I.) e vantaggi non raggiungibili per i confidi di picole - medie dimensioni." ... che, appunto, vista la comprovata inefficienza farebbero bene a fondersi o a chiudere.... E ritorniamo a confondere i piani dei mezzi (la concorrenza per essere efficienti) con quello dei fini (la politica economica).

Caro Parini in conclusione mi pare che siamo tutti d'accordo sull'efficienza, tranne sul fatto che per te è più efficiente un confidi del territorio (a prescindere) per me invece bisogna misurarla questa benedetta efficienza, anche quella legata al territorio. Se non è misurabile è una balla per sostenere un semplice scambio politico sul territorio. Soldi contro voti. E visto che i soldi sono (anche) i miei preferirei che non funzionasse così.

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