Il voucher garanzia della provincia di Roma
Fri 2 Jul 2010, 08.59 Stampa
Sapio mi segnala che la provincia di Roma (vedi questa
pagina) ha deciso di aiutare le piccole e medie imprese del suo territorio con un contributo di 2.000 euro per azienda, spendibile per abbattere il costo di un finanziamento garantito. Lo stanziamento complessivo è di 2 milioni di euro.
La procedura di assegnazione è molto strutturata: sono stati pubblicati tre
avvisi pubblici, rivolti alle imprese, ai confidi e alle banche. Con procedure di registrazione online, la Provincia raccoglie le domande delle imprese e le richieste di accreditamento delle banche e dei confidi. Le prime 1000 imprese (in ordine di clic) in possesso dei requisiti soggettivi ricevono il contributo. A quel punto possono rivolgersi ad un confidi accreditato (nel frattempo) e avviare la domanda di finanziamento con garanzia presso una banca (pure accreditata). Il finanziamento può avere finalità molto ampie, e precisamente: consentire l'aumento del capitale, consolidare l'indebitamento, pagare tredicesime e quattordicesime mensilità ai lavoratori, realizzare investimenti in innovazione tecnologica e risparmio energetico, adeguare le norme sulla sicurezza nei posti di lavoro.
Le imprese non entrate tra le 1000 sono ammesse con riserva.
La misura proposta dà spunto ad apprezzamenti e rilievi:
- è buono il meccanismo di voucher, che dà all'impresa la libertà di scegliere gli intermediari più convenienti e capaci di soddisfarne i bisogni;
- è meno buono il sistema di assegnazione di una cifra fissa senza controllo alcuno sulle condizioni del credito e della garanzia (pur auspicando che il credito sia concesso "alle migliori condizioni possibili");
- è apprezzabile l'intento di aiutare finanziariamente le imprese ; però mi sembra costoso impiantare una procedura di accreditamento e selezione (per quanto supportata da Internet) soltanto per una misura spot che non rientra tra le competenze istituzionali dell'Ente.
Proprio per ridurre i costi della procedura, il meccanismo di assegnazione è automatico (primo arrivato, primo servito); sono d'accordo che i benefici di una valutazione di merito non giustificherebbero i suoi costi aggiuntivi; anche per aiuti statali (ad esempio il credito di imposta per gli investimenti in ricerca) si sono fatti i clic day; alla fine si fa una cosa buona per le imprese più tempestive, ma che cosa rimane?
In termini propositivi, è interessante approfondire l'idea del voucher-credito, ma su scala più vasta. Ad esempio, potrebbe esserci un meccanismo di accreditamento a livello almeno regionale di banche, confidi, o altri erogatori di servizi (penso alla consulenza). Gli enti che hanno spazio in bilancio (Regioni, Province, Camere di commercio) possono assegnare col metodo che preferiscono dei voucher spendibili presso provider accreditati. La stessa impresa potrebbe decidere cosa farne: se chiedere una garanzia, oppure una consulenza, o l'una e l'altra.
L'altro elemento che però non può mancare, se parliamo di accreditamento serio, è un sistema di valutazione degli intermediari e dei risultati, o quantomeno una trasparenza sul costo delle operazioni direttamente o indirettamente agevolate. E questi sistemi di valutazione sono complicati da attuare. Non è facile filtrare la schiera di fornitori-consulenti-facilitatori che vendono alle imprese la via più breve per portare a casa dei soldi in più, mordi e fuggi. E alla fine,
que reste-t-il (des nos vouchers)?
Pertanto il voucher garanzia non è un'idea killer che mette fuori gioco la via nota degli aiuti diretti ai confidi (sì, parliamo degli apporti a fondi rischi, della controgaranzia pubblica, delle forme di ricapitalizzazione). Però se si scommette sulla rete, bisogna che la rete si mantenga vitale, efficiente e fedele alla propria missione di sostegno mutualistico alle imprese. E anche qui trasparenza, valutazione e una sana concorrenza sono irrinunciabili.
Luca