Riforma del TUB: audizione alla Camera del Direttore Generale del Tesoro

Thu 1 Jul 2010, 15.06 Stampa

Grazie alla segnalazione di Nic&Gabri, vi invito, se avete un po' di tempo (dura 2 ore e 30) ad ascoltare l'audizione integrale del Direttore Generale del Tesoro Vittorio Grilli che si è svolta oggi in VI Commissione della Camera. La trovate qui su Radio Radicale. Il file audio rimarrà scaricabile per tre settimane.
In diversi passaggi si parla di confidi (dal minuto 18:20). L'on.Pagano al minuto 38:30 evidenzia la preoccupazione delle associazioni di categoria, in particolare il timore di un aggravio di costi a causa del "rafforzamento" della normativa anche di vigilanza.
Vittorio Grilli (al minuto 1:46:45) fa un ragionamento interessante sul ruolo dei confidi (e delle istituzioni di microcredito) nel sopperire al disimpegno delle banche (specie le grandi) dalla valutazione del credito ai piccoli operatori economici. Grilli sottolinea il valore della prossimità al richiedente credito dell'associazione di categoria o della Onlus che promuove il microcredito. Questo spezza la diseconomicità della valutazione del piccolo credito, grazie alla preesistenza di un rapporto di assistenza/consulenza continuativa che tocca anche la pianificazione economica e finanziaria, oltre alle qualità personali.
Nel disegno di riforma del TUB, l'intermediario non vigilato è un'eccezione limitata a casi di valenza etico-sociale (confidi ex 106 e microcredito). Alcuni parlamentari presenti hanno espresso preoccupazione per la soppressione delle finanziarie ex 106 a carattere privato / commerciale, che potrebbero togliere a molti soggetti marginali l'accesso al credito. Grilli ha replicato che l'incidenza di questi 106 borderline sull'offerta di credito è minima, e che in ogni caso non si può scendere sotto un minimo vitale di requisiti di trasparenza, professionalità e rispetto della legge (i rischi di fregature per i clienti superano di gran lunga i vantaggi della "snellezza" di questi moneylenders).
Ascoltando la relazione del Tesoro ho capito meglio il disegno complessivo della riforma del TUB, e il clima nel quale se ne discute con i vari interlocutori politici e i loro stakeholder.

Luca

Commenti precedenti:


Dario Boilini (02/07/2010 09.10)

RR: se non ci fosse dovrebbero inventarla!

Sapio (04/07/2010 12.04) n/a

Ho ascoltato tutto l'intervento e sono rimasto deluso: i Deputati mi sono sembrati impreparati. Ad un certo punto hanno indirettamente difeso persino l'evasione fiscale (min 1:50). Il Direttore del Tesoro non ha avuto la capacità di spiegare il ruolo dei Confidi e la necessità di difendere i prenditori assicurando la robustezza della garanzia prestata. Anche sulla necessità del microcredito non mi hanno convinto. Nessuno che si ponga il problema del costo e dei tempi del costo di recupero giudiziario che sono la vera chiave del problema.

Luca (04/07/2010 13.16) n/a

Sapio: mi ha ben impressionato il focus di Vittorio Grilli (il MEF ha compiutamente esplorato e messo in ordine la materia). Sui confidi prevale, tra i parlamentari, la linea del "sono bravi, hanno funzionato, non soffocateli con gravami inutili", senza tenere conto che il grosso del sistema (in termini di volumi) è già passato a 107, e che siamo nel mezzo di un cambiamento epocale che costringe a cambiare anche i 106.

La finanza borderline, fatta a misura di un'economia semi-sommersa, trova appoggi politici perché (dicono) aiuta i deboli a sopravvivere. Per fare il salto di qualità, serve una concezione diversa dalla persona: non accontentarsi di sopravvivere.

Sapio (04/07/2010 13.22) n/a

Io ho avuto l'impressione che pretendessero un allegerimento degli oneri per i 107, non capendo che allegerimento significa poca robustezza e guai futuri.

Quando dicono sono stati bravi a chi alludono ? Hanno presente i tanti che in silenzio hanno chiuso lasciando le imprese garantite nei guai come ha fatto BPG?

Luca (04/07/2010 16.19) n/a

La bravura che conta per gli sponsor politici è quella di far erogare credito. Bravi manager con gli attributi dovrebbero occuparsi di produrre garanzie robuste e di mantenere solido l'intermediario. Una dialettica siffatta c'è già in molti confidi.

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