Un messaggio dall'Abruzzo: confidi ammortizzatori sociali?

Sun 27 Jun 2010, 09.28 Stampa

Questa news riporta una lettura interessante e rivelatrice del ruolo dei confidi nella crisi attuale:
La crisi economica non accenna ad allentare la morsa, le conseguenze negative del terremoto, come prevedibile, si stanno avvertendo in tutta la Provincia dell’Aquila, anzi nell’intero Abruzzo. La situazione per le nostre aziende, afferma il Presidente della Cooperativa Artigiana di Garanzia Regione Abruzzo (Gruppo Confesercenti) – Mario Del Corvo – , rimane critica[...].
Il sistema dei Confidi sta dimostrando di essere una vera e propria fonte di ammortizzatori sociali per le imprese, ma per continuare ad esserlo, conclude Del Corvo, necessita di un “lavoro di squadra” con enti e istituzioni. Soprattutto lo Stato, la Regione e Bankitalia devono riconoscere l’importanza del nostro ruolo e prevedere lo stanziamento di contributi per rafforzare la patrimonializzazione dei Confidi.
I confidi sono un ammortizzatore sociale? Ovvero sostengono imprese in difficoltà consentendo di pagare stipendi e fatture dei fornitori? In molte situazioni è così: il consolidamento dei debiti aiuta a non chiudere così come la Cassa Integrazione aiuta a non licenziare. Sono due rimedi temporanei, così come temporanea è la loro efficacia.
C'è però una differenza sostanziale: quando finiscono i fondi CIG l'azienda, se rimane in crisi, licenzia. Se i crediti garantiti scadono e vanno rinnovati, oppure se (ahimé) passano a sofferenza, i fondi pubblici dati ai confidi si consumano e ne servono di nuovi. Se l'ente pubblico non ne può dare a sufficienza, le imprese non hanno più credito, e chiudono, il confidi non ha più patrimonio o fondi monetari, e chiude pure lui.
Finché il circuito del credito garantito gira, il confidi ammortizzatore sociale funziona, anzi, promette il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (la Regione mette 1, il confidi garantisce 10, la banca dà all'impresa 20); nel momento in cui si inceppa, arriva il conto da pagare (una parte dei 20), maggiorato dei costi di struttura e di distribuzione. Col passaggio a 107 questi costi aumentano (ma ha senso un confidi ammortizzatore che passa a 107 impegnandosi a una sana e prudente gestione?).
I confidi sono questa cosa? Allora hanno il destino segnato, perché come ammortizzatori sociali costano troppo, e in ogni caso i soldi pubblici non bastano. Beh, direte voi, se anche dovesse succedere, si immolerebbero per una buona causa. Non ne sono sicuro. Aiutare le imprese dando soldi, e basta, non le aiuta a risolvere la crisi. Non è nemmeno giusto, se fatto indiscriminatamente (dove va a finire la liquidità in un'impresa che annaspa?).
Ringrazio il presidente della Cooperativa artigiana di garanzia della Regione Abruzzo per aver parlato chiaramente. Molti la pensano come lui, ma non lo dicono; e con questo alibi propongono aggregazioni, fondi di garanzia, ricapitalizzazioni, passaggi a 107 (o scissioni per evitarli), senza che mai (dico, mai) si metta a tema l'efficacia degli interventi e i costi a perdere della loro attuazione.
Con alcuni amici dei confidi stiamo cercando di capire meglio la questione, per continuare ad aiutare le imprese, ma senza affidarci soltanto alle buone intenzioni e a Pantalone. Per questo proponiamo il seminario del 12 luglio a Milano.

Luca

Commenti precedenti:


Nic&Gabri (27/06/2010 10.40)

Abruzzo....Messina....

Questi interventi pubblici sono più di forma che di sostanza. Anzi, dissipano quel poco di denaro pubblico che è rimasto.

Confidi ammortizzatore sociale?

L'ultimo fondo messo in piedi dal Ministero dello sviluppo aconomico, quello per il finanziamento degli interventi, il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà, che sarà operativo tra una decina di giorni, impone piani industriali e prevede un aiuto sotto forma di garanzia statale sui finanziamenti bancari contratti dall■impresa, da salvare o da ristrutturare.

Oggi di soldi pubblici ce ne sono sempre di meno.

Luca hai ragione tu.

I confidi devono rivedere la loro mission e soprattutto elaborare e mettere in pratica in tempi brevi un valido modello di equilibrio gestionale non più basato sul fondo perduto dello stato.

Parimenti la buona consulenza, insieme ai confidi, dovrà far emergere le imprese meritevoli di aiuto.

Il seminario di Milano dimostra l'attualità dell'interesse di alcuni confidi a ragionare e cambiare. E non è cosa da poco.

Sarà sicuramente un importante punto di partenza.

Sapio (27/06/2010 15.05) n/a

Naturalmente sono d'accordo con voi !!!

Gigi (27/06/2010 22.58) n/a

A parlare è un presidente di un confidi. Ovvero la parte politica del confidi: quello messo lì dalla confesercenti, nella fattispecie, ovvero dall'associazione di categoria. Vorrei proprio vedere il suo direttore (o segretario) se la pensa nello stesso modo. Ovviamente non si può esprimere, ne va del suo posto di lavoro. Ma non la pensa sicuramente come il presidente. Il fatto è che i presidenti sono animali politici e rispondono a logiche di consenso di parte. Non si giustificherebbero tante associazioni di categoria di "colore" diverso: Confesercenti e Confcommercio, Confartigianato, Cna e Acai, Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Fbi (ah no scusate, questa no), etc.etc. Sono pur sedie da riempire e gettoni da erogare. Alla faccia dell'efficienza. Forse bisognerebbe fare come in Germania. Trasformare tutti i confidi e fare delle banche di garanzia regionali che diventerebbero delle macchine di trasmissione della politica economica a livello di regione.

E lasciare che le associazioni facciano politica per i fatti loro, ma senza usare i confidi a loro piacimento per distribuire favori a destra e a manca. Rompere il cordone ombelicale che lega confidi e associazioni. Forse questa è una delle chiavi per rendere efficienti i confidi.

Sapio (28/06/2010 07.02) n/a

Assisto al dibattito compiaciuto e scoraggiato (non c'è soluzione): "la parte politica dei Confidi, sedie da riempire, gettoni da erogare, i confidi per distribuire favori ...". Tutti argomenti che ho contribuito a sollevare. Forse la soluzione è che .... i soldi sono finiti. Crisi, benedetta crisi ....

Luca (28/06/2010 09.46) n/a

Gigi & Sapio: la parte "politica" delle associazioni ha i limiti che conosciamo, ma non dimentichiamo che dietro le associazioni ci sono le imprese, ovvero quella realtà vitale (anche se un po' garibaldina) che tiene assieme il Paese.

"Grazie" alla crisi, nel mondo associativo è in atto una riflessione profonda, e ci sono dei fermenti positivi. E' chiaro che si deve cambiare. Non sarà immediato, perché non è ancora del tutto superato il collateralismo agli schieramenti politici (per quanto ancronistico), perché molti dei vertici attuali (ottimi lobbisti, ma incompetenti sul resto) dovrebbero passare la mano, perché le strutture sono preoccupate di coprire i loro costi. Però l'istanza di rinnovamento che proviene dalla base è impetuosa, e qualcosa succede già.

Il lavoro che nel nostro minuscolo ambito abbiamo cominciato suscita interesse nel mondo associativo. Sei mesi fa la proposta del business point era declinata da alcuni con imbarazzo, oggi mi cercano per riparlarne. Come dice Roberto Villa commentando il post sul seminario del 23/6 è un piccolo seme, ma da lì si può ripartire.

Alex (28/06/2010 10.11) n/a

Visto che si parla spesso di compensi ai Presidenti, ai membri del CDA, e di gettoni di presenza, cosa ne pensate di questo articolo della manovra finanziaria?

Buona settimana a tutti.

Art. 6

Riduzione dei costi degli apparati amministrativi

2. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto la partecipazione agli organi collegiali, anche di amministrazione, degli enti, che comunque ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche, nonche' la titolarita' di organi dei predetti enti e' onorifica; essa puo' dar luogo esclusivamente al rimborso delle spese sostenute ove previsto dalla normativa vigente; qualora siano gia' previsti i gettoni di presenza non possono superare l'importo di 30 euro a seduta giornaliera. La violazione di quanto previsto dal presente comma determina responsabilita' erariale e gli atti adottati dagli organi degli enti e degli organismi pubblici interessati sono nulli. Gli enti privati che non si adeguano a quanto disposto dal presente comma non possono ricevere, neanche indirettamente, contributi o utilita' a carico delle pubbliche finanze, salva l'eventuale devoluzione, in base alla vigente normativa, del 5 per mille del gettito dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. La disposizione del presente comma non si applica agli enti previsti nominativamente dal decreto legislativo n. 300 del 1999 e dal decreto legislativo n. 165 del 2001, e comunque alle universita', alle camere di commercio, agli enti del servizio sanitario nazionale, agli enti indicati nella tabella C della legge finanziaria ed agli enti previdenziali ed assistenziali nazionali.

Gigi (28/06/2010 11.02) n/a

Non voglio eliminare le associazioni dalla faccia della terra: sono il luogo sacrosanto del confronto (anche scontro), dell'amicizia, del dialogo, del comune interesse delle imprese. Quello che mi preme stigmatizzare è la frammentazione, la politicizzazione e l'inefficienza delle associazioni che in chiave italica sono diventate degli istituti di mantenimento degli incapaci (come le presidenze delle squadre di calcio...) e di distribuzione di prebende alla facciaccia del contribuente (imprese comprese). Mi dicano, se ne hanno il coraggio, la differenza di rappresentanza che può fare la CNA rispetto a Confartigianato. O se i commercianti di Confesercenti sono meno commercianti di quelli di Confcommercio. Lo so, non è facile rispondere a queste domande, ma forse sarebbe ora. La mia invettiva non vuole essere fine a se stessa ma un pungolo per sollecitare la riflessione. Associazioni, non vogliatemene.

Luca (28/06/2010 11.35) n/a

Alex: grazie di aver ricordato questa norma della manovra correttiva con la quale il Governo cerca di sfoltire i livelli di governance inutili. Dovrebbe riguardare anche i confidi che ricevono aiuti pubblici. Chissà se arriverà a destinazione, e se resisterà ai tentativi di aggiramento (ad esempio, trasformando le cariche sociali in consulenze, o in rapporti di lavoro part time).

Oracolo (28/06/2010 13.20) n/a

Ho l'impressione che concentrandoci sugli aspetti deteriori della gestione politica, si perdano di vista i problemi reali.

La storia dei confidi è innanzitutto una storia di mutualità delle associazioni nei confronti dei propri associati.

Nel momento in cui tutto il sistema va male non c'è più mutualità ma solo perdita del patrimonio dei confidi, e grida "si salvi chi può!".

La richiesta di fondi pubblici sopperisce a quei contributi che le associazioni in questo momento non sono più in grado di dare, col rischio di consegnare ulteriore potere nelle mani dei politici.

Le moderne commissioni basate sullo scoring non hanno nulla di mutualistico, ed inoltre sono pro-cicliche.

Dobbiamo domandarci se un periodo in cui la mutualità ha funzionato sia concluso per sempre, e se a questo punto una semplice detassazione degli utili non distribuiti sia l'aiuto più equo e meno costoso per le aziende.

Gigi (28/06/2010 15.35) n/a

@ Oracolo: è evidente nell'apertura del tuo intervento la volontà di spostare la discussione su altri temi, tra l'altro importantissimi. Resta il fatto che i problemi "politici" non sono irreali. E' proprio lì che le associazioni si giocano la credibilità nei confronti degli associati e di tutto il resto della società. Prima di battere cassa bisogna essere credibili. Sono d'accordo con te che non sia il caso di consegnare ulteriore potere nelle mani dei politici, ma se le associazioni vogliono tener duro si devono dimostrare migliori dei politici e non esserne asservite. Se veramente il mondo imprenditoriale si sente migliore del mondo politico lo faccia vedere e batta un colpo. Unite le associazioni. Invece di fare una associazione di associazioni (moltiplicando tavoli, sedie, gettoni, presenze e spese varie, vedi la recente costituzione di rete imprese italia), semplificate, razionalizzate, tagliate sui costi e sui consigli di amministrazione. La mutualità ha funzionato e funzionerà ancora. Mutualità tra imprese non vuol dire mantenere pletorici organismi di rappresentanza. Vuol dire aiutare le imprese associate, anche rendendo meno costoso il meccanismo della rappresentanza. I problemi reali sono questi.

Tom (28/06/2010 17.49) n/a

@ Luca, come ti dissi privatamente, prima di questo articolo, sono in molti, soprattutto all'estero, che considerano le garanzie di stato come ammortizzatori sociali. Credo varrebbe la pena approfondire l'effetto delle garanzie rispetto alla cig.

Nic&Gabri (28/06/2010 18.42)

In merito al decreto Tremonti citato da Alex segnaliamo una interessante interpretazione restrittiva offerta al riguardo da Assonime circa la possibile non applicabilità del dettato normativo (art. 6 comma 2) alle società.

In pratica, sostiene Assonime, la formulazione legislativa avrebbe fatto sorgere alcuni dubbi interpretativi riguardo l■ambito soggettivo di applicazione della norma.

L■incertezza sarebbe dovuta all■utilizzo nella disposizione normativa del termine enti, che potrebbe essere in astratto riferito a tutti gli organismi che hanno personalità giuridica, quindi anche alle società.

Tuttavia, sempre secondo Assonime, considerato che nei commi successivi (ad esempio al comma 4) la norma distingue tra enti e società sarebbe possibile sostenere a livello interpretativo che la norma non riguarderebbe i compensi per la partecipazione agli organi delle società.

Quindi secondo questa interpretazione i confidi potrebbero essere esclusi dall■ambito di applicazione della disposizione in quanto in genere rientranti nel genus delle società perché organizzati in forma di cooperativa, di società consortile, ecc.

In tanti però, come noi, si auspicano al riguardo un chiarimento a livello normativo.

Chiudiamo con una riflessione.

Più incertezza regna a livello interpretativo e più aumenta la discrezionalità.

Questo purtroppo è uno dei mali del nostro paese, l'eccessiva discrezionalità che pian piano diventa interpretazione ad usum delphini.

Per chi vuole approfondire questo il link: http://www.assonime.it/AssonimeWEB/public/initAction.do

Fabio (28/06/2010 22.14) n/a

Confidi ammortizzatori sociali ?

Per chi ha letto il mio intervento pubblicato dal Professore a metà aprile, ricorderà che ho sostenuto che i Confidi non sono soggetti strumenti anticrisi in quanto non lo sono per mission e non hanno patrimonio per farlo. Possono però diventare in certi frangenti strumenti di politica economica anticrisi, senza rinunciare ad una chiaramente difficile valutazione circa la possibilità della continuità aziendale delle imprese richiedenti l'intervento a garanzia. Ci sono relazioni sulla gestione "datate" (bilanci 2008), che lucidamente parlano del contesto di crisi, dell'accresciuto ricorso ai Confidi e della scelta di non contribuire ad essere parimenti soggetti prociclici, confidando nel supporto pubblico. Quindi distinguiamo l'attività in contesti ordinari dall'attività in una situazione di crisi mai vista. In Spagna mi risulta sia in atto un importante salvataggio delle banche; troppo facile bollare i Confidi quali sperperatori di denaro pubblico (diveso è, senza generalizzare, cercare un modello di sostenibilità, fuori dalla crisi).

In merito alla remunerazione delle cariche sociali, provengo da un'esperienza ventennale di solo e totale volontariato; ritengo che almeno per i 107 non sia adeguata, tenuto conto del maggior impegno, delle responsabilità e delle sanzioni. Va bene il volontariato ma non è forse chiedere troppo ?

Il sole24ore recentemente ha riportato una sentenza della corte di cassazione contro un ricorso di un amministratore di una BCC il quale aveva preso 18.000 Euro di multa per responsabilità solidale a fronte delle solite carenze (controlli interni, attività istruttoria, classifcazione delle posizioni, ecc.). Il ricorrente sosteneva che la sanzione era spropositata, vista la dimensione della BCC e il fatto che prestava l'attività di amministratore senza compenso, per puro volontariato. La Cassazione si è espressa contro, di fatto dicendogli che nessuno l'aveva obbligato ad accettare l'incarico; questo è quanto.

Gigi (28/06/2010 22.33) n/a

La cassazione ha ragione. Amministrare ha delle responsabilità indipendentemente dai compensi. Altrimenti, visto che non si guadagna un euro si è autorizzati a fare qualsiasi stupidaggine? La sanzione deve essere proporzionata alla mancanza, non al compenso. E' come se, prendendo una multa in auto, eccepissi al vigile che mi deve ridurre la multa perché sono in cassa integrazione. Piuttosto mi meraviglia che sia stato fatto un ricorso in merito.

Luca (28/06/2010 22.59)

Caro Fabio, concordo che siamo in una situazione di emergenza e che interventi straordinari di aiuto ai confidi sono necessari e opportuni. Però questo non significa sostenere tutti e comunque, cosa impossibile. Bisogna selezionare chi è in grado di applicare un modello di sostenibilità fuori della crisi e chi non ce la fa (magari può aderire ad aggregazioni). Anzi, parlerei di sostenibilità tout court, perché fuori della crisi speriamo di arrivarci presto, ma lo scenario in cui si devono rifondare gli equilibri gestionali è quello della crisi. E prima o poi qualcuno dovrà pur quantificare il costo degli eventuali salvataggi, e definire come sarà ripartito tra soci dei confidi, enti pubblici e banche.

Quanto al volontariato, apprezzo gli esempi virtuosi che ci testimoni, ma so di confidi 106 dove in conto economico si trovano compensi amministratori che pesano tre o quattro volte gli stipendi (magari perché i consiglieri fanno le istruttorie al posto della struttura, ma anche questo si potrebbe discutere).

Generalizzare, in un senso o nell'altro, non serve a capire il problema.

Sapio (29/06/2010 08.45) n/a

D'accordissimo con Luca.

LANA CAPRINA (29/06/2010 09.55) n/a

Scusate se mi introduco a gamba tesa.

Nel 2003 una legge promossa e voluta da Associazioni e Confidi ha definito un quadro normativo attraverso il quale c'è stata una prima selezione di Confidi costringendo chi non era in possesso di precisi requisiti a chiudere.

Bene I Confidi,attraverso il loro "escatologico" universo intriso dai rappresentanti delle Associazioni di categoria, propongano un emendamento in finanziaria che modifichi la Legge 24 novembre 2003 n. 326 come si è gia' fatto nel 2007 e nel 2008 !

L'emendamento sia restrittivo e di "Casta" lasci cioè in piedi solo i Confidi 107, ma non piu' di uno per Regione cosi si risparmia di piu', e i loro costosi consulenti.

Gli altri chiudano entro e non oltre il 31.12.2010 e spengano la struttura entro e non oltre il 30.06.2011 in coincidenza con gli ultimi adempimenti di Bilancio dove sarà prevista la devoluzione dei fondi rischi ad un Ente nel quale, secondo i dettami della manovra -a 30 € di gettone - Sapio A.D. deciderà come utilizzarli attraverso un accordo con Luca consulente ovviamente sentiti Nic&Gabri !

Ah dimenticavo : le convenzioni con le Banche, le imprese che non avranno piu' la garanzia, le imprese che non avranno piu' credito senza garanzia.

Ah dimenticavo : facciamo 1.000 x 2 = 2.000 persone dipendenti dei Confidi a casa.

Ah dimenticavo : gli amministratori dei Confidi, bè loro possono anche andare al diavolo !

Sapio (29/06/2010 10.36) n/a

Mi verrebbe da rispondere buttandola sullo scherzo ma l'accenno alle 2.000 persone me lo impedisce. Ho tropo rispetto per loro. Però se son 2.000 il problema si risolve facilmente facendole assorbire alle banche patner. Risolto questo, sul patrimonio dei Confidi disciolti un'idea ce l'avrei ......

LANA CAPRINA (29/06/2010 11.52) n/a

Sei caduto nella trappola !

Quale patrimonio ?

Se dovesse rimanere del patrimonio .......

Prova a chiudere qualche 107 e vediamo se rimane qualcosa !

Luca (29/06/2010 11.53)

@Lana Caprina: chi sostiene le sue idee con tanto fervore dovrebbe metterci la firma. Io di norma lo faccio, anche quando esprimo posizioni che possono urtare la sensibilità dei miei interlocutori. Lo faccio perché dopo otto anni di osservazione del settore confidi vedo pericoli che montano e dall'altra parte una situazione ingessata e conflittuale. Lo faccio soltanto per cercare soluzioni, e sfido a trovare soluzioni non indolori oggi.

Comunque, se serve soltanto a farle venire il mal di pancia e ad alimentare polemiche, chiudo aleablog oggi stesso.

Di confidi continuerò ad occuparmi, e avrò più tempo per i progetti che stiamo avviando con la squadretta che la fa tanto sorridere (ma dovrebbe chiedersi con meno superficialità perché ci stiamo muovendo).

Fabio (29/06/2010 12.09) n/a

Ritengo l'aleablog di estremo interesse e importanza, tanto che sono a conoscenza di amministratori di Confidi che si tengono aggiornati su cosa succede e sulle varie teorie, prese di posizione, ecc.. In pratica, è un'area che oltre a permettere di scambiare opininioni e tesi offre a molti la possibilità di tenersi aggiornati.

La possibilità del totale anonimato ha vantaggi e svantaggi. Forse post che mirano al litigio o altro dovrebbero essere rimossi, indicandone il motivo (post anonimo ......).

Sapio (29/06/2010 12.30) n/a

Calma e gesso.Un po' (solo un po') di vivacità acuisce l'interesse. Ha ragione Fabio, questo blog è il punto di riferimento italiano sulla materia Basilea, rischio, Confidi. Purtroppo molti leggono, e beneficiano, e pochi contribuiscono. Ed ora il merito: col capitale residuo dei Confidi la mia idea era di pagarci un giro di pizza ad una decina di persone. Di più non ce n'è. Sul personale invece sono serio: le banche hanno beneficiato dei Confidi e quindi si spartiscano ora il leggero onere di assorbirne il personale in eccesso. Leggero onere perché fra il personale dei Confidi ci sono professionalità elevatissime alle quali va il mio rispetto ed il mio riconoscimento.

Luca (29/06/2010 12.58)

Le critiche sono di casa su queste pagine, anche quelle anonime o pungenti, non è mai stato un problema. Ho rimosso un commento una sola volta in cinque anni, perché insultava una persona defunta. Il mio non era uno sfogo, ma una constatazione: forse siamo arrivati al punto in cui la discussione non serve più, non produce ipotesi di lavoro e soluzioni, né aiuta a discuterle. E' arrivato il momento di fare, insieme con chi ci sta, e poi discutere di quello che si è fatto.

Di fatto, cari Fabio e Sapio, con lo sparuto drappello di visitatori che ancora intervengono sul blog, del quale fate parte, abbiamo cominciato a fare delle cose insieme ed è nato il gruppo Smefin.

E' la conseguenza naturale.

E comunque ringrazio Lana Caprina perché ha dato voce, forse, a una maggioranza silenziosa che ci segue con disagio, quasi fossimo diventati avversari, o nemici, o semplicemente dei rompiballe.

Discutiamone apertamente, raccontateci che cosa state facendo di diverso, di più adeguato rispetto a quello che viene proposto qui.

Dodona (29/06/2010 13.11) n/a

Patrimonio che c'è, patrimonio che non c'è.... Se solo potessimo parlare di quanto mi precede con numeri alla mano....

Invece rischiamo di estremizzare punti di vista, opinioni, sensazioni.

Aleablog è, finora, l'unico strumento per tentare di fare luce su questi aspetti: l'alternativa è simile alla legge-bavaglio...meno si sa meglio è.

Vediamo dunque di aprire un confronto sui numeri e capiremo tante cose (forse non basterà ancora ma è il minimo che si possa fare ora).

I tackle scivolati ... beh sono da espulsione!

Gigi (29/06/2010 13.16) n/a

Le osservazioni che passano su questo blog, pur nella diversità delle opinioni, hanno sicuramente contribuito a tenere alta l'attenzione sul mondo dei confidi e a focalizzare i problemi catalizzando discussioni che, probabilmente, in un ingessato convegno non si sarebbero mai fatte.

Il merito di Luca come amministratore e animatore di questo blog è fuori discussione. Ne abbiamo guadagnato tutti noi e ne ha guadagnato tutto il mondo dei confidi. Probabilmente qualcuno non capisce che le critiche in questo blog sono sempre costruttive. Lo spirito che anima, da sempre, le discussioni è quello di capire, sostenere, migliorare il mondo dei confidi. A volte le considerazioni sono amare, a volte polemiche ma lo spirito è sempre lo stesso.

Se qualcuno non l'ha capito peggio per lui.

Ed ad ogni buon conto, la gamba tesa è ancora un fallo.

Sapio (29/06/2010 13.51) n/a

@ Dodona: hai ragione, numeri alla mano. Ma gli attuali bilanci dei Confidi sono redatti con criteri così diversificati da rendere impossibile il ragionamento. Persino 107 neo patentati hanno rinviato di un anno l'adozione degli IAS per non dichiarare perdita. E poi nel PN di molti Confidi ci sono i fondi a protezione della PA che invece andrebbero decurtati dall'attivo. Come si fa a ragionarne in un clima di opacità simile? Non sappiamo neppure se gli aiuti in forma di Formigoni bond sono o non sono aiuti di Stato? Sono o non sono stati legittimamente distribuiti etc.?

Nic&Gabri (29/06/2010 14.53)

Nic&Gabri:

siamo Nicola e Gabriele Iuvinale e viviamo a Teramo e da diversi anni ci occupiamo di imprese e confidi.

Ecco chi siamo; adesso puoi farlo anche tu, Lana Caprina.

Discutere di problemi di confidi non significa farli chiudere, anzi!

Il nostro mondo, quello della consulenza, è ogni giorno sotto tiro! Ma non per questo critichiamo chi ci accusa.

Se non vi è confronto costruttivo non si va avanti.

Il mondo è cambiato e nulla sarà più come prima!

I finanziamenti pubblici diminuiranno sempre di più e saranno sostituiti da altri strumenti (garanzia dello stato sui finanziamenti bancari, crediti d'imposta, ecc.).

Di converso le insolvenze aumenteranno.

Non pensa che i confidi ne subiranno un contraccolpo?

Non pensa che dovranno ripensare anche ad un nuovo modello gestionale?

Per caso ha visto i dati che ci ha forniti Dario Boilini sulla situazione dei confidi abruzzesi? (post del 25 giugno scorso).

Perchè non ci offre un suo commento.

Magari, visto che c'è, potrebbe, come chiesto da Sapio, anche estendelo al tema degli aiuti di stato, all'utilizzo dei fondi antiusura ecc..

Il blog ideato e diretto da Luca, grazie a lui, è anche un catalizzatore che ha saputo e sa raccogliere idee, persone che hanno anche ideali in comune.

Oggi si chiamono Smefin e non siamo di certo una banda di liquidatori!

Noi siamo orgogliosi di questa appartenenza.

Grazie ancora Luca.

jaures (29/06/2010 16.57) n/a

trovo profondamente ingiusto addossare alle associazioni di categoria il ruolo di zavorra all'altrimenti (preteso) virtuosissimo ruolo dei confidi. Il protagonismo giusto dei confidi in questi anni ha indotto certi organissimi a ricercare piu' o meno surrettiziamente una pericolosa autoreferenzialita' dimenticando in un colpo solo la pur recente e lunga epoca in cui i confidi erano sostenuti a piedi pari dalle associazioni di categoria che prestavano a gratisi o quasi personale, uffici, arredi ecc. ecc. per il funzionamento della garanzia mutualistica a favore delle pmi, per quanto sgangherate o garibaldine che fossero.

Innanzitutto: il confidi non amministra soldi suoi. Che lo tengano ben a mente i detrattori delle associazioni di categoria. E' un mondo dove ci sono tanti lavoratori alle prese front office con sfoghi, problemi e incomunicabilita' varie delle tantissime micro e pmi italiane. Qua vengono dipinte come una massa di enti inutili buoni solo a dar prebende ecc. ecc. Non e' cosi'.

Esistono buone associazioni e cattive associazioni, buoni commercialisti e cattivi commercialisti e liberi professionisti (con le tanto care riserve di legge su molte attivita'.. parliamone. La liberalizzazione da lacci e lacciuoli vale solo per quei poveri scemi dei dipendenti?)

Dodona (29/06/2010 17.06) n/a

proprio per quello che auspica jaures (distinguere il grano dalla zizzania) e quello che critica sapio (i bilanci opachi) è necessario mettere mano a un (arduo ma necessario) lavoro di lavorazione dati, affinchè che siano il più possibile confrontabili.

Altrimenti, ripeto, parliamo per petizioni. Sono convinto che ne scopriremmo delle belle (in negativo e in positivo...)

Sapio (29/06/2010 17.24) n/a

Dodona, fammi sapere come faresti. Prendiamo due Confidi (scegli tu) e compariamo i bilanci qui sul blog. Ci fermeremo subito dietro un muro di reticenza. La vigilanza non opera da casa sua ma andando in loco presso il vigilato, guardando persino l'autenticità delle carte.

Dite la vostra:

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