Ricapitalizzazione per Federfidi Lombarda
Sat 29 May 2010, 09.31 Stampa
Da questa
news del 28/5:
Ammonta a circa 15 milioni di euro la cifra aggiuntiva che Regione Lombardia e gli azionisti di Federfidi hanno deciso di mettere in campo a sostegno del sistema delle imprese, provate da una situazione di crisi perdurante.
L'accordo è stato raggiunto al termine di un Tavolo presieduto dal vicepresidente della Regione Lombardia e assessore all'Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione, Andrea Gibelli, e a cui ha partecipato anche, su delega del presidente Roberto Formigoni, il sottosegretario Paolo Alli.
L'intervento che permetterà, dopo il consiglio di amministrazione di Federfidi previsto per domani, di immettere le nuove risorse è basato su 4 misure:
- la riallocazione del fondo rischi per 3 milioni di euro,
- la conversione del fondo ex lege 1068 per 4 milioni di euro,
- l'aumento di capitale dei soci Federfidi che dovrebbe essere di 2 milioni di euro (comunque compreso fra 1.5 e 2.5 milioni)
- il contributo di Regione Lombardi al patrimonio di Confidi che sarà pari al doppio di quanto stanziato da Federfidi aumentato di un fisso di 1,5 milioni di euro.
Lo stanziamento regionale, dunque, dovrebbe essere di 5,5 milioni di euro.
A quanto si desume dalla notizia, Federfidi Lombarda ha sollecitato un cospicuo intervento di ricapitalizzazione per poter sviluppare le nuove erogazioni che altrimenti avrebbero fatto scendere troppo il coefficiente di solvibilità.
Ho partecipato come consulente della Regione ai lavori preparatori della fusione che ha fatto nascere Federfidi, confidi regionale di secondo livello per i settori industria, artigianato, agricoltura e cooperazione (del progetto si era discusso in
questo convegno). Nella mia analisi avevo evidenziato possibili punti critici di una struttura di secondo livello che avrebbe gestito un insieme di pool di esposizioni con grado di frazionamento molto eterogeneo (industria vs. small business).
Nel caso dell'industria, a motivo della maggior concentrazione, il rischio di impennate dei tassi di perdita è nettamente superiore. Ne consegue che le banche chiedono garanzie non cappate. Sui pool al dettaglio, invece, l'incidenza delle perdite è più stabile, grazie al frazionamento. Qui troviamo l'habitat naturale per forme di garanzia con cap di perdita.
Un confidi di secondo grado riassicura quote di pool originati da vari enti di primo livello. Può controllare i rischi aggregati molto più facilmente in presenza di cap di perdita, anzi, li può applicare a sua volta nei contratti di cogaranzia o controgaranzia. Naturalmente, il confidi di primo grado accetterà il cap se a sua volta può collocare garanzie cappate.
Nel portafoglio di Federfidi Lombarda, coesistono coperture cappate (per lo più verso confidi artigiani) e non cappate (per lo più verso l'industria). Con i tassi di default del 2009 e (temo) del 2010, le seconde consumano le risorse patrimoniali, e questo non soltanto blocca le nuove erogazioni, ma assottiglia anche i margini di copertura patrimoniale delle prime.
Federfidi ha la missione di sostenere il credito alle Pmi lombarde, lo ha fatto e ne sopporta il conseguente sacrificio economico. Nessuno si sorprende di questo.
La gestione del rischio non è una scienza esatta, e non basta la statistica per neutralizzare una fase molto negativa del ciclo creditizio. Però il controllo del rischio può aiutare a scegliere le tecniche assicurative più adatte nei diversi settori, in modo da prevenire situazioni di emergenza e, soprattutto, di evitare rischi di contagio tra settori.
Creando confidi più grandi non si ottengono necessariamente effetti di contenimento del rischio di perdita inattesa per tutti i soggetti che entrano nell'aggregazione. Perché questo accada, occorrono regole severe di allocazione del rischio tra settori. Se un settore ha rischi più concentrati, si dovrà fissare un'asticella più alta per i rating accettati. So bene che in una situazione di crisi si chiede ai confidi di fare esattamente l'opposto. Ma proprio per questo occorre progettare filiere di garanzia a compartimenti stagni. Anche il Fondo centrale Pmi potrebbe soffrire di un rischio di contagio tra settori, sebbene attenuato dalla sua maggior dimensione e diversificazione geografica.
Mi piacerebbe discutere su queste cose nel
seminario sui modelli di equilibrio gestionale che stiamo progettando.
Luca