Piccoli grandi rimedi contro la crisi: l'accesso ai dati finanziari delle Pmi

Fri 12 Mar 2010, 12.03 Stampa

Oggi ho ripreso in mano il budget di cassa di una delle aziende che abbiamo seguito per il business point. Mi serve una proiezione della situazione di cassa e linee di credito del 2010. Mi aspetta un simpatico percorso a ostacoli, nell'ordine: Morale: l'aggiornamento del modello mi costerà una giornata abbondante di lavoro soltanto per acquisire i dati dai vari sistemi. E tra un mese dovrò ripetere una buona parte di queste operazioni. Ma ne vale la pena, perché potrò costruire un bilancio previsionale e un budget di cassa, con i quali andremo in banca a concordare ammontare e mix delle linee di credito. Se non lo facessimo, basterebbe un pagamento imprevisto per far scattare un'anomalia andamentale (extrafido, arretrati,e cc.). L'azienda lavora con una banca non IRB e quindi non si scatenerebbe un downgrading (anche le banche IRB dovrebbero aver disattivato gli allarmi sulle tensioni di liquidità), ma in ogni caso prevenire è meglio che bussare a quattrini quando scade una RiBa o il pagamento degli stipendi.
Basterebbe davvero poco per eliminare le attività ripetitive sopra elencate: organizzare diversamente i servizi di tenuta della contabilità (aggiornamenti più tempestivi, accesso web ai dati) aggiungere qualche funzionalità all'internet banking, mettersi magari d'accordo sui formati di estrazione dei dati tra banche e fornitori di software.
Facciamolo! Ci pensa già la crisi a creare problemi, non aggiungiamone altri per indolenza o miopia commerciale.

Luca

Commenti precedenti:


Sapio (12/03/2010 19.21) n/a

Il primo ostacolo (quello della soc.tà di elaborazione dati) è quello che fa più pensare. Forse vogliono essere loro i consulenti? Meglio continuare ad indagare. Non dovrebbe essere difficile per loro tirar fuori i dati in formato fisso e trasferirli in Ftp. Gatta ci cova ...

Il secondo ostacolo è superabile con un po' di buona volontà della banca. Il terzo ostacolo di buona volontà del service della banca ne richiede molta, ma per fortuna, una volta incolonnati i dati rimangono per il futuro. Continua a farci sapere, sono curioso.

Gigi (14/03/2010 10.43) n/a

Per quanto riguarda la società di elaborazione dati non vi è dubbio,l'ipotesi di Sapio è per me una certezza. Sicuramente la società di elaborazione dati si sente defraudata del proprio ruolo di consulente (dietro ci sarà sicuramente un commercialista, o un tributarista) e le difficoltà nel trasmettere i dati sono un sintomo della mancanza di volontà di condividire le informazioni (forse anche per paura di essere valutati). Nell'ultimo numero di PRESS, la rivista del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (i ragionieri dopo la fusione sono spariti, effetto Fantozzi?), dedicata quasi tutta agli effetti della crisi finanziaria sul mondo delle imprese, c'è il solito pistolotto contro le banche, e l'elogio del commercialista-consulente come l'ottimizzatore del rapporto banca-impresa.

Da p. 17 "Chi altri può da una parte (l'impresa) impostare un sistema di comunicazione dei dati operativi (bilanci, analisi periodiche, business plan) che dia voce alle aspettative di maggiore valorizzazione delle imprese e contemporaneamente di soddisfazione alle esigenze di migliore leggibilità e riscontrabilità dei dati di interesse delle banche? Chi altri può dimostrare, con una corretta aggregazione degli oneri bancari, alle parti che solo un costo del denaro compatibile con la redditività del capitale investito può nel medio termine garantire continuità e solidità del percorso d'impresa, nonché del buon fine dei flussi da destinare al servizio del debito bancario?"

Chi altri professore?

Il business point è una grandissima idea che condivido, ma non sarà un progetto facile da portare avanti: si scontra con il monopolio di fatto dei commercialisti (dottori, ragionieri, esperti contabili), dei tributaristi (periti, ingegneri, esperti con la terza media) e associazioni varie (spesso, non sempre, di comprovata ignoranza finanziaria e talvolta anche fiscale) che tengono la contabilità, fanno l'indispensabile consulenza tributaria (quanto nero si puo' fare per stare tranquilli) qualcosa di legale ma non sanno fare altro (finanza d'impresa? chi era costui?)

Ciononostante pretendono il monopolio sul patrimonio informativo aziendale.

Questo professore non per scoraggiarla, anzi, per cercare di aiutarla a capire quali sono le difficoltà che si possono incontrare.

Basterebbe poco...

Certo, basterebbe volerlo.

Ma la traparenza è un bene pubblico, non possiamo lasciarla al mercato.

Così come ci sono regole precise per la redazione di un bilancio, ormai servono regole precise per l'interscambiabilità elettronica dei dati che stanno alla base del bilancio.

Luca (14/03/2010 12.53)

Caro Gigi, la sua rappresentazione purtroppo è realistica. Io sto cercando di dialogare con tutti (associazioni, commercialisti, società di software). A volte c'è disponibilità, altre indifferenza, altre ancora diffidenza. Il primo ostacolo è la distanza tra competenze professionali e informatiche, il secondo la diffusione a macchia di leopardo delle competenze finanziarie. Inoltre faccio una fatica immane a far passare il concetto della consulenza continuativa: un'analisi di bilancio è un servizio a valore aggiunto (per chi?) di carattere non ordinario, figuriamoci poi un budget di cassa. E temo che la resistenza ad automatizzare lo scambio dati sia anche motivato dalla paura di perdere ore remunerate (consulenti) o interventi di personalizzazione (softwaristi).

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