Banche e confidi: norme anti-usura e TAEG di filiera. Spunti da un incontro in Banca d'Italia
Fri 12 Feb 2010, 10.39 Stampa
Amici visitatori mi hanno ragguagliato su un recente l’incontro con la Banca d’Italia richiesto da Assoconfidi al fine di ottenere chiarimenti in merito all’applicabilità ai confidi del provvedimento contenente le “
Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull’usura”.
Assoconfidi ha preliminarmente fatto presente che i confidi non sono in grado di determinare il costo complessivo del finanziamento prescindendo da quello applicato dalla banca, tenuto conto del carattere accessorio della garanzia offerta dal confidi rispetto all’erogazione del finanziamento concessa dall’istituto di credito.
Alla luce di tale considerazione, la Banca d’Italia ha precisato che, in base alla normativa in oggetto, i confidi "106" non sono tenuti a segnalare i Tassi Globali Medi alla Banca d’Italia. Di contro il calcolo del TEG e la relativa comunicazione deve essere effettuata dai confidi 107, ma
solo con riferimento all’attività di erogazione diretta di finanziamenti eventualmente svolta. Pertanto, se i confidi “107” non effettuano prestiti per cassa, essi dovranno inviare alla Banca d’Italia una segnalazione trimestrale “negativa” ("Niente da segnalare").
Assoconfidi ha inoltre reso noto alla Banca d’Italia che i confidi stanno ricevendo numerose richieste – da parte di alcuni istituti di credito – nelle quali si chiede di comunicare tutte le spese e le commissioni applicate dai confidi stessi ai propri soci, al fine di adempiere a quanto previsto dalla normativa sull’usura in oggetto. Sul punto è stato osservato che, dalla lettura della norma,
non si rinviene in realtà alcun obbligo di comunicazione da parte dei confidi nei confronti delle banche. I suddetti costi potranno essere comunicati alle banche che ne facciano richiesta, nel caso in cui il confidi lo ritenga opportuno.
In proposito, la Banca d’Italia ha chiarito che i costi per il socio da computare nel calcolo del Tasso Effettivo Globale, sono esclusivamente quelli direttamente riferibili alla specifica operazione di finanziamento.
Ciò significa che vanno incluse in tale calcolo le spese di istruttoria e le commissioni di garanzia corrisposte al confidi, mentre restano esclusi le quote associative ed i depositi cauzionali versati una tantum o comunque genericamente connessi con la partecipazione del socio ai benefici della mutualità e con la prestazione di ulteriori servizi. La Banca d’Italia dovrebbe fornire chiarimenti in apposite risposte a quesiti in merito a tali modalità di calcolo del TEG nel caso in cui il finanziamento sia concesso a fronte di una garanzia fornita da un confidi.
Spero di aver rappresentato correttamente i risultati dell'incontro. Aggiungo qualche commento personale:
- il problema ha guadagnato l'attenzione dei confidi, delle banche, della Banca d'Italia; ci stanno tutti lavorando; questo è positivo;
- la normativa interessa l'erogatore del prestito per cassa, quindi direttamente le banche, e soltanto indirettamente i confidi, tanto i 107 quanto i 106, in quanto garanti (i confidi 107 sono soggetti in prima persona solo per l'attività di finanziamento diretto per cassa);
- i confidi non sono obbligati a fornire alla banca tutte le informazioni, sebbene molte di queste siano reperibili nelle convenzioni negoziate con le banche (che però non sempre entrano nei dettagli del tariffario); rimane quindi un problema di possibile opacità delle condizioni, perché la struttura di pricing (commissioni, spese e cauzioni/apporti a capitale) è complicata, e non c'è l'obbligo di "rivelarla" nella sua globalità;
- a questo punto la trasparenza effettiva del costo del credito garantito (TAEG di filiera) diventa una scelta di valore rimessa ai confidi e alle banche; non è detto che prevalga la scelta virtuosa; banche e confidi potrebbero (specialmente oggi, con rischi crescenti e bilanci che soffrono) tollerare un'opacità che consente di aumentare il costo effettivo;
- il costo del credito arbitrariamente alto tornerà ad essere un problema come negli anni ottanta? A questo punto si aprirebbe lo spazio per soggetti terzi (mediatori creditizi o consulenti specializzati in finanza, spesso in collaborazione con società di servizi legate alle associazioni di categoria o a gruppi finanziari) che assistono le Pmi nel rapporto con le banche (e i confidi). Ben sapendo che oggi il TAEG è il lato nascosto del problema del credito (il lato illuminato è la disperata ricerca di soldi), dubito che questi agenti di collegamento portino più trasparenza, essendo remunerati di solito con provvigioni sull'importo del fido, che tra l'altro spesso sfuggono all'inclusione nel TAEG; anche loro potrebbero prendersi una fetta della torta; a meno che si riconfigurino come consulenti finanziari indipendenti remunerati a commissione sul servizio (business office);
- last but not least, l'attore ente pubblico ci mette dei soldi per far funzionare queste filiere; potrebbe quindi venire dallo Stato e dalle Regioni la spinta a completare il processo di trasparenza lasciato incompiuto dalla normativa bancaria; succederà? Ci vuole molto coraggio.
Le vostre opinioni, e soprattutto le vostre testimonianze di casi concreti, sono come sempre benvenute.
Luca