Onado sui macro-speculatori

Thu 11 Feb 2010, 00.57 Stampa

Da leggere l'opinione del collega Marco Onado (nel Sole 24 ore) sull'attacco dei proprietary trader agli anelli deboli di Eurolandia:
[...] alla speculazione sono state offerte munizioni in abbondanza, grazie alla liquidità creata generosamente almeno a partire dagli anni Novanta e ancora più generosamente proprio negli ultimi due anni per salvare il sistema finanziario mondiale dal disastro.
Ammesso che la speculazione sia una bestia feroce, non solo non si è fatto nulla per domarla, ma si sono graziosamente offerti (su un piatto d'argento, è il caso di dire) tutti gli strumenti perché continuasse ad agire indisturbata. Che non sia stato fatto nulla dopo le crisi di fine secolo (nonostante molti segni premonitori) è grave, ma che non sia stato fatto nulla negli ultimi due anni è semplicemente scandaloso.[...]
Ma chi ha costituito queste posizioni? Non certo solo gli hedge funds, cui è fin troppo facile attribuire la parte dell'orco malvagio. In prima linea troviamo il fior fiore (si fa per dire) delle banche globali, dalle ex investment bank americane a quelle europee, che hanno sviluppato in modo particolare l'attività sui mercati finanziari (spesso a scapito di quella al servizio di famiglie e imprese) e il cosiddetto trading di proprietà, che tecnicamente poi comporta l'assunzione di posizioni speculative per importi estremamente rilevanti.
Ma dove sono le tante misure che avrebbero potuto ridurre la consistenza di questo tipo di operazioni o avrebbero quanto meno consentito di renderle un po' più difficili e rischiose per chi le pone in essere? Dove sono i limiti all'indebitamento sulle banche? Dove sono le imposizioni eccezionali su certe forme di passività? Dove sono gli obblighi di spostare la maggior parte possibile dei derivati su mercati regolamentati? Dove sono i vincoli al trading proprietario? Sembra di ripercorrere l'Antologia di Spoon River: «Tutti, tutti dormono sulla collina».[...]
Al dibattito sulle colpe delle megabanche e le responsabilità dei governi fanno bene critiche severe come questa. Intuisco però un vuoto di proposta culturale (e politica, naturalmente) nel partito dei domatori dei trader-belva. Un'idea del tipo: sui mercati finanziari serve questo tipo di operatività, quest'altra crea solo scossoni e redistribuzioni selvagge di ricchezza, e lo dimostriamo con questo, questo e quest'altro fatto, quindi ...
In realtà, i mercati servono per rifinanziare trillioni di debito in scadenza, non si possono mettere in freezer. Gli squilibri ci sono, la speculazione (cinica, non sadica) non fa altro che mettere il dito nella piaga. Occorre che la risposta dei governi e dei banchieri centrali sia altrettanto coordinata, tempestiva e forte (ma molto, molto più lungimirante). Prenderà forma questa intelligenza superiore?

Luca

Commenti precedenti:


andrea bianchi (11/02/2010 20.58) n/a

intelligenza superiore? bah, ho la sensazione che difficilmente prenda forma qualcosa, sempre che qualcosa di salvifico possa essere fatto senza passare per un consistente impoverimento globale.

se esplode la bolla cinese ci attende:

meno debito us sottoscritto ...

meno consumi interni us ...

meno importazioni us da euro e cina ...

chi si fa avanti con la soluzione???

forse meglio navigare a vista.

Gigi (16/02/2010 12.15) n/a

Chiedete e vi sarà dato:ecco la soluzione.

Inflazione target un po' più alta e tassi di interessi nominali un po' più alti (almeno il doppio o il triplo degli attuali). Più una serie di altre cose che però sono dettagli...

Tutto ciò vorrebbe dire che il debito si sgretola un pò alla volta, i redditi (che invece andrebbero rivalutati e mantenuti) sembrerebbero aumentati (e un po' più di ottimismo non farebbe male) e la liquidità costerebbe un po' di più e quindi non se ne starebbe acquattata in un angolo della giungla finanziaria globale ad aspettare la vittima da sbranare.

Ovviamente inflazione pilotata (NON SELVAGGIA!!).

Pare strano ma negli anni settanta e ottanta con l'inflazione che galoppava (e nessuno la rimpiange) c'era più ottimismo e fiducia nel il futuro....

Lo dice, in modo e con termini diversi, Olivier Blanchard, che non è l'ultimo arrivato.

http://www.imf.org/external/pubs/ft/spn/2010/spn1003.pdf

ps.

Il nobel per l'economia potete darlo pure a lui....

Luca (16/02/2010 19.53)

Gigi: spero che la strada di Blanchard sia possibile (grazie della segnalazione). Gli anni settanta non erano male, ci ho fatto la maturità e buona parte degli studi universitari. C'erano conflitti aspri (medio oriente, lotte sindacali) ed è venuta fuori la crisi da stagflazione. Oggi abbiamo un'economia acciuffata sull'orlo della depressione, con squilibri finanziari enormi. La crisi può scatenare conflitti tra chi cerca di uscirne e non ce la fa.

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