Popolare di garanzia: guardiamo i fatti
Sun 20 Dec 2009, 09.27 Stampa
Leggendo gli stralci degli articoli del Gazzettino caricati nei commenti al
post precedente sul tema, ho sentito il bisogno di fissare per iscritto un paio di idee, nel polverone che si è sollevato dopo la messa in liquidazione coatta della BPG.
A mia memoria, è uno dei fallimenti bancari più tormentosi che si siano verificati in Italia. Ha coinvolto una banca unica nel suo genere, che non raccoglie depositi. Questo ha reso meno pressante l'istanza di chiamare a soccorso altre banche per salvarla, ma non è l'unica ragione del mancato salvataggio.
Purtroppo, nella sua breve vita la BPG ha bruciato tutto il suo cospicuo capitale, lasciando un deficit patrimoniale, pare, di 18 milioni. Ci è riuscita inanellando una serie di errori strategici, gestionali e organizzativi che hanno lasciato ben poco da recuperare nell'attuale struttura. Tutto quello che è stato aggiunto al precedente modello del Confidi Padova (poi Interconfidi Nordest) ha generato soltanto guai: costi fuori controllo, rischi concentrati e scadentissimi, piattaforme IT complicate e costose.
Per questo motivo, non ha senso recriminare sul mancato salvataggio. Si sente raccontare di diversi salvatori mancati, e di banche o supervisori cattivi che non li hanno lasciati andare avanti. E' soltanto il pretesto per scaricare su altri le responsabilità di una situazione compromessa.
Il tempo è prezioso, e basta appena per affrontare i problemi reali che la crisi ha aperto. Primo, per urgenza, il ricollocamento del personale. I sindacati si sono mobilitati e spero che si trovino interlocutori e soluzioni per dare al più presto una copertura economica e la tranquillità di un impiego alternativo ai cinquanta dipendenti. In banca, ma non solo, dato che molti di loro non nascono bancari. Magari alcuni hanno acquisito competenze utili per i nuovi 107, da completare con un apposito progetto formativo. E i nuovi 107 dovranno assumere sulle nuove funzioni. Non è una soluzione scontata, ma ci si deve pensare.
Secondo, ridare alle imprese socie il loro confidi, finalmente libero della bardatura del bizzarro modello di business della BPG. E qui ci vuole un progetto nuovo. Ricreare Confidi Padova? Alleanze con altri forti attori, veneti o di altre regioni? Tutto si può fare, ma ci vuole coraggio e volontà di rispondere esclusivamente ai bisogni delle imprese. E' un buon motivo per unire le energie e far convergere progetti, non trovate? E sul punto concreto del trasferimento del portafoglio sano di garanzie BPG si può chiedere un sacrificio alle banche, che adesso si trovano un mano un'assicurazione del rischio che non vale nulla, e potrebbero essere disposte a pagare una parte del premio occorrente per ripristinarla verso un nuovo assicuratore. E ovviamente chi ha portato i grandi rischi più critici se li riprende e a posto così.
Faccio un appello (scusate l'ardire) ai vertici di Confindustria a livello padovano, nazionale, di Federconfidi: non perdete l'occasione di questa crisi, per quanto traumatica. C'è molto da imparare. Avete davanti ai vostri occhi i frutti di una strategia concepita o avallata ai vertici delle strutture di rappresentanza, senza un vaglio severo della sua consistenza, della sua praticabilità, trascurando l'investimento nelle competenze, nelle persone, nella messa a fuoco dei problemi, delle opportunità e dei pericoli concreti. Guardate che molti progetti 107 nati con la stessa impronta rischiano una fine non meno ingloriosa. Ci sono poi la crisi, la stretta del credito, le difficoltà dei confidi, a rendere gli errori ancor meno perdonabili. Sono cose di cui parlare apertamente. Aspettiamo che ne parliate, magari sul vostro quotidiano che fino ad oggi non ha speso molte parole per questa storia.
Luca