Popolare di garanzia: guardiamo i fatti

Sun 20 Dec 2009, 09.27 Stampa

Leggendo gli stralci degli articoli del Gazzettino caricati nei commenti al post precedente sul tema, ho sentito il bisogno di fissare per iscritto un paio di idee, nel polverone che si è sollevato dopo la messa in liquidazione coatta della BPG.
A mia memoria, è uno dei fallimenti bancari più tormentosi che si siano verificati in Italia. Ha coinvolto una banca unica nel suo genere, che non raccoglie depositi. Questo ha reso meno pressante l'istanza di chiamare a soccorso altre banche per salvarla, ma non è l'unica ragione del mancato salvataggio.
Purtroppo, nella sua breve vita la BPG ha bruciato tutto il suo cospicuo capitale, lasciando un deficit patrimoniale, pare, di 18 milioni. Ci è riuscita inanellando una serie di errori strategici, gestionali e organizzativi che hanno lasciato ben poco da recuperare nell'attuale struttura. Tutto quello che è stato aggiunto al precedente modello del Confidi Padova (poi Interconfidi Nordest) ha generato soltanto guai: costi fuori controllo, rischi concentrati e scadentissimi, piattaforme IT complicate e costose.
Per questo motivo, non ha senso recriminare sul mancato salvataggio. Si sente raccontare di diversi salvatori mancati, e di banche o supervisori cattivi che non li hanno lasciati andare avanti. E' soltanto il pretesto per scaricare su altri le responsabilità di una situazione compromessa.
Il tempo è prezioso, e basta appena per affrontare i problemi reali che la crisi ha aperto. Primo, per urgenza, il ricollocamento del personale. I sindacati si sono mobilitati e spero che si trovino interlocutori e soluzioni per dare al più presto una copertura economica e la tranquillità di un impiego alternativo ai cinquanta dipendenti. In banca, ma non solo, dato che molti di loro non nascono bancari. Magari alcuni hanno acquisito competenze utili per i nuovi 107, da completare con un apposito progetto formativo. E i nuovi 107 dovranno assumere sulle nuove funzioni. Non è una soluzione scontata, ma ci si deve pensare.
Secondo, ridare alle imprese socie il loro confidi, finalmente libero della bardatura del bizzarro modello di business della BPG. E qui ci vuole un progetto nuovo. Ricreare Confidi Padova? Alleanze con altri forti attori, veneti o di altre regioni? Tutto si può fare, ma ci vuole coraggio e volontà di rispondere esclusivamente ai bisogni delle imprese. E' un buon motivo per unire le energie e far convergere progetti, non trovate? E sul punto concreto del trasferimento del portafoglio sano di garanzie BPG si può chiedere un sacrificio alle banche, che adesso si trovano un mano un'assicurazione del rischio che non vale nulla, e potrebbero essere disposte a pagare una parte del premio occorrente per ripristinarla verso un nuovo assicuratore. E ovviamente chi ha portato i grandi rischi più critici se li riprende e a posto così.
Faccio un appello (scusate l'ardire) ai vertici di Confindustria a livello padovano, nazionale, di Federconfidi: non perdete l'occasione di questa crisi, per quanto traumatica. C'è molto da imparare. Avete davanti ai vostri occhi i frutti di una strategia concepita o avallata ai vertici delle strutture di rappresentanza, senza un vaglio severo della sua consistenza, della sua praticabilità, trascurando l'investimento nelle competenze, nelle persone, nella messa a fuoco dei problemi, delle opportunità e dei pericoli concreti. Guardate che molti progetti 107 nati con la stessa impronta rischiano una fine non meno ingloriosa. Ci sono poi la crisi, la stretta del credito, le difficoltà dei confidi, a rendere gli errori ancor meno perdonabili. Sono cose di cui parlare apertamente. Aspettiamo che ne parliate, magari sul vostro quotidiano che fino ad oggi non ha speso molte parole per questa storia.

Luca

Commenti precedenti:


dipendente (20/12/2009 12.23) n/a

Come prossimi ex dipendenti della Banca di Garanzia (devono solo decidere quanti giorni di agonia ancora concedeci) non possiamo che ringraziare il Commissario Marchesini della serietà che ha dimostrato in questi mesi di sofferenza e per quello che ci ha insegnato, chi gli è stato accanto nelle battaglie quotidiane per organizzare il rilancio della banca sa bene la verità e che la banca fallisce perchè Antonveneta o meglio MPS voleva la fine di BPG!

I giornali locali hanno pubblicato anche ieri le solite falsità per asservire questo o quel personaggio e nel frattempo noi "moriamo" nell'indifferenza di tutti.

L'insediamento dei commissari, tra l'altro Manente era già nell'amministrazione precedente anche se si è visto ben poco e..., è stato traumatico per i dipendenti: non si sono neppure presentati nè alzati. Parlavano tranquillamente seduti trasparendo la loro indifferenza per noi.

La poca serietà dimostrata dai giornalisti nei sette mesi di agonia giungendo a scrivere schifezze inventate hanno completato la nostra rovina.

Anche alcuni colleghi, che altrattanto strumentalmente a tutela del fondo schiena dell'ex amministratore e/o per interessi loro hanno scritto falsità dovranno riflettere.

Speriamo che la giustizia degli uomini faccia in fretta il suo corso e se non sarà così, confidiamo in quella divina che raggiungerà tutti.

Buon Natale alle persone serie che hanno tentato di aiutarci ed anche a noi anche se sarà un Natale in tono minore.

L. S. M.

Luca (20/12/2009 12.49)

Personalmente, non sono indifferente, avendo tra l'altro conosciuto diversi suoi colleghi.

E' probabile che nello sviluppo delle crisi e nell'amministrazione straordinaria abbia prevalso la preoccupazione di difendere persone o patrimoni, anche perché sono stati commessi errori di gestione o forse peggio.

Adesso però in primo piano ci siete voi. E giustamente esigete delle risposte. Vedrà, qualcuno risponderà e si troverà un punto da cui ripartire, non è un caso da arrivederci e grazie.

Buon Natale!

Sapio (20/12/2009 13.41) n/a

Bravo Luca !!!!!

Nostradamus (20/12/2009 22.48) n/a

Evoluzione inquietante ma largamente prevista e anticipata. Il "sistema" è rimasto indifferente ! La continua ricerca di evoluzione nell'agevolazione dell'accesso al credito porterà altri casi come questi poichè sono pochi quelli che simulano gli effetti a medio termine prefigurati in scenari dinamici e soprattutto critici. Per capirci meglio torniamo indietro alle discussioni che preludevano la legge quadro e ad alcune premesse sulla BPG cito premesse storiche :

"Il battistrada in questo percorso è stato Interconfidi Nordest che nel gennaio 2007, dopo trent■anni di esperienza si è trasformato in Banca Popolare di Garanzia. Ma una strada analoga è stata intrapresa da Eurofidi che, in vista della sua trasformazione in banca di garanzia, già nel 2005 ha modificato la sua forma giuridica da consorzio a società consortile per azioni. Si tratta di due dei principali soggetti che utilizzano il Fondo di Garanzia per le Pmi gestito da MCC, collocandosi rispettivamente terzo e primo nella classifica dei maggiori richiedenti

Con l■ambizione di colmare il deficit di prossimità con il territorio che le concentrazioni bancarie stanno determinando, la Banca Popolare di Garanzia vuole assumere un ruolo centrale nelle relazioni con partner come Assicurazioni, Banche, Confidi e Pubblica Amministrazione, ricoprendo il ruolo di info-mediario tra la tradizionale banca commerciale e l'impresa.

L■obiettivo è quello di fornire alle banche strumenti di monitoraggio del rischio che assorbano meno risorse economiche, migliorino i requisiti patrimoniali e consentano la liberazione di capitale, oltre che a risolvere le asimmetrie informative. Ciò significa, tra l■altro, sviluppare una relazione più diretta tra "capitale" e "rischi assunti", dove la garanzia mitighi il rischio e aumenti la qualità dei crediti di firma."

Mah sulla carta c'erano tutti gli imput strategici, gestionali e organizzativi !

Nel medio periodo cosa non funziona e cosa non funzionerà anche nei 107 . Iniziamo a simulare scenari critici e testiamo sui dati di bilancio. Reggono e reggeranno ? Quanti e a che prezzo ?

Sapio (20/12/2009 23.31) n/a

Acquistare una garanzia non agevolata da un Confidi 107 o Banca di Garanzia può costare meno che acquistarla direttamente in banca? Assolutamente no salvo qualche rarissimo caso di asimmetria informativa. Infatti c'è di mezzo una doppio costo di valutazione !!! Ma è l'accesso al credito che conta, è la risposta. Ma questo può valere solo per aziende piccolissime, non per le altre. E allora? BPG è solamente l'inizio, altri 107 seguiranno....

Gigi (21/12/2009 01.13) n/a

Banche se siete all'ascolto: alzate i tassi alle aziende (non più) garantite da BPG. E' la dura legge del price at risk.... (più risk, più price).

Luca (21/12/2009 01.30)

Nostradamus (tocco ferro): il passo che citi è un saggio esemplare di idee-palloncino gonfiate di elio che salgono in cielo, se non scoppiano prima. Belle parole, per carità, ma senz'anima. Altro che input strategici, gestionali e organizzativi: dove sono la specificità, la concretezza, l'utilità per qualcuno?

Sapio, sono reduce dalla prova su strada di un modello di bilancio previsionale dei 107. Mi ha confermato quello che si sapeva: l'equilibrio c'è se le commissioni coprono costi operativi e perdite attese, e poi c'è il problema del patrimonio da raccogliere e/o da remunerare perché sia adeguato e cresca. Basta fare due conti. Per farli quadrare servono risorse pubbliche certe e messe in bilancio in modo chiaro. Quante? Dipende da quanto vogliamo essere generosi nel pricing rispetto al rischio, e quanto siamo capaci di comprimere i costi di struttura, e di evitare perdite inattese: i pacchettoni - o polpettoni (avvelenati) - da una milionata e più sono la ricetta sicura per schiantarsi, ma in genere c'è una regola di frazionamento (numerosità minima di posizioni e importo massimo unitario) da tarare sulle dimensioni del confidi, chi non la rispetta gioca alla roulette russa.

Fare garanzie per aiutare le Pmi ad avere credito non è un lavoro straganzo. Però è ricco di contenuti interessanti, professionalmente e umanamente. E richiede la dedizione, l'efficienza coraggiosa e lo spirito di corpo di una brigata alpina. Può attrarre capacità e talenti.

C'è poi l'idea della consulenza e del business office, che darebbe margini senza rischio di credito. Quant'è nebulosa ancora, e quanto lontana dalle intenzioni di chi potrebbe svilupparla! Ma con la finanza che diventa questione vitale per le aziende, ci sarà ben un modo per dare un servizio che vale più di quel che costa.

Oracolo (21/12/2009 09.03) n/a

L'idea di base era che il credito di firma come business potesse stare in piedi da solo. E le scelte, strategiche, operative, di mercato, di struttura, son derivate da quella prima visione.

Poi un po' di cose non hanno funzionato. Ricordo solo che buona parte del gruppo dirigente che ha fatto fallire la banca in due anni è costituito dalle stesse persone che per più di venti anni han fatto crescere il confidi. Gli errori si pagano.

Per quello che è la mia conoscenza, legata ai confidi industriali, non ce n'è uno che possa stare in piedi senza aiuti pubblici. Forse qualche anno fa con una diversa congiuntura, ma adesso?

Resta poi da vedere quanto gli adempimenti normativi richiesti ai 107 alzino l'asticella del break-even (ben oltre i 75 milioni a mio parere). Ne vedremo ancora delle belle, ne sono convinto.

Non cristallina infine l'azione di Banca d'Italia, che da un lato pone dei forti vincoli alla cessione, e dall'altro non esercita una "moral suasion" adeguata sul sistema. Se un mercato è amministrato lo deve essere in tutti i sensi.

Luca (21/12/2009 09.32)

Interconfidi Nordest era una realtà dinamica, e ho imparato molto dalla loro esperienza quando mi sono accostato alla materia confidi. Il loro direttore, poi AD di BPG, aveva idee interessanti, e sentiva stretto lo spazio operativo di un confidi. Le idee interessanti si sono poi materializzate nel progetto industriale di BPG, che dava da pensare per un semplice motivo: non esiste al mondo, a mia conoscenza, una banca con quel modello di offerta, che tra l'altro doveva continuare la mission del confidi. Esistono società di assicurazione crediti, società di factoring, ma ognuna ha un suo specifico mix di attività di risk/taking e servizio e hanno punti di break even molto alti.

Che un team di estrazione confidi, fatto anche di gente in gamba, possa lanciare un nuovo business finanziario o professionale con le sue sole forze è una scommessa ardita, che purtroppo BPG non ha vinto. L'expertise bancaria è affluita più agli organi di governo che alla struttura. E gli stakeholder di estrazione industriale, affascinati dall'idea di fare i banchieri, non hanno aiutato a tenere i piedi per terra. Questo è il mio umile parere, per quello che ho potuto capire dall'esterno.

Tom (21/12/2009 09.40) n/a

Concordo con molti dei punti da voi trattati, permettetemi alcune riflessioni, che vorrei condividere con voi. Innanzitutto la liquidazione di BpG è una pagina nera per noi tutti. E' la dimostrazione che le cose stanno cambiando, anche nella gestione delle garanzie, anche se molti non sen ne sono ancora accorti. Molti di voi dicono che altri "futuri" 107 faranno la stessa fine, purtroppo condivido anche questo, ma imputo tale responsabilità a BdI. Il team di iscrizione al 107 non ha nessun legame con il team della vigilanza. Credo che per un organo serio come BdI, l'iscrizione non dovrebbe essere valutata dalla semplice corretta compilazione della domanda e dalla fornitura di dati aggiornati, questa è solo forma. Se non vogliono altre liquidazioni vadano a fondo nei progetti, la maggior parte non sta in piedi,...mi spiace ma è così. Se me ne rendo conto io è possibile che non lo capiscano in BdI....francamente non credo.

Infine vi domando cosa pensate degli amministratori dei confidi, in termini di competenze....e di trattamento economico??? Uno dovrebbe essere la misura dell'altro, perche per BdG e per tutti gli altri confidi è questo il petitum.....

Infine un abbraccio a tutti i dipendenti di BdG, spero che almeno il vostro sacrificio insegni qualcosa!

Sapio (21/12/2009 10.49) n/a

Se siamo d'accordo che non c'è spazio per garanti senza aiuti pubblici, allora dovremmo spostare il dibattito sul sistema più efficiente di fornire aiuti alle imprese. Io insisto nella replica su base locale del sistema seguito dal FCG. La regione garantisce direttamente ma si protegge prestanziando un fondo a copertura della PA e della PI e lo da in amm.ne ad un Confidi (ad un Confidi non a più Confidi). Qust'ultimo opera nel rispetto di normative chiare (onde evitare concessioni clientelari) e blocca ad ogni concessione il 12% del garantito. Il compenso richiesto deve essere reso noto sotto forma di Taeg e sommabile a quello della Banca onde permettere alle imprese di calcolare la convenienza dell'operazione.

Tom (21/12/2009 11.07) n/a

Sapio, quello che tu proponi è il modello di garanzia tedesco, e funziona benissimo.

Però vai tu a dire ai 450 Presidenti e magari 1.500 Consiglieri di cercarsi un altro posto...........

Sapio (21/12/2009 11.25) n/a

Tom, ma allora ha ragione chi dice che oggi i Confidi sottraggono risorse alle imprese e non ne danno. Sono le risorse necessarie ad alimentare i 450 Presidenti ed i 1500 Consiglieri, le burocrazie etc. ed infine a dirottare gli aiuti sulle imprese amiche, ovviamente perché giudicate meritevoli....

Tom (21/12/2009 11.47) n/a

Senza retorica, una grossa parte della loro attività va in questa direzione. E vale, in modo più o meno rilevante, per tutti i confidi. Una riorganizzazione organica nazionale dei confidi permetterebbe una maggiore efficienza ed un minore investimento di capitali. Ci sono molte esperienze positive di schemi di garanzia efficiente nel mondo.

Ma in realtà a chi interessa una riorganizzazione del mondo confidi? ....a noi due e a pochi altri!

Luca (21/12/2009 12.06)

Tom: il Servizio competente della Banca d'Italia è sommerso di domande di iscrizione, e ne arriverà un nuovo consistente pacchetto nei prossimi giorni (anche per colpa mia). Ci sono due scadenze: una assoluta (il 31/12/2009) e una relativa (i 120 giorni dalla domanda). Temo che le tue giuste preoccupazioni siano messe in ombra da questo drammatico problema di espletamento di una procedura amministrativa. I cinici dicono che è come iscriversi ad Harvard: facile essere ammessi come matricole (a differenza del MIT che fa prove di selezione severissime), ma altrettanto facile abbandonare al primo anno. I confidi che vogliono fare sul serio devono smettere di lamentarsi aspettando che arrivi qualcuno che gli dica cosa fare (o che lo faccia al posto loro), e lavorare, lavorare, lavorare (e prima, studiare, studiare, studiare). La presenza dei 450 + 1500 non favorisce questo clima, è questo il motivo per cui sarebbe il caso di fare selezione anche lì. Basterebbe un esamino (non un corso!) sulla conoscenza dei capisaldi della normativa.

Tom (21/12/2009 12.15) n/a

Luca, concordo con quanto da lei tratteggiato. Tuttavia, insisto, meglio dire ad un confidi rientra sotto soglia 75ML, piuttosto che iscriverlo sapendo che non reggerà. Non vedo creazione di valore per nessuno, iscrivere e poi lasciare naufragare.

Boh, magari sono troppo ingenuo.

Articolo (21/12/2009 12.56) n/a

IL GAZZETTINO del 20/12/2009

Le banche ci hanno abbandonato

Ci attendevamo un sostegno dagli istituti locali, Cassa di Risparmio e Antonveneta

Chi ha ucciso la Banca Popolare di Garanzia? L■imperizia di un amministratore delegato? Qualche distrazione di troppo dei soci, diciamo così, di riferimento? Una gestione commissariale tutta da decifrare? Un sistema bancario che ha munto Padova e che ha testa, cuore, e soprattutto portafogli, lontano da Padova?

Questi ed altri interrogativi scuotono la Padova economica all■indomani dell■insediamento dei commissari liquidatori, e se anche le percentuali sono da definire, risulta evidente un concorso di colpe ampio ed articolato.

Progetto forte, epilogo sconcertante. Il professor Rosario Bonavoglia, padre del progetto di risanamento della Bpg (nella foto la sede) condiviso dalla Banca d■Italia e affidato nel maggio scorso al commissario straordinario Isacco Marchesini, non ha dubbi: ■La Banca Popolare di Garanzia rispondeva ad un bisogno vero, essenziale, di economie, come quella veneta ed in particolare padovana, con forti relazioni internazionali. Un organismo capace di svolgere un ruolo di garanzia all■estero è uno strumento essenziale che Confidi non poteva svolgere. Bpg è nata per questo, perfezionando intese con istituti di credito internazionali■.

Insomma, il progetto c■era. ■Al quale non ho creduto solo io ma anche la Banca d■Italia, come dimostra la concessione del commissariamento straordinario supportato da un piano di ristrutturazione e rilancio. Se non ci avessi creduto, avrei chiesto io la liquidazione■.

E allora, come si spiega l■epilogo? ■Sconcertante, davvero sconcertante ■ conclude il professor Bonavoglia - i soldi da ripianare erano pochi, e la Banca era ■ambientalmente■ risanata ed aveva imboccato la strada giusta per il rilancio■.

Un■operazione incomprensibile e soprattutto cinica, sottolineata con amarezza dal docente universitario: ■Un fallimento ■ stigmatizza - che ha buttato su una strada una cinquantina di famiglie■.

E le banche? ■Se non sostengono l■economia locale e strumenti come Bpg, le banche locali che altro fanno?■, si chiede il professor Bonavoglia. Interrogativo fondato e pertinente. L■ultima e concreta proposta d■interesse di Confidimpresa Trentina era stata condizionata dal commissario Isacco Marchesini della presenza di almeno due istituti di credito, che nella fattispecie dovevano essere la Cassa di Risparmio del Veneto ed Antoveneta, che all■inizio dell■anno sembrano disponibili ad entrare in una cordata con vecchi e nuovi soci. Ed invece, al momento decisivo, si sono defilate. ■In un momento di crisi acuta come questo - ha osservato ieri il presidente di Confindustria Francesco Peghin ■ ci saremmo aspettati un diverso atteggiamento■.

Un intervento, quello di Peghin, pacato nei toni ma duro nella sostanza, sia nei confronti delle banche che della gestione commissariale. ■Dal maggio scorso ■ ha ricordato ■ non siamo mai stati interpellati né coinvolti e, anzi, è diventato estremamente complesso anche avere notizie sul reale andamento del piano di salvataggio■. Più chiaro di così, da un presidente entrato nel cda della Bpg nel gennaio scorso quando la frittata era fatta, che ha subito chiesto trasparenza e a maggio, con l■intero consiglio, ha ceduto il comando al commissario?

Cinquanta posti di lavoro in fumo. Da tre mesi aspettano lo stipendio e adesso si ritrovano anche senza posto di lavoro. Come sempre, il primo conto arriva ai più deboli e per i 50 dipendenti Bpg si prospetta un Natale e ancor più un futuro difficile. Il presidente Peghin ha sottolineato che questo è il problema prioritario, e che Confindustria Padova ■ribadisce la piena disponibilità a collaborare per cercare di aiutare i dipendenti e le aziende■. Già da ieri sono iniziati approfondimenti sulle caratteristiche contrattuali dei dipendenti, che sembrano assimilabili a quelli del commercio. La richiesta dei sindacati è di attivare gli ammortizzatori sociali, a cominciare dalla cassa integrazione. La situazione è già stata segnalata al prefetto Ennio Sodano e all■assessore al Lavoro Massimiliano Barison, per l■apertura di un tavolo di trattative che potrebbe essere già operativo nei prossimi giorni.

Sapio (21/12/2009 13.47) n/a

Le banche non hanno alcun interesse ad entrare in un ente garante perché quest'ultimo opererebbe in concorrenza con la propria attività istituzionale (le banche vendono già garanzie, tutti i giorni). Se poi questo ente garantisse le loro esposizioni, allora le banche garantirebbero se stesse, finanziariamente inconcepibile. Inoltre è assurdo pensare ad un rilancio di un ente con 18ME di deficit patrimoniale. Si fa prima a fondarne uno nuovo rilevando il personale. Le banche (tutte, non solo Antonveneta e Cassa di Risp. Veneto)faranno già la loro parte accollandosi le perdite non più garantite.

Tom (21/12/2009 13.59) n/a

Anch'io la penso come Sapio. Al di la del legittimo disappunto per la chiusura di BdG e la perdita del posto di lavoro, quale sarebbe l'interesse per le banche ad entrare nel capitale di un confidi?

Ve lo chiedo perchè magari non ho colto qualche aspetto di rilievo.

Nicola e Gabriele (21/12/2009 15.22)

Le osservazioni del prof. Erzegovesi sono indiscutibili.

Anche le nostre esperienze professionali, più in piccolo, ci conducono purtroppo alle medesime conclusioni.

Alcuni confidi (come tante aziende operanti in altri settori commerciali) sono paragonabili a dei grattacieli senza fondamenta; se non si interviene in tempo sulla struttura portante, l'esito appare scontato, con riflessi drammatici soprattutto per i lavoratori.

E la struttura portante, che ne sta a base, è il vero cuore pulsante.

Servono allora professionalità, serietà, impegno e tanta voglia di lavorare . . . per il bene di tutti e mettendo la persona (e la famiglia) al centro di ogni nostra azione.

Senza offrire al riguardo soluzioni tecniche, l'enciclica papale veritas in caritate ci ricorda proprio questo e ci suggerisce la via d'uscita, senza mai perdere la speranza.

P.S.: per dirla alla Yourcenar (con la massima deferenza) ■. i confidi camminano su di un filo. I corsi che dovranno seguire non saranno quelli di un attore, ma di un acrobata.

Tom (21/12/2009 15.29) n/a

Nicola e gabriele, belle parole.......speriamo seguano i fatti. Ne dubito.....

gossip (21/12/2009 16.05) n/a

O tempora, o mores...

Poeti, sognatori ed encicliche...

Ma che razza di blog sta diventando...

Nessuno che voglia mettere fare utili al centro delle proprie azioni ?

Luca (21/12/2009 16.28)

Gossip: Nicola e Gabriele hanno preso un piccolo lapsus scrivendo "Veritas in caritate" anziché (come ha scrito il Papa) "Caritas in veritate": il fondamento vero della realtà è l'amore gratuito del Creatore. Quindi c'è molto realismo in questa affermazione. Ma il discorso ci porterebbe lontano.

Se qualcuno però dice che ha un certo motivo per impegnarsi e lavorare, là dove i professionisti latitano e traccheggiano, non è una cosa da prendere sul serio? Poi i discorsi lasciano come sempre il tempo che trovano, conta come uno si pone nella realtà. Rimandi il suo giudizio sui "sognatori" (come li vede lei) quando li vedrà in azione.

excelsus (21/12/2009 18.39) n/a

Auguro ai dipendenti di BPG un Sereno Natale ed un 2010 che li ripaghi di tante amarezze.

Sul merito ribadisco il solito concetto: nessun Soggetto Garante, sia esso Confidi e/o intermediario finanziario, può reggere nel medio/lungo periodo prestando solo garanzie ad assorbimento patrimoniale. Per cui, in attesa di un'auspicabile riforma organica del mercato delle garanzie, senza un'attività binaria non c'è futuro.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti i lettori del Blog.

Nostradamus (21/12/2009 19.47) n/a

Ricordo brevemente che il sistema dei confidi ha voluto la legge quadro. E legge quadro è stata. La legge ha stabilito limiti e parametri delineando chi potesse andare avanti e chi no'.

Infatti c'è chi è andato avanti e va avanti e chi no'. Ha poi normato l'evoluzione in 107 stabilendo limiti e regole o meglio stimolando BI a tirarle fuori. Dal 2003 ad oggi sono passati circa 6 anni e continuaiamo a sostenere riforme organiche e necessità "di orientarsi totalmente su consulenza e business office". A mè tutto questo, ma divago e la butto li' per far incazzare qualcuno, ricorda la famigerata despecializzazione nel sistema bancario . E' stata la riforma di business piu' ridicola che sia mai stata fatta negli ultimi vent'anni. infatti dappertutto si ritorna alla buona pratica di sportelli specialistici per comparto e per ...business !

Nicola e Gabriele (21/12/2009 20.56) n/a

Gossip: le nostre osservazioni sono solo il frutto delle nostre esperienze, anche dolorose.

E' giusto lavorare per fare utili ma bisognerebbe farlo nel rispetto di regole etiche e di sana finanza; senza dimenticare che i confidi dovrebbero perseguire principalmente fini mutualistici.

Alessandro Suskind (21/12/2009 22.44) n/a

Nostradamus, come la mettiamo col piano di riunificazione della rete di un noto gruppo bancario ora divisionalizzato? Chi ha creato sportelli specialistici per comparto? Le banche locali? O la tua è soltanto una profezia arcana?

Sapio (22/12/2009 06.58) n/a

La despecializzazione si cura ricreando i Mediocrediti e le Banche di credito speciale con raccolta e investimentii a lungo termine. Questo a cui stiamo assistendo invece è ancora u episodio di vecchia despecializzazione.

oracolo (22/12/2009 08.51) n/a

Con la trasformazione di interconfidi nordest in banca di garanzia il fine mutualistico viene perso, come anche i limiti territoriali di intervento. Ripeto: L'idea di base era che il credito di firma come business potesse stare in piedi da solo.

Se l'idea di business non sta in piedi non bastano le regole etiche, ci vuole il miracolo.

Luca (22/12/2009 09.16)

Oracolo: sono d'accordo, le regole etiche sono aria fritta. Lo stesso dicasi della mission mutualistica e del legame organico con le associazioni di rappresentanza.

La differenza la fanno le persone.

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