Convenzioni banche-confidi: urge restyling (e qualcosa di più)
Mon 23 Nov 2009, 11.55 Stampa
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questo post sono sollevate questioni legali di non poca importanza sulle convenzioni banca-confidi. A quanto ho capito (non sono un esperto) le forme contrattuali vecchie (sussidiarie con eventuale pegno o deposito vincolato di attività) e nuove (fidejussioni a prima richiesta) non hanno ancora una collocazione certa nelle fattispecie civilistiche. Inoltre, ci sono eventi contrattuali nelle fasi di pre-contenzioso e contenzioso che non sono puntualmente disciplinate dalle convenzioni: ad esempio, la cessione del credito a una società, magari estera, ad un valore inferiore al nominale, che effetto produce sul confidi garante? La garanzia di trasferisce col credito? Un altra incertezza riguarda la garanzia confidi assimilata a fidejussione: il confidi sarebbe in questo caso esposto ad azioni da parte di creditori o garanti diversi dalla banca convenzionata, se non ho inteso male anche relative a crediti diversi da quello oggetto della garanzia confidi. La mia confusione è frutto in parte della mia ignoranza in materia legale, ma penso che la farraginosità della materia ci metta del suo.
Ringrazio i visitatori che hanno contribuito al dibattito, e lo rilancio con tre osservazioni:
- raccolgo segnali di insoddisfazione sulle attuali convenzioni sia dal lato banche, sia dal lato confidi; parlo degli operatori più dinamici e impegnati, per i quali urge un lavoro di aggiornamento, di differenziazione (per le forme nuove, come fidejussioni e tranched cover) e di standardizzazione;
- ci sono anche forti resistenze a lavorare nel senso detto sopra, e anche queste stanno su entrambi i fronti, ovvero confidi e banche che non ci tengono più di tanto a migliorare le cose, hanno sempre fatto così, perché cambiare?
- a livello ABI è attivo un tavolo di lavoro sulle convenzioni confidi, e ha prodotto una bozza di convenzione tipo che va nella direzione auspicata; ho però la sensazione che i lavori procedano a rilento, motivo per cui ogni banca, e ogni confidi, che vuole innovare lo fa in autonomia; non so se giochino le trappole tipiche dei tavoli interaziendali o intersettoriali, ovvero le ambizioni egemoniche, il "non diamo vantaggi ai nostri concorrenti", la difesa degli interessi che prevale sulla presa in carico dei problemi e sul lavoro concorde e attento ai dettagli che serve per portarli a soluzione; smentitemi se sono malizioso, mi farete felice.
Insomma, per affrontare questo così come i molti problemi urgenti che riguardano i confidi e il credito alle Pmi serve un soggetto collettivo e uno spazio di lavoro che oggi non ci sono o funzionano poco. Qualche idea? Qualche proposta?
Luca