Ritorno al Glass Steagall: opinioni autorevoli
Thu 22 Oct 2009, 16.39 Stampa
Sul Sole 24 ore degli ultimi giorni sono usciti due pezzi interessanti sulla querelle che punta il dito contro le grandi banche internazionali (specie le ex-banche di investimento): la crisi non ha cambiato molto rispetto al punto dolente della commistione tra attività bancaria e trading. Il secondo è ripartito al galoppo nel 2009, complice un volume gigantesco di emissioni di bond (pubblici e privati) da collocare, con liquidità a prezzi da saldo per finanziare posizioni ad alta leva. Il tutto su bilanci salvati dalla disintegrazione pochi mesi fa a spese del bilancio degli Stati e delle Banche centrali.
L'articolo di Marco Onado del 20 ottobre (
Mai più una roulette bancaria), denuncia senza mezzi termini gli eccessi del "casino banking", ma è cauto nel suggerire un ritorno al passato. Cito un passaggio:
La situazione attuale richiede di evitare due scorciatoie opposte, ma con uguali possibili conseguenze negative sui principi essenziali del mercato e dell'autonomia imprenditoriale dei banchieri. La prima è quella della deriva verso una qualche forma di controllo amministrativo del credito, che noi italiani dovremmo essere gli ultimi a rimpiangere perché anche i più giovani sono in grado di vedere quali effetti devastanti ha prodotto. Come ha affermato il governatore della Banca d'Italia Draghi in parlamento, bisogna evitare «interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi. Il credito è, e deve restare, attività imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della validità dei progetti aziendali».
La seconda è quella di regole drastiche che impediscano alle banche ordinarie di svolgere attività d'intermediazione in titoli. Sarebbe la riedizione del Glass-Stegall Act di 70 anni fa, ma questa volta applicato a livello mondiale. Un taglio gordiano sulla cui efficacia l'analisi economica è molto scettica e che soprattutto appare assai difficile da realizzare nel momento in cui la securitisation ha reso il rapporto fra banche e mercati finanziari non più di alternativa, ma di complementarietà.
Per realizzare lo stesso obiettivo, si può intervenire con gli strumenti tradizionali della vigilanza prudenziale e aumentare significativamente i requisiti di capitale per i rischi come quelli di mercato e di liquidità collegati all'attività finanziaria in senso stretto. Si può intervenire spostando una parte significativa degli strumenti derivati verso i mercati regolamentati, in modo che il rischio di controparte possa essere immediatamente calcolato e coperto. Insomma, l'attività speculativa non si può eliminare dal mondo finanziario, ma si può controllare e soprattutto si può fare in modo che gli speculatori lavorino fondamentalmente con i soldi propri e non con quelli degli altri.
Sulla terapia sono invece molto più drastici
Paul Volcker (ex presidente Fed) e Mervyn King (governatore della Bank of England), secondo i quali il gioco della rincorsa ai trader da parte delle autorità è una gara sfiancante e persa in partenza (dalle seconde e dalla collettività). Afferma Volcker:
«Le banche esistono per servire il pubblico ed è quello su cui si dovrebbero concentrare. Le altre attività provocano conflitti di interessi e rischi. E se si cerca di controllare questi rischi con una supervisione più mirata si creano frizioni e difficoltà e alla fine si fallisce»
Io d'istinto sto con Volcker. Mi scoraggio però quando cero di immaginare un percorso di ritorno alla semplicità del passato. Come quando penso che dovrei convincere i miei figli a mettere da parte la XBOX o il Nintendo DS per non dissipare tempo prezioso. Un'impresa.
Che sia il caso di tornare alle maniere forti, dall'una e dall'altra parte?
Luca