Studio di Columba, Gambacorta e Mistrulli sui confidi pubblicato nei BIS Working papers
Wed 14 Oct 2009, 00.33 Stampa
Anche a Basilea si interessano di confidi, e lo dimostrano con la pubblicazione nella collana "BIS Working papers" di uno studio di Francesco Columba (Banca d'Italia), Leonardo Gambacorta (BIS) e Paolo Emilio Mistrulli (Banca d'Italia), dal titolo
Mutual guarantee institutions and small business finance. Degli stessi autori Bancaria (rivista ABI) aveva pubblicato un articolo nel 2006 (“L’attività dei Consorzi di garanzia collettiva dei fidi in Italia”, (7-8), 84-96.).
Si tratta di un'analisi econometrica su dati risalenti al 2005, relativi ad un ampio campione di aziende artigiane o con meno di 20 addetti censite in Centrale rischi. In tutto 263.000 piccole imprese, di cui 46.000 (il 17 per cento) assistite da garanzia confidi (sono 600 i confidi considerati). Il modello statistico verifica se la garanzia influenza il costo pagato sui fidi in c/c, ritenuti l'indicatore più significativo di situazioni di asimmetria informativa nel credito alle Pmi.
Le conclusioni sono interessanti: (1) le aziende associate a confidi ottengono tassi significativamente inferiori a quelle non affiliate, aggiustando per le più importanti variabili esplicative; (2) al crescere delle dimensioni dei confidi, l'effetto sub (1) migliora fino ad un certo punto, ovvero oltre una soglia di nr soci (8.500 soci) il costo del credito tende ad aumentare con le dimensioni del confidi, in quanto si indebolisce la capacità di selezione degli associati e il peer monitoring, tanto da compensare le economie di scala; (3) i benefici di costo per i soci si riducono (udite udite) per garanzie prestate da confidi con maggiore disponibilità di fondi pubblici (e qui gli autori invocano un effetto di moral hazard).
Finalmente uno studio microeconomico rigoroso su questo settore. Non ho chiari alcuni aspetti tecnici, ad esempio se gli autori tengano conto del TAEG comprensivo delle commissioni di garanzia. I risultati meritano comunque attenzione, anzi, sarebbe interessante riapplicare il modello ai dati del 2008, o del 2009, per vedere quanto hanno potuto fare i confidi in un quadro di mercato più teso.
Il modello del confidi DOC, con legami stretti e vitali tra ente e soci, ma adeguatamente dimensionato, esce vincitore. I vantaggi che produce, meglio degli altri, nascono dal suo intervento nel rapporto con la banca. Sull'effetto dei fondi pubblici avete letto sopra.
Luca