Mucchetti su banca-impresa vs. banca-pubblico servizio
Mon 12 Oct 2009, 11.40 Stampa
Sapio mi segnala un
articolo di Massimo Mucchetti sul Corriere dell'11 ottobre, dove ci si domanda cosa sia peggio: uno Stato che torna ad attribuire un ruolo pubblico alle banche, con le protezioni e i condizionamenti che ne conseguono, o il modello di banca-impresa, soggetta a regole stringenti ma guidata da logiche di mercato. Cito il commento finale:
Quell' impostazione tendeva a portare il credito fuori da quella zona grigia dove, per tutelare il bene primario della stabilità del sistema bancario, era di fatto sospeso il controllo di legalità. Basti pensare che l' art. 10 della legge bancaria del 1936 lasciava alla Banca d' Italia il tempo di prendere i suoi provvedimenti prima di denunciare i reati scoperti nell' opera di vigilanza. Le banche, allora, tenevano perfino riserve fuori bilancio, occulte per i soci ma non per la Banca d' Italia che le avallava e monitorava ai fini della stabilità. La privatizzazione delle banche, indotta dall' Europa e codificata dalla Corte costituzionale, ha superato il regime lasco dell' art. 10 e il regime più restrittivo che ne è seguito. [...] Ma la privatizzazione e il Testo unico bancario del 1993, che ha aperto alla banca universale, hanno generato un mostro ben più terribile: mescolando il rischio di credito (tipico dell' attività bancaria) al rischio di mercato (tipico dell' attività finanziaria), hanno reso impossibile la sana e prudente gestione dell' uno e dell' altro. Qui è il nodo. Ed è un nodo troppo intricato per farlo sciogliere ai prefetti. O, peggio, al ceto dei banchieri che 17 anni fa catturò il regolatore.
Mano invisibile, mano pubblica, quale preferire? Prima di valutare chi ci deve mettere le mani per sistemare i difetti, sarebbe meglio ripensare il modello di banca perché ne produca di meno, a costo di farlo diventare meno eccitante.
Luca