Super Mario (pardon, Sapio) e Luigi su contributi in forma di garanzia e di abbattimento tassi
Sat 19 Sep 2009, 09.14 Stampa
Riprendo i passaggi salienti dal dibattito nato da questo
post sul disegno di legge abruzzese in materia di confidi:
Sapio: Ai politici hanno fatto credere che gli aiuti in forma di garanzia siano "migliori" di quelli in conto interessi. Mi domando se questo è scientificamente provato.
Luigi: Premetto che non sono un politico e non ho mai cercato di convincere un politico che gli aiuti in forma di garanzia siano migliori di quelli in conto interesse.
Semplicemente perché non c'è ne bisogno.[...]
I 500.000 euro che metto nei fondi rischi di un confidi o di una cooperativa artigiana, se ben gestiti, hanno un effetto moltiplicatore ed una capacità di rigenerarsi evidente e tale da assicurare un'efficiacia complessiva dell'intervento pubblico ben superiore rispetto alla concessione di contributi in conto interessi o interventi similari.[...]
In ogni caso consiglierei la lettura del Reg. CE 1998/2006 sugli aiuti di importanza minore "de minimis" laddove sul tema delle garanzie viene stabilito che 1.500.000 euro di garanzia valgono 200.000 euro di contributo. Il conto mi pare facile.
Sapio: Bene, partiamo da 1.500.000 E di garanzie = 200.000 E di contributo. Che significa ? Che l'impresa che riceve la garanzia ha un beneficio economico di 200.000 E ed il garante una pari spesa. Ma 1,5 mil è capitale, i 200 kE sono costi o ricavi. Il rapporto che i politici fanno e illude è 1.500.000/200.000=7,5, (alcuni arrivano a dire che può diventare 20) ma sono pere diviso mele. Ma allora se dare una garanzia di 1,5 mil equivale a dare all'impresa un beneficio di 200 kE dov'è la differenza? E' nel costo di distribuzione dell'agevolazione! Nel secondo caso, contributo in conto interessi, è molto più basso che nel primo perché c'è solo una valutazione (o se volete solo una burocrazia), quella della banca. Perché in Campania ci sono più Confidi che in Francia? Perché a gestire un Confidi le alte burocrazie ci guadagnano.
Dico la mia. Sull'efficacia moltiplicativa delle garanzie non mi ritrovo con la visione cartesiana di Luigi. Trovo che i calcoli sono ardui per un semplice motivo: l'efficacia dipende dal rischio, il rischio ex ante (su cui la banca valuta il beneficio atteso dall'attenuazione del rischio, e quindi decide di erogare credito che non avrebbe dato, e magari farlo pagare meno) e il rischio ex post (quanto effettivamente può trasferire delle sue perdite, senza far fallire il confidi). Nel dibattito in tema di azioni pubbliche, ci si ferma, quando va bene, al rischio ex ante. Con i contributi in conto interessi si agisce sul costo, ma non si affronta esplicitamente quello del merito di credito e del suo rafforzamento. Diventano finanziabili le imprese che non avrebbero retto il peso degli oneri finanziari di mercato, ma reggono gli interessi abbattuti dal contributo.
Nella sostanza, da quanto ho riscontrato sul campo, non concordo con Sapio nel ritenere le banche da sole trasferiscono meglio alle imprese il beneficio degli aiuti pubblici: un soggetto terzo che valuta il rischio "dalla parte delle imprese", se ne accolla una parte (mutualisticamente) e negozia con le banche ci vuole. Spesso, però, nemmeno i confidi sono bravi a svolgere questo ruolo, tant'è che spesso intervengono consulenti, mediatori creditizi, etc, o l'impresa finisce nella rete dell'usura.
OK, riapriamo il dibattito.
Luca