No confermato alla commissione di massimo scoperto, sì alla commissione sul fido, ma con un tetto
Sat 27 Jun 2009, 11.15 Stampa
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Sole 24 ore di ieri:
Vittoria a metà per le banche nella trattativa con il governo per modificare le commissioni di massimo scoperto. Il regime viene modificato e non cancellato come prevedeva la prima bozza del decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri. Nell'ultima versione del testo, come IlSole24Ore.com è in grado di anticipare, si stabilisce che «allo scopo di accelerare e rendere effettivi i benefici derivanti dal divieto della commissione di massimo scoperto... l'ammontare del corrispettivo omnicomprensivo... non può comunque superare lo 0,5 per cento, per trimestre, dell'importo dell'affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione». Una netta inversione di rotta rispetto all'orientamento iniziale che prevedeva la «nullità» di tutte le eventuali clausole con lo stesso scopo o finalità della commissione di massimo scoperto. Da registrare, tuttavia, la riduzione dell'importo massimo applicabile rispetto alle percentuali massime applicate fino ad oggi dagli istituti di credito.
Proprio ieri un visitatore mi segnalava un'
interrogazione parlamentare sull'argomento, nella quale si segnalava che
gli istituti di credito hanno effettivamente abolito la commissione di massimo scoperto, ma hanno introdotto nuove spese, con nomi molto fantasiosi: «commissione per istruttoria urgente», «commissione per scoperto di conto», «recupero spese per ogni sospeso», «onere per passaggio a debito nel trimestre», «commissione manca fondi», solo per citarne alcuni
La risposta del sottosegretario Molgora precisa quanto segue
Per quanto riguarda le nuove clausole applicate dagli istituti di credito, si è dell'avviso che qualora le stesse, nonostante il nomen formale, abbiano sostanzialmente la stessa funzione della commissione di massimo scoperto, esse debbano ritenersi nulle, in quanto non conformi alle limitazioni di cui all'articolo 2-bis, comma 1, del citato decreto-legge n. 185 del 2008.
Sulla questione, la Banca d'Italia, tramite la Segreteria del Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio, ha comunicato di aver richiamato più volte l'attenzione del sistema bancario sull'esigenza, di procedere alla sostituzione della commissione di massimo scoperto con forme trasparenti di remunerazione commisurate all'importo del fido, come avviene in altri Paesi.
Con riferimento alla consultazione, recentemente conclusasi, sul documento recante «Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi ai sensi della legge sull'usura», si è consolidato l'orientamento teso a includere la citata commissione e gli oneri previsti per i passaggi a debito di conti non affidati nel calcolo del Tasso Effettivo Globale.
Il fatto che la CMS e gli oneri accessori di un fido in c/c siano materia di legge la dice lunga sulla maturità del mercato dei servizi bancari in Italia. Non esiste già una normativa sulla trasparenza e sul TAEG? Non c'è concorrenza sul mercato? I clienti non sono capaci di analizzare le condizioni?
Guardiamo agli aspetti pratici del problema. Un'impresa ha un fabbisogno finanziario stagionale o erratico: le serve un buffer di liquidità. Può detenere riserve (finanziate da capitale netto o debiti a medio-lungo) o disporre di un fido in c/c. Nel primo caso ha un costo opportunità pari alla differenza tra il costo dei fondi durevoli e il rendimento della liquidità. Nel secondo no. E' chiaro che le può convenire il fido in c/c anche se la banca le applica una commissione sull'accordato o sul non utilizzato; il 2% annuo massimo di cui si sta discutendo (0,5% al trimestre x 4) non è fuori dal mondo. La valutazione non è banale, l'onerosità reale dell'eventuale commissione sul fido dipende dal profilo temporale atteso degli utilizzi, dal tasso sullo scoperto di c/c, dal costo opportunità delle riserve liquide. La vecchia CMS, la cui spiegazione era cavallo di battaglia delle mie esercitazioni di tecnica bancaria, è un meccanismo bizantino che impatta in maniera casuale sul costo effettivo del credito. Ben venga una commissione più semplice sull'accordato. Se il cliente utilizza il conto sempre al massimo del fido, l'effetto è quello di una maggiorazione di tasso. Negli altri casi, sarà confrontata con il costo delle soluzioni alternative.
Il vero problema è che le aziende, salvo eccezioni, non programmano la tesoreria e non calcolano il TAEG conseguente. E molte banche pescano margini in queste acque scure. Insomma, poco mercato, poca finanza, molto contenzioso negoziale e legale. Serve più trasparenza all'interno delle imprese e nei rapporti con le banche. Non basterà a sconfiggere la stretta creditizia, ma farà perdere meno tempo in chiacchiere più o meno solenni.
Luca