Morandini: €5md per il fondo di garanzia Pmi. Passera: scrivetemi un'e-mail e troveremo le soluzioni
Sat 14 Mar 2009, 10:51 AM Stampa
Vibrante resoconto in terza del Sole di oggi dal convegno Piccola industria a Palermo. Giuseppe Morandini, presidente della "Piccola" (ripreso in questa
news):
E' la liquidità la priorità numero uno: le aziende, spiega Morandini, hanno bisogno di ristrutturare il debito, di rimodulare le scadenze dei mutui, di razionalizzare la gestione finanziaria. E allora serve un fondo di garanzia con almeno 5 miliardi di dotazione, in modo da creare per le banche, grazie anche ai Confidi, le condizioni per immettere almeno 80 miliardi di liquidità nel sistema.
Corrado Passera:
"Possiamo fare qualche errore, ma quando giro per le nostre filiali sul territorio dico sempre di andare avanti, di crescere con le imprese." E a riprova, l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo scandisce ad alta voce la sua e-mail "Scrivetemi, i problemi ce li risolviamo tra di noi".
In prima pagina, Fabio Pammolli (Università di Firenze) evidenzia il rischio dell'avvitamento per carenza di liquidità di Pmi altrimenti solvibili. Lui pure invoca un rafforzamento del Fondo centrale di garanzia Pmi (€5md per €50md di credito, moltiplicatore 10 a 1), procedure più semplici per trasformare i confidi in 107, canalizzazione sul Fondo centrale di risorse regionali. Agendo anche a monte sullo smobilizzo dei crediti verso la PA con interventi di SACE e Cassa DDPP.
Le garanzie sui consolidamenti sono uno strumento adatto in questa fase per molte aziende. Non so se servono 80 o 50 miliardi di credito garantito, e se bastano 5 miliardi di fondi pubblici per coprirne i rischi (un moltiplicatore di 16 a 1 è troppo alto oggi, 10 a 1 è più congruo, ma basta per convincere il Tesoro a dare la garanzia di ultima istanza?). Molte imprese sono però già oltre lo stadio curabile con debito più lungo: possono essere mantenute in attività (non tutte, beninteso), ma hanno bisogno di iniezioni di capitale netto, di parziale cancellazione del debito, o di un mix delle due cose. Lo stsso risultato si può ottenere con fusioni e cessioni di rami d'azienda (Morandini ha detto: "abbiamo ottenuto le agevolazioni fiscali sulle aggregazioni, allora usiamole"). Non dimentichiamoci di questi imprenditori, e impegnamoci a progettare dei rimedi che facciano leva su risorse pubbliche e private, denaro e consulenza. Occorre fare presto.
Se l'unico intervento sulla struttura finanziaria passa dal credito rischiamo di appoggiare il passo su due punti cedevoli: (a) i fondi di garanzia, meno robusti con tassi di default in crescita, non convincono le banche e si consumano in fretta; anche i confidi 107 non potranno fare miracoli o creare patrimonio dal nulla; (b) il consolidamento del debito non risolve il problema di EBIT calante e interessi crescenti. Avvertiti di questa doppia inefficacia, banchieri e confidi potrebbero (penso che lo abbiano già fatto) limitare l'intervento alle imprese meno bisognose. E' giusto aiutare queste a mettersi in sicurezza, ma non lasciamo le altre alla deriva facendo finta di avere fatto tutto il possibile.
Luca