Piano di risanamento per la Banca popolare di garanzia
Thu 19 Feb 2009, 08:33 AM Stampa
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MF di ieri si parla di un incontro presso la Banca d'Italia di Venezia nel quale si è discusso della situazione non rosea della
Banca popolare di garanzia, l'intermediario nato dalla trasformazione di Interconfidi Nordest, il confidi padovano di area Confindustria. Il CdA dell'istituto, presieduto da Rosario Bonavoglia, ex dirigente della Banca d'Italia, ha ritirato le deleghe all'Amministratore delegato Giampalo Molon, già direttore generale di Interconfidi NE. La gestione 2007 aveva chiuso con una perdita di €3,4mn, che è aumentata nel 2008.
I nuovi vertici avranno il compito di traghettare la Banca verso un assetto più stabile in questa difficile situazione di mercato. La Popolare di garanzia era partita con un piano strategico molto ambizioso: quello di affermarsi come "banca di firma" a livello nazionale, cambiando decisamente rotta rispetto al suo passato di ente di garanzia collettiva. Probabilmente qualcosa non ha funzionato, vuoi la stima del potenziale di mercato, l'eccessiva incidenza dei costi di struttura e forse anche la qualità del credito.
Spero che l'istituto, nel quale conosco diverse persone giovani e brave, trovi presto la strada per il rilancio.
Luca
PS 20/2 Riprendo un mio commento da un precedente post in cui si discuteva del rischio insolvenza dei confidi; un commentatore misterioso (Antonio) citava il caso di Padova come emblematico dei problemi di rischio credito che altri confidi potrebbero avere. Penso che il caso della Popolare di garanzia sia atipico: è un intermediario che nasce del mondo confidi, ma molti dei suoi problemi sono nati dalla scelta strategica di differenziarsi verso un modello di banca di firma che non era chiaro e immediatamente praticabile, e che richiedeva una massa critica non facile da raggiungere. Problemi quindi di break-even prima che di sofferenze (non escludo che la pressione a fare volume abbia fatto abbassare la guardia sulla qualità del credito). Il caso della banca padovana è però un monito per i confidi che stanno affrontando la trasformazione in 107: su scala più ridotta, e con costi di struttura più bassi, potrebbe innescarsi un meccanismo analogo. Con l'aggravante di coinvolgere un maggior numero di intermediari, con impatti sistemici.