Fondo regionale di "riassicurazione" per le Pmi piemontesi

Tue 10 Feb 2009, 12:01 PM Stampa

Da una news ASCA:
Grazie a una dotazione di 40 milioni di euro viene costituito un fondo di riassicurazione (10 milioni ad Artigiancassa per le imprese artigiane e 30 milioni a Finpiemonte per il resto delle pmo). L'attivazione avverra' nei prossimi giorni sulla base di un regolamento in fase di definizione con i confidi e con gli istituti bancari. ''La riassicurazione che verra' effettuata dalla Regione al sistema dei confidi, che a sua volta permettera' un innalzamento delle garanzie al sistema finanziario - ha dichiarato il vicepresidente e assessore all'Artigianato, Paolo Peveraro - consentira' alle piccole e medie imprese di poter accedere piu' agevolmente al credito a condizioni migliori e in tempi certi.[...]
''La Regione - ha precisato l'assessore all'Industria, Andrea Bairati - si e' mossa fin da subito, quando ancora gli effetti della crisi erano difficili da prevedere. Con il provvedimento approvato oggi dalla Giunta sosteniamo il sistema delle imprese, favorendone la stabilizzazione finanziaria e consentendo ai Confidi di migliorarne le condizioni di accesso al credito, attraverso la possibilita' di offrire una garanzia maggiorata, fino all'80%, sostenuta da una consistente riassicurazione fino al 70%''.

Luca

Commenti precedenti:


sapio (10/02/2009 12.28) n/a

Basilea2 compliant ? Probabilmente no (i fondi di dotazione non sono eligible a meno che non siano posti a fondo vincolato/pegno a copertura della prima perdita di operazioni tranched cover), ma pretenderanno ugualmente lo sconto.

Ma i politici lo vogliono capire che il mondo è cambiato? Ora c'è Basilea 2 !!!

Antonio (10/02/2009 12.51) n/a

Qualcuno sa dire qual cap di copertura su tale fondo è assicurato ai confidi?

Ceretto Massimo (10/02/2009 13.01) n/a

Il Fondo Regionale non è Basilea 2 compliant, il cap è 8% infatti il moltiplicatore è 12,5.

sapio (10/02/2009 13.39) n/a

Non è che se il fondo fosse stato 25%, allora sarebbe stato compliant. Per essere compliant doveva coprire esposizioni per 500 ME sperando di perdere solo 40 ME, anche se poteva perderne di meno od anche molto di più in funzione del rischio del portafoglio. E' la regione che doveva assumersi il rischio di credito di tutti i 500 ME, magari imponendo alle banche dei limititi di settore e di importo. Alternativamente doveva coprire la prima perdita o cap (come fa Eurofidi) lavorando con banche IRB. Regioni e Confidi non si vogliono rassegnare a dare garanzie eligibili!

E le banche non hanno la forza (né la conoscenza) per spiegarglielo e/o imporglielo.

Antonio (10/02/2009 15.26) n/a

A prescindere dal Basilea Compliant, di cui condivido l'analisi, secondo me è fondamentale il cap del secondo grado:

- i rischi se li assumono i confidi anche al'80%: è ben diverso assumersi un tale rischio con cap 2%, 8% o 25%

- nel primo caso vengono garantite solo aziende ottime (il fondo non serve a niente in questo momento), nel terzo caso i confidi possono garantire anche le aziende rischiosissime (in una situazione difficile come quella odierna, importnate per garantire anche operazioni molto rischiose)

Fabio (10/02/2009 15.56) n/a

Una domanda che pongo al Professore e ai lettori del blog:

Se la dotazione di 40 milioni di Euro, invece che così destinata (garanzia ai Confidi), fosse destinata direttamente a copertura delle prime perdite "cap rate" di ogni singola banca (mediante depositi vincolati/pegni distinti chiaramente per singola Banca a beneficio oguna del proprio portafoglio) a fronte però di un portafoglio di finanziamenti non omogeneo (diverse durate, diversi piani di rimborso, scadenze, ecc.), per le banche IRB potrebbe essere valorizzata ? E per le banche non IRB che in ogni caso avrebbero a pegno un "cap rate" ?

Con l'occasione, se non ho frainteso il post di Antonio, egli ritiene che sia importante fissare un tetto massimo di perdita a carico dei Confidi (cap rate) in modo che gli stessi possano garantire anche operazioni più rischiose. In tal caso, è ciò che da tempo sostengo e condivo pienamente; diversamente, chiedo ragguagli.

sapio (10/02/2009 16.03) n/a

Se anche il fondo fosse al 25% ma il portafoglio medio fosse CCC, il fondo sarebbe insufficiente. Dipende dal rapporto fondo/rischio medio PONDERATO non dal moltiplicatore rischio NON PONDERATO/fondo . Quello di riferirsi al moltiplicatore e'un errore in cui incorrono i politici che non hanno capito cosa è cambiato con Basilea2.

sapio (10/02/2009 16.12) n/a

A Fabio: un fondo limitato può essere solamente depositato presso banche IRB, in grado di valutare il Kirb= PAttese(notate il plurale) + PInattesa, come copertura della prima perdita. Se il fondo uguaglia il Kirb allora la quota residua del portafoglio viene ponderata dalla banca al 7% che assorbe 7%x8%=0,0056 di Capitale. Le banche non IRB non possono valutare la prima perdita e quindi non possono accettare Cap.

C'è una bella notizia: se il deposito copre il Kirb, alla fine, qualora la perdita inattesa non si verificasse, il garante potrebbe riportarsi a casa un po' del deposito. Generalmente non è mai così perchè tutti i depositi Cap che ho visto finora non coprono neppure le perdite attese.

Fabio (10/02/2009 16.38) n/a

Ringrazio Sapio.

Rilevo però che a parte Basilea II, esistono gli IAS e a mio avviso, anche le banche non IRB, nel valorizzare il portafoglio in bonis (in base ai tassi di decadimento attesi), potranno valorizzare il "cap rate" di fatto come minore perdita attesa, a beneficio, indirettamente, del patrimonio.

Sbaglio ?

Antonio (10/02/2009 16.47) n/a

per Fabio: hai capito perfettamente quello che intendevo.

sapio (10/02/2009 17.01) n/a

Kirb vuol dire K calcolato da banche IRB (non foundation). K è il requisito di capitale assorbito.

Calcolare il Kirb è particolarmente complesso perchè occorre sommare le PA e PI di ogni finanziamento (generalmente pluriennale) contenuto nel portafoglio. I finanziamenti pluriennali hanno una PA per ogni anno di durata, con PAttese generalmente crescenti fino al 3■ anno e, se ad ammortamento francese, poi decrescenti e PI funzione della Maturity.

Comunque l'intuizione di Antonio sopra è corretta, più il Cap è alto, più il Confidi può garantire scegliendo fra garantire un picccolo ammontare di importi rischiosi o un grande ammontare di importi non rischiosi. E' Basilea belli (absit iniuria verbis)!

Luca (02/10/2009 05:05 PM)

Sapio: la ponderazione delle esposizioni quando il cap supera il Kirb è in realtà più complicata (si applica la famigerata supervisory formula), non è detto che si ottenga subito il risk weight 7%, dipende dalla granularità del portafoglio: se il portafoglio è relativamente concentrato, l'attenuazione è molto più bassa. A proposito di cap, c'è un problema di discontinuità di scenario (per la crisi). Le perdite potenziali di un pool stimae un anno fa oggi vanno moltiplicate per un fattore di stress incognito, a meno che siamo sicuri che il pool sia ben immunizzato dal rischio di correlazione tra default che con la crisi è la vera minaccia.

sapio (10/02/2009 18.17) n/a

D'accordo Luca, ho semplificato per non confondere gli interlocutori.

Fabio (11/02/2009 08.56) n/a

Ritorno sul mio precedente post che probabilmente è sfuggito.

Come dicevo, a parte Basilea II, esistono gli IAS e ritengo che nella valutazione collettiva dei crediti in bonis, nel caso un portafoglio specifico sia assistito da garanzia con relativo deposito di pegno a copertura della prima perdita, lo stesso possa essere di fatto valorizzato, a beneficio indirettamente del patrimonio (della banca). Nell'effettuare la clusterizzazione dei crediti infatti, gli stessi si dovranno raggruppare tenuto conto di diversi fattori, tra cui anche la tipologia della garanzia. Quindi, se un portafoglio di una banca pari a 100 milioni di Euro (per semplificare, ad imprese del medesimo settore, classe di fatturato, ecc.) fosse assistito da garanzia di un Confidi per 50 milioni di Euro (50%) con contestuale deposito a pegno del 10%, pari a 5 milioni di Euro (quindi, un "cap" effettivo del 5%), tale portafoglio, potrebbe beneficiare, fino ad un tasso di perdita atteso del 5%, del cap costituito a pegno, con effettivo impatto quindi sul patrimonio della banca (patrimonio di partenza per la determinazine poi del patrimonio di vigilanza).

Quanto sopra, vale a mio avviso sia per le banche IRB che non IRB, con la differenza che per le banche non IRB, la previsione di perdita è effettuata in base alle serie storiche di perdite subite per portafogli omogenei, anziché sui rating.

In ultimo, sempre a beneficio del patrimonio della Banca, nel caso a fine esercizio una delle posizioni costituente il portafoglio nell'esempio di 100 milioni di Euro, fosse classificata deteriorata (es. incaglio), la stessa beneficerà nella previsione di perdita in base alla valutazione analitca (non più collettiva) della garanzia e il restante portafoglio (in bonis), potrà contare su un cap rate da rideterminare tenuto conto dell'effettivo pegno utilizzabile sul portafoglio in bonis, al netto di quanto destinato alla posizione classificata ad incaglio.

Grazie a chi vorrà condividere con me la questione.

sapio (11/02/2009 10.02) n/a

La materia è trattata nella circ. BdI 263/2006 giunta al 3■ agg.to. Tit. 2, Cap. 2 Cartolarizzazioni e Circ. 216 agg.to 9■ Sez. III, par. 3.1.2 pag.16 . Mi sembra di cogliere la non comprensione di un punto importante, il Cap (parola inglese con significato di "tetto" da non confondere con Capitale) deve coprire le Perdite Attese E LE INATTESE onde surrogare il capitale altrimenti assorbito, appunto dalle perdite inattese, della banca. Sottolineo che Inattese significa proprio non attese, cioè il Capitale deve essere pronto a ripianare eventuali perdite non previste. Se poi tali perdite non ci saranno tanto meglio. In mancanza di un metodo, quale quello fornito fa IRB per determinare la perdita inattesa, non è calcolabile il CAP necessario a proteggere il portafoglio etc etc.

Fabio (11/02/2009 10.59) n/a

E la valorizzazione dei crediti nei bilanci IAS/IFRS ?

Pur non essendo uno specialista, ho presente la normativa di Banca d'Italia e quindi, nello specifico, del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e delle tecniche di attenuazione di tale rischio (CRM). Stiamo però nuovamente parlando delle esposizioni e quindi del requisito patrimoniale a fronte delle stesse con riferimento a BASILEA II.

Quello che volevo dire è che avvicinandomi agli IAS/IFRS, mi sembra che esista un altro binario. I crediti devono essere valutati con la tecnica del costo ammortizzato, ecc..

Faccio un esempio di doppio binario su una esposizione deteriorata:

- da una parte dobbiamo ponderarla al 150% nel caso la rettifica specifica di valore sia inferiore al 20%;

- nella costruzione del bilancio IAS, se non erro, dobbiamo fare una valutazione analitica della effettiva perdita che si ritiene di subire(considerando anche i possibili recuperi e attualizzando il tutto).

In pratica, chiedo un parere ad un esperto IAS/IFRS.

sapio (11/02/2009 11.10) n/a

Non c'è contrasto, se non esistessero le perdite inattese non servirebbe capitale. Quest'ultimo è posto a presidio anche delle perdite inattese OPERATIVE e di tutte quelle considerate nel secondo pilastro (tasso, liquidità, reputazione etc. etc).

Il capitale a presidio delle perdite attese invece è una partita di giro: aumenta per i ricavi da tassi attivi e diminuisce per gli accantonamenti.

E' sempre stato così anche in epoca pre-Basilea.

Sergio (11/02/2009 14.49) n/a

Qualcuno sa dire se ci sono gli estremi della delibera regionale e se si può trovare su internet? grazie

Fabio (11/02/2009 15.33) n/a

Oltre a Sapio, c'è chi vuole intervenire su tale annotazione:

"E la valorizzazione dei crediti nei bilanci IAS/IFRS ?

Pur non essendo uno specialista, ho presente la normativa di Banca d'Italia e quindi, nello specifico, del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e delle tecniche di attenuazione di tale rischio (CRM). Stiamo però nuovamente parlando delle esposizioni e quindi del requisito patrimoniale a fronte delle stesse con riferimento a BASILEA II.

Quello che volevo dire è che avvicinandomi agli IAS/IFRS, mi sembra che esista un altro binario. I crediti devono essere valutati con la tecnica del costo ammortizzato, ecc..

Faccio un esempio di doppio binario su una esposizione deteriorata:

- da una parte dobbiamo ponderarla al 150% nel caso la rettifica specifica di valore sia inferiore al 20%;

- nella costruzione del bilancio IAS, se non erro, dobbiamo fare una valutazione analitica della effettiva perdita che si ritiene di subire(considerando anche i possibili recuperi e attualizzando il tutto).

In pratica, chiedo un parere ad un esperto IAS/IFRS.".

Luca (02/11/2009 06:58 PM)

La materia è effettivamente complessa e bene ha fatto Fabio a sollevare il punto. Nell'approccio standard le rettifiche IAS sono dedotte dall'importo su cui si applicano i coefficienti di capitale. Quindi una rettifica collettiva su un credito non deteriorato diminuisce il reddito, quindi il capitale netto per pari importo (corretta per l'impatto fiscale), ma riduce l'assorbimento di capitale regolamentare per l'8% di tale importo, cioè molto meno. E' questo il cambiamento introdotto da Basilea 2. Con Basilea 1 i fondi rischi (antesignani delle retttifiche) erano conteggiati come patrimonio supplementare.

Sulle esposizioni arretrate o deteriorate le alte rettifiche sono più vantaggiose perché riducono il coefficiente dal 150% al 100%, come ricorda Fabio.

Con l'IRB le rettifiche IAS eccedenti le perdite attese a un anno ex sistema di rating interno valgono come patrimonio supplementare (entro un limite).

E' una bella complicazione! Non basta un commento al post per sviscerare gli impatti.

Claudio D'Auria (12/02/2009 17.40)

Mi congratulo con tutti quelli intervenuti in questa sede per la analiticità e la precisione dei commenti. Non entro nel merito delle singole questioni, ma faccio solo un commento generale.

Attribuire milioni e milioni di euro a un fondo che non è Basilea2 compliant mi sembra una vera e propria corbelleria. Visto che i soldi non crescono sugli alberi, sarebbe bene che gli esperti delle varie Regioni si informino magari presso consulenti tecnici preparati (e non tutti lo sono) sulla effettiva efficacia dei loro provvedimenti.

Un fondo Basilea2 compliant ha una determinata capacità di sviluppare business e di aiutare le banche ad allocare risorse finanziarie alle imprese. Fondi come quello del Piemonte servono a fare un po' di fumo a fini politici, ma all'atto pratico servono a poco.

a b (12/02/2009 18.45) n/a

francamente non ho approfondito il meccanismo di funzionamento del fondo, credo però che se, come pare, lo stesso consentirà ai confidi piemontesi (che credo saranno tutti o quasi 107) di offrire garanzie di intensità importante, allora il fondo sarà, di fatto, utile ad assolvere ad una efficace funzione anticiclica.

sapio (12/02/2009 19.04) n/a

Claudio ha ragione. Io ho perso la voce per quante volte ho suggerito di rivolgersi a consulenti esperti (es. Claudio, Luca etc) per farsi consigliare. Nulla ! Interessa solo fare finta! Guardate che fine ha fatto il regolamento per attribuire la ponderazione zero al fondo PMI. E' bloccato fra due ministeri perchè si sono accorti che le garanzie sono una gran bella cosa ma hanno un difetto : costano!

Ad a b : se volevano potenziare dei confidi 107 dovevano usare i soldi per aumentare il patrimonio dei confidi non metterli in un fondo non utilizzabile per dare fidejussioni!

a b (12/02/2009 19.10) n/a

bè c'è differenza sostanziale tra intervenire con un fondo e patrimonializzare.

chiaro che è preferibile la seconda, altrettanto chiaro che l'ente pubblico possa preferire una soluzione che non produce uscite immediate di bilancio e che possa avere la caratteristica di essere rotativo.

in tempi di carenza di risorse a volte la cosa pesa.

...

sapio (12/02/2009 19.19) n/a

E allora che mettano questi soldi in un deposito vincolato a copertura della prima perdita in una operazione tranched cover (operazione con cap). A dimenticavo, non serve l'intermediazione di un confidi per fare questo. Basta l'accordo fra l'ente locale e la banca purchè quest'ultima sia IRB.

a b (12/02/2009 19.23) n/a

certo.

se non fosse che l'intervento del confidi e l'assunzione a suo carico di una quota di rischio garantisce oltre che una maggiore capacità di volano del fondo anche la possibilità di veicolare lo strumento a beneficio per le imprese a costo zero per la fiscalità generale.

si richiama ad un concetto di sussidiarietà.

sapio (12/02/2009 19.53) n/a

L'assunzione di rischio è inutile perchè , come abbiamo detto finora, i 106 non rilasciano garanzie Basilea2 compliant. E le banche se ne stanno accorgendo.

La veicolazione è invece altamente meritoria e sia giustamente remunerata.

Luca (02/12/2009 09:40 PM)

Molti hanno ancora idee confuse su Basilea 2 mentre sta probabilmente arrivando un'ondata di default che rischia di mettere in ginocchio tutti quanti, 106 e 107. Sarebbe l'ora di darsi una svegliata, à la guerre comme à la guerre.

a b (13/02/2009 09.01) n/a

sapio: sono d'accordo con te.

diverrà nel breve chiaro quanto la garanzia 106 risulti poco gradita in quanto inefficace sul fronte della riduzione del consumo di capitale.

quando parlo di confidi mi riferisco a soggetti capaci di essere basilea 2 compliant.

ce ne saranno pochi ma ce ne saranno potendo produrre gli effetti descritti.

prof: sacrosanto. proprio per questo in questa fase credo si debba riporre massima attenzione alla sostanza delle cose sacrificando un pò di forma per poter tempestivamente sostenere quella parte di economia che merita.

Fabio (13/02/2009 09.09) n/a

Il Fondo del Piemonte è stato lo spunto di molti ragionamenti.

Da parte mia, quello che volevo sostenere è che:

- come già detto in un precedente blog dal Professore, in questa situazione di crisi, "basilea 2 compliant" sta passando in secondo piano;

- dopo anni di convinzione che le garanzie dei Confidi con Basilea II avrebbero avuto valore solo se a prima richiesta e se rilasciate da 107 (fatte salve le tecnice di attenuazione del rischio di credito - tranched cover), nel porre in essere la valuazione al "fair value" dei crediti in bonis e deteriorati (IAS/IFRS), ne sono sempre meno convinto. In pratica, mi risulta che abbiano comunque un valore incidendo nella valorizzazione dei crediti e di conseguenza nel patrimonio di bilancio, punto di partenza per la determinazione del patrimonio di vigilanza. Con ciò, non voglio dire che ricevere garanzie Basilea II compiant non rappresenti un vantaggio patrimoniale per il beneficiario (le banche);

- in questa situazione di crisi mondiale, i Confidi non possono essere lo strumento su cui far ricadere le possibili perdite per tutto il credito che verrà concesso alle PMI. E' necessario che i nuovi rischi siano "cappati". Il patrimonio dei confidi di oggi, se basta, dovrà servire per far fronte ai possibili default per le garanzie già concesse. I nuovi rischi dovranno essere predeterminati (cap rate), in misura presumibilmente sopportabile. Senza tale tutela, è facile pensare che la possibile "esportazione" da parte delle banche di esposizioni a breve critiche, con la tecnica del consolidamento a medio termine con garanzia dei Confidi (senza nuovo rischio quindi per le banche), possa dare un duro colpo ai Confidi, nel caso non ci si avvii ad una ripresa economica in tempi brevi. Non possiamo pensare che soggetti piccoli (i Confidi, anche quelli più grandi), siano in grado di farsi carico di una massa di crediti "compromessi". Non hanno il patrimonio per farlo e non è questa la loro funzione;

- lo Stato, nelle sue diverse articolazioni (Regioni, Camere di Commercio, ecc.), dovrebbe calarsi nel contesto di crisi a sostegno del credito alle PMI, con interventi sia sul patrimonio dei Confidi, sia (al fine di assicurare che ci sia assunzione vera di nuovi rischi da pare dei Confidi e quindi nuovo credito alle imprese) con fondi da porre a copertura, anche per il tramite dei Confidi, delle prime perdite delle banche (non tutte).

In pratica, come scrive il Porfessore, concentriamoci sulla possibile ondata di default e poniamo in essere gli strumenti adeguati per reggere l'urto e non pregiudicare la concessione del credito alle imprese.

sapio (13/02/2009 09.18) n/a

Non ho capito il secondo punto : - dopo anni di convinzione etc.. Che vuole dire?

Fabio (13/02/2009 09.57) n/a

Per Sapio: mi riferisco ai miei precedenti post, commentati dal Professore con il post nel quale conclude scrivendo:

"E' una bella complicazione! Non basta un commento al post per sviscerare gli impatti.".

sapio (13/02/2009 10.00) n/a

Si ma non possiamo chiudere la questione proclamando che le garanzie Basilea2 NON compliant non valgono ma poi valgono. NON è vero !

Non valgono punto e basta!

Fabio (13/02/2009 10.11) n/a

Non ho verità. Ho affermato che ho dubbi ("... ne sono sempre meno convinto......").

Non penso che tutto si possa svisverare in un blog.

Interessante sarebbe una giornata di studio e approfondimento, che valuti il valore delle garanzie non limitandosi alla Direttiva Europea (Basilea II), ma approfondendo anche gli impatti nella costruzione del bilancio IAS/IFRS.

Luca (02/13/2009 02:00 PM)

Integro il mio precedente commento scritto di getto, ribadendo che occorre muoversi con decisione e idee chiare. Riguardo alla valutazione comparata delle garanzie 106 vs 107, hanno ragione sapio e andrea nel dire che le banche cercheranno sempre di più l'abbattimento di capitale (quindi le garanzie personali 107, specie le banche standard), ma anche fabio nel sottolineare l'esigenza per i confidi di "cappare" il rischio di perdita estrema. Per erogaare garanzie formalmente conformi a Basilea basta essere un 107 con capitale = 6% delle esposizioni, ma perché quelle garanzie abbiano valore sostanziale per la banca seria (che non scarica rischi su un garante che poi fallisce tanto qualcosa porta a casa ...) ci vorrà un coefficiente di solvibilità ben superiore al 6%. Ma anche le tranched cover saranno fatte con cap più alti degli attuali 2-5%, perché abbiano un effetto rilevante di abbattimento del rischio per la banca.

Un ultimo pensiero, quello a cui tengo di più: dicevo di ondate di default in arrivo, bene, il tasso massimo di default non è una variabile esogena, ma può essere attenuato con gli interventi anti-crisi e, tra questi, con le politiche creditizie pro Pmi di cui i confidi sono un attore chiave. E' lo stesso concetto della linea del Piave, anche se non abbiamo la carta geografica per segnarla (il planisfero di questa recessione è avvolto in una nube cosmica). Non possiamo fare miracoli, ma dobbiamo darci un obiettivo, una missione, e impegnarci al massimo per andare in quella direzione.

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