Contro i troppi debiti ci salverà un Giubileo

Sun 8 Feb 2009, 10:48 AM Stampa

Dopo aver scoperto il sito di Niall Ferguson, lo storico scozzese che insegna ad Harvard, mi sto gustando alcune sue analisi ispirate come questa del 15 gennaio 2009, dal titolo The Age of Obligation. Commenta le vie d'uscita dalla crisi negli Stati Uniti, dove la guerra si combatte usando insieme l'armamento monetarista (lanci di moneta dall'elicottero della Fed) e keynesiano (spesa pubblica finanziata con la suddetta moneta, ma soprattutto con debito pubblico). Si rischia così di spostare il problema dell'eccesso di debito sullo Stato e da lì sulle generazioni future (che ripagheranno il debito) o su altri paesi (con svalutazioni competitive) o sul risparmio (con il default o l'inflazione). C'è una via più saggia: la suggerisce il Levitico (25), dove Dio comanda ai figli di Israele un giubileo ogni cinquant'anni. Un anno di pacificazione, nel quale i debitori hanno rimessi i loro debiti dai creditori, perché nessuno ha la proprietà esclusiva di pezzi di realtà, a tutti i beni sono donati. Il gioco della forza, dell'abilità e della fortuna distribuisce ricchezza in misura ineguale, ma ogni mezzo secolo ci si ferma a ricordare che cosa vale veramente, e si creano le condizioni affinché tutti ripartano.
Mi sono sorpreso nel leggere la proposta perché anche e me era venuta in mente un'idea simile, che non è nuova, anche Bono e Jovanotti la propugnavano a Sanremo 2000 per aiutare i paesi indebitati più poveri. Ferguson la declina sul problema specifico dei mutui americani: anziché pompare liquidità e capitale nelle banche con gli occhi semichiusi sulla reale dimensione delle perdite, sarebbe meglio cancellare una parte del debito tossico e abbassarne il tasso a livelli sostenibili. Chi paga? I finanziatori non garantiti delle banche (soci e obbligazionisti) e i detentori dei titoli cartolarizzati. Un'idea interessante, con due ostacoli: (1) mettere d'accordo una moltitudine immensa di creditori e debitori, da far impallidire le class action sul debito argentino, e (2) far fronte ai possibili fallimenti degli investitori che assorbono le perdite da cancellazione, anche per i micidiali meccanismi di leva che sono in piedi nelle CDO a scatole cinesi.
Qui in Italia, possiamo far nostro lo spirito del Giubileo nella gestione del contenzioso. Liberare il debitore onesto dai gravami e lasciargli un adeguato patrimonio personale, e in cambio chiudere la crisi più velocemente mettendosi d'accordo sulla suddivisione delle perdite, senza perdere tempo a farsi lo sgambetto. Pensiamoci, potrebbero guadagnarci tutti.

Luca

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