Mucchetti su ricapitalizzazione delle banche e prevenzione del credit crunch
Sat 24 Jan 2009, 10.43 Stampa
Segnalo un articolo di Massimo Mucchetti a pag. 21 del Corriere della Sera di oggi. Nell'apertura si analizzano le clausole delle obbligazioni subordinate convertibili che lo Stato potrà sottoscrivere per ricapitalizzare le banche. Fortemente scoraggianti, come dire "Banche, meglio se riuscite a cavarvela da sole, o cercando capitale da altri". Mucchetti passa poi a trattare di credito, osservando:
Siamo in recessione. Se durerà secondo la media, ne avremo fino a metà 2010, ma potrebbe andar peggio. Le imprese, di ogni taglia, hanno bisogno di credito sicuro non per gli investimenti (per lo più rinviati) ma per finanziare la gestione fatalmente più lenta negli incassi. Aziende sane possono saltare perché non ottengono il prestito necessario a pagare una cambiale in scadenza. Le banche, specialmente le grandi, in questi anni, hanno finanziato soprattutto la finanza. Necessitano di un bagno di umiltà per reimparare il rapporto con il cliente, magari dalle popolari migliori e dal credito cooperativo. E tuttavia certi no non sono senza motivo: la banca ha anch'essa bisogno di liquidità perché ha anch'essa debiti da onorare; oggi i tassi attivi compensano poco il rischio di insolvenza. Alla fine, tra Confindustria e Abi il duello è tra due ragioni, non tra una ragione e un torto. Un numero crescente di debitori, finora finanziati a breve, sta concordando con le banche l'allungamento delle scadenze, ma un numero ancora maggiore non è in grado di farlo e quasi tutti non riescono a farlo in misura sufficiente. Le grandi banche stanno prestando denaro a medio termine a tassi inferiori ai loro costi in un numero di casi non più trascurabile. Si prevede il raddoppio delle perdite su crediti. Il che incide per miliardi sui margini del 2009.
Se vuole sostenere l'economia, più che dal versante indiretto della ricapitalizzazione delle banche, il governo dovrebbe varare misure più efficaci a garanzia della raccolta bancaria a medio termine (indispensabile per allungare le scadenze alla clientela) e a garanzia del rischio di credito (non totale, naturalmente, per non deresponsabilizzare l'intermediario) per l'intera economia come sarebbe augurabile o per settori con elevato indotto come l'auto, se non è possibile fare di più.
In effetti mi giungono voci di spread a buon mercato (inferiori a quelli che la banca paga sui suoi bond) sui mutui alle Pmi, che però si accompagnano a rallentamenti delle erogazioni. Urge una profonda riflessione sui nuovi equilibri di bilancio delle nostre banche (collegata ad una riflessione altrettanto seria sugli equilibri delle imprese affidate).
Luca