Emergenza risparmio

Fri 5 Dec 2008, 05:40 AM Stampa

Come analizza l'ultimo Economist, non c'è solo un'emergenza credito, ma anche un'emergenza risparmio. La crisi ha falcidiato la ricchezza immobiliare e azionaria delle famiglie statunitensi e britanniche, illuse per anni dall'equazione capital gain= risparmio. Si è aperto un gap previdenziale per la generazione dei baby boomers. Se questi reagiscono risparmiando di più e investendo in impieghi a minimo rischio, la recessione potrebbe aggravarsi per un eccesso di parsimonia. Di qui il suggerimento dell'autorevole newspaper: non tesaurizzate il risparmio (tra un po' anche i titoli di Stato potrebbero diventare insicuri per eccesso di offerta), investite in asset rischiosi che finanziano le imprese. Le pensioni, pubbliche e private, le può pagare soltanto la crescita del PIL.
E in Italia? Consideriamo che siamo messi molto meglio quanto a ricchezza privata. Non abbiamo accumulato squilibri pazzeschi perché si è continuato a risparmiare. Il gap previdenziale si sta aprendo per le generazioni più giovani, ma i nati fino agli anni cinquanta sono relativamente coperti dal pilastro pubblico pre-riforma. Questo ci costa un deficit pensionistico che paghiamo con l'ibernazione del debito pubblico. La famiglia può, fino a un certo punto, colmare il gap di solidarietà fra generazioni. Le situazioni di disagio si allargano.
Sul fronte dell'investimento della ricchezza, siamo anche noi combattuti tra la tentazione del materasso e l'imperativo di sostenere le attività di impresa. Il flusso di risparmio familiare verso l'impresa segue da noi canali più diretti, e pertanto non siamo colpiti così duramente e diffusamente dalla crisi della Borsa. Al tempo stesso, l'imprenditore italiano medio affronta la decisione cruciale, resistere o abbandonare, con minori supporti di intelligence dello scenario economico e dei suoi impatti sul business. Con l'incertezza che c'è, questa naiveté può essere un punto di forza (gli intelligent possono sbagliare, più facilmente di pessimismo). Ma può anche essere una fragilità, perché la baldanza può volgersi in scoramento e sfiducia ai primi colpi del nemico. Molti bilanci non reggeranno, la maggior parte può farcela, con cure preventive. Finché non si metterà mano al riassetto finanziario dell'economia reale l'incertezza sulla portata della crisi (leggi, il tasso medio di default dei prossimi anni) rimarrà elevata. Mettere mano al riassetto non sarà indolore, ma potrà arginare i danni e l'impatto sociale.
Si può fare moltissimo per migliorare questa situazione, ma occorre essere in moltissimi. I coraggiosi facciano un passo avanti.

Luca

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