Basilea 2.1 e il credito alle Pmi italiane
Tue 18 Nov 2008, 10:14 AM Stampa
Torno sui possibili emendamenti a Basilea 2 post-crisi. Che impatto avranno sul credito alle imprese italiane? Ebbene, il Financial Stability Forum
raccomandava nell'aprile 2008 di sanare i seguenti
vulnera (plurale di
vulnus) aperti nelle regole del primo pilastro:
- esposizioni fuori bilancio e connessi impegni contrattualizzati o reputazionali;
- cartolarizzazioni, e in particolare le strutture a scatole cinesi e il processo di rating delle agenzie (differenziazione dai rating corporate, più impegno nella verifica dei dati e degli standard di concessione dei fidi, rifiuto di dare un rating a strutture troppo complesse);
- strumenti illiquidi legati al credito del trading book, con requisiti per il rischio incrementale non inferiori a quelli del banking book;
Non c'è nessuna intenzione di toccare il nuovo Accordo per quanto riguarda i requisiti per rischio di credito, ovvero il menu di approcci (standard, Foundation-IRB e Advanced-IRB) e il corpus di regole costruito per gli approcci IRB, se non marginalmente. Né si intende forzare l'adozione universale di queste regole in tutte le giurisdizioni: nell'Unione Europea tutto il sistema bancario è Basel compliant, negli USA lo sono soltanto la banche globali, e ancora non è chiaro quanto di Basilea 2 sarà applicato, dai rispettivi regulators, alle altre banche e quasi-banche.
Veniamo all'Italia. Basilea 2 è vigente da quest'anno. I gruppi
Unicredit (v. pag.62) e
Montepaschi (v. pag.46) sono già autorizzati ad applicare l'approccio A-IRB alle imprese, corporate e retail. Il
gruppo Credem (v. pag. 32) è autorizzato al F-IRB per il segmento corporate, e prevede di estendere al retail e passare all'A-IRB entro fine 2009. Il gruppo Intesa San Paolo ha questa tabella di marcia (v.
Relazione semestrale giugno 2008, pag.95,):
Per quanto riguarda i rischi creditizi, nel corso del 2007 sono stati definiti i modelli di rating per il segmento Corporate ed il processo creditizio di Gruppo che [...] consentirà di avanzare nel secondo semestre del 2008 la domanda di validazione per l’approccio Foundation del metodo basato sui rating interni. Nel corso del 2008 è previsto il completamento, su base unificata di Gruppo, dei modelli di rating e dei processi creditizi per i segmenti Retail e dei modelli di loss given default, con l’obiettivo di accedere ai metodi avanzati nel corso del 2009.
Altre banche sono nella
pipeline, con tempi più lunghi di probabile introduzione.
Forse molti non hanno ancora colto la portata di questo evento. Due sono i punti di impatto più rilevanti, il coefficiente di solvibilità e i meccanismi di incentivazione della rete:
- il Core tier 1 solvency ratio (rapporto tra il capitale di base - esclusi gli strumenti ibridi - e le attività ponderate per il rischio) va spesso in prima pagina. Una banca A-IRB può attivamente migliorarlo agendo sul denominatore. Come? Selezionando gli affidati che ottengono migliori punteggi dal sistema di rating interno, e incentivando i clienti già in casa a far pulizia nei loro bilanci per essere promossi a rating migliori. Andate a vedere la curva dei coefficienti di capitale IRB in funzione della PD e vedrete che l'effetto è robusto;
- il rating interno condiziona anche i limiti di fido, le rettifiche per perdite attese, le allocazioni di capitale interno alle esposizioni; in altre parole, tutte le leve che la rete gestisce per pilotare i suoi risultati, che convergono verso misure di valore creato tipo EVA di filiale; potete immaginare come questo porti a trattare diversamente due aziende, o due forme di prestito diverse (per LGD) ad una stessa azienda.
Quest'onda lunga è partita ed estenderà i suoi effetti al resto del sistema, comprese le banche che sono e rimarranno "Basel standard". Accentuerà la stretta creditizia per le piccole imprese? Non meccanicamente. Bisogna però prevenire effetti prociclici perversi dovuti a possibili falle dei modelli di rating small business. In questi modelli pesa parecchio, per la mancanza di veri bilanci, lo
score andamentale, ovvero il buon comportamento dell'affidato (assenza di sconfinamenti e anomalie). Attenzione, però, perché guidando su un terreno nuovo e accidentato è meglio guardare la strada piuttosto che lo specchietto retrovisore, e lo score andamentale è per sua natura retrospettivo. Se mi dice che il cliente è corretto fa una previsione affidabile, ma anche la moralità non basta contro un mix di credito scarso, tassi in crescita e calo del fatturato. E quindi, non mi stancherò di ripeterlo, anche nello small business occorre una valutazione di prima mano della solidità finanziaria dell'impresa, e del supporto effettivo che può dare il patrimonio familiare in caso di tensione (ma il secondo non deve sopperire alla mancanza della prima).
L'approccio A-IRB apre strade interessantissime per sostenere il credito alle Pmi, pensiamo alla tranched cover con la formula di vigilanza. Si tratta di uno strumento prezioso, ma va difeso nella sua credibilità, e devono pensarci le banche e le imprese, perché tutto si fonda sulla solidità della loro relazione. Se la recessione dovesse innescare massicci declassamenti di rating interni alle Pmi, e questi deprimessero il
solvency ratio delle banche IRB, si finirebbe subito sotto i riflettori del Comitato di Basilea, come un qualsiasi strutturatore di CDO di CDO di CDO. Ben venga, quindi, la spinta a rafforzare i bilanci delle imprese per migliorare il rating, però non ci si accontenti di sanare per qualche mese le tensioni di liquidità con il consolidamento a medio termine degli scoperti di conto corrente, che salvano gli score andamentali, ma non intaccano eventuali squilibri economici.
Quesito finale: in questo quadro, è difendibile la benevola indifferenza di molti riguardo alla conformità a Basilea 2 delle garanzie confidi?
Luca