Italia: stiamo meglio dei grandi, ma ci tengono d'occhio
Tue 28 Oct 2008, 11:25 PM Stampa
Oggi colgo dal Sole 24ore due segnali dell'attenzione degli investitori esteri verso il nostro paese:
- le voci sulla probabile necessità di ricapitalizzare le banche italiane, che non hanno sinora attinto ad apporti dello Stato a differenza delle banche irlandesi, inglesi, tedesche, olandesi, svizzere, belghe, francesi, colpite da perdite massicce ma abbondantemente controgarantite o rifornite di equity; questo probabilmente spiega le pressioni al ribasso delle nostre azioni bancarie;
- l'ascesa dello spread di rendimento del BTp sul Bund oltre l'1%, valore che non si tovccava dal 1997, prima dell'ingresso nella moneta unica.
L'ombrello dell'euro ci copre, e non corriamo i rischi dei paesi con economie e monete piccole che stanno contrastando squilibri sul fronte valutario. Ci viene riconosciuto di aver evitato i colpi diretti della crisi, e di avere un'economia reale più sana e diversificata, non drogata da bolle immobiliari, con basso debito privato. Però, in questo clima di corsa alla qualità e fuga dal rischio, con i big che sparano con l'armamento pesante, monetario e fiscale, non siamo visti come porto sicuro, e lo paghiamo. Forse è il momento che il Paese faccia una comunicazione più decisa su quanto siamo messi meglio e sulle azioni che vogliamo intraprendere per mantenere in forma migliore degli altri le banche e le imprese italiane. Rafforzando prima di tutto la nostra economia reale, il che non è soltanto un problema di credito. E magari contestando garbatamente ai big che basti l'armamento pesante per sconfiggere in fretta le loro crisi.
Luca
PS 29/10: oggi un
articolo del Sole sulle voci di un imminente piano di intervento statale per rafforzare il capitale delle banche, che peraltro non è stato messo a tema nella
riunione del Comitato di stabilità (Tesoro, Banca d'Italia, Consob, Isvap). Sui rischi di un ruolo invadente dello Stato azionista, Francesco Vella ha pubblicato un
pezzo sul lavoce.info.