Equity per le Pmi, avanti tutta
Sat 25 Oct 2008, 08:51 AM Stampa
Il Ministro Scajola intervenendo in videoconferenza al decimo Forum della Piccola Industria di Bologna ha annunciato (come ripreso dal
Sole 24 ore) l'attivazione di «un fondo di 600 milioni finalizzato per fondi di garanzia specifici a favore delle pmi a sostegno del capitale di rischio». Presumo che si tratti dei programmi di private equity del
Fondo per la finanza d'impresa, ma non sono certo.
Nel frattempo, Borsa italiana è pronta al varo di AIM Italia: un secondo listino (dopo il MAC, attivo da un anno, con 4 società quotate), anch'esso dedicato alle piccole e medie imprese, "importato" dal modello dell'
AIM londinese. Come si afferma nel comunicato ripreso dal
Sole 24 ore:
I due listini appaiono complementari. Il Mac, come detto, è molto più agile e snello: dato che è un listino su cui non possono operare i piccoli risparmiatori, le imprese che vogliono quotarsi hanno pochi adempimenti da svolgere. I costi di quotazione, dunque, sono contenuti e i tempi veloci. L'Aim Italia è invece più strutturato. Offre dunque, alle imprese che lo sceglieranno, un flusso addizionale di investitori esteri: tutti i fondi che, già sull'Aim londinese, investono sulle Pmi.
Concordo sul capitale di rischio come risorsa cruciale per la finanza delle nostre Pmi. Non sono i tempi migliori per attrarre investitori, ma per fortuna non mancano in Italia imprese capaci di attrarre i capitali portati in salvo dalla crisi degli
hedge funds, che prima o poi cercheranno qualcosa di diverso dai titoli di Stato. Se poi arrivano anche incentivi pubblici, a maggior ragione.
Aspettiamo adesso indicazioni più precise sui programmi di credito alle Pmi, che interessano una platea enormemente più vasta. La presidentessa Marcegaglia ha
ribadito al Forum di Bologna che si aspetta
decisioni forti e chiare da parte del Governo per sostenere il credito alle imprese. In modo particolare noi pensiamo all'istituzione di un fondo di garanzia. [...] ci aspettiamo a breve un pacchetto di sostegni fiscali a tutte quelle imprese che investono in ricerca, in innovazione, in risparmio energetico e che aumentano anche il proprio capitale [e pure] delle scelte rispetto ai crediti che le aziende hanno nei confronti della pubblica amministrazione: si parla di 70 miliardi di euro che spesso vengono pagati a trecento giorni e creano una situazione di illiquidità nelle imprese molto grave.
Già, i crediti di fornitura arretrati, una piaga che rischia di espandersi con la crisi e grava le imprese di costi diretti (factoring e simili) e occulti (interessi non pagati, costi di amministrazione e incertezza dei flussi di cassa). Se lo Stato desse il buon esempio sarebbe una grande cosa.
Luca