Il convegno sui confidi a Roma - La Sapienza. Dal nostro inviato speciale

Thu 8 May 2008, 00.01 Stampa

Sapio mi ha mandato le sue impressioni riguardo al convegno tenutosi il 6 maggio, che pubblico volentieri.
Caro Luca,
sono stato ieri al convegno di UniRoma 1 sui Confidi e devo dire che mi è piaciuto.
Innanzi tutto ho incontrato D'Auria e l'ho ringraziato per la risposta circa la forma giuridica del fondo vincolato, poi gli ho spiegato la fonte delle mie perplessità (l'aggredibilità del fondo vincolato da parte di un terzo creditore). Ha promesso che ci penserà.
Ora il convegno; il filo rosso degli interventi accademici era : "Cari Confidi, rimanete 106, scordatevi le garanzie e fate servizio".
Ho domandato al dott. Cinque (Banca d'Italia) se i Confidi saranno tenuti alla segnalazione in Centrale Rischi. Risposta : "ci stiamo riflettendo perchè è molto onerosa per i Confidi". Io pensavo al ritorno, cioè all'importanza della consultabilità per l'andamentale.
Gli interventi: Molon (Banca popolare di garanzia) ha ideato la banca di garanzia ma anche il suo modello di business dipende dai fondi pubblici.
Prof. Baravelli : intervento splendido ! Voleva sapere (ma ha avuto risposte evasive) quali tassi pagavano alla fine le imprese garantite.
Prof. Maimeri, altro bell'intervento: "Dopo questo convegno chi voleva trasformarsi in 107 a cuor leggero ci ripenserà".
Bartolo Milli (Confeserfidi di Scicli) ha raccontato del loro lavoro per trasformarsi in 107. Ha detto che aspirano a svincolare i fondi monetari oggi vincolati per girarli a patrimonio netto (per rispettare il coefficiente di solvibilità). Io ho pensato che la cosa avrebbe comunque scarso effetto perchè una parte del ricavato dovrebbe coprire il fondo rischi per perdite attese ed una parte potrebbe andare a Patrimonio ma verrebbe assorbita dalla necessità di coprire il requisito della parte scoperta dallo svincolo (teorema del "se non è zuppa è pan bagnato").
Insomma, i professori l'hanno capito bene che con Basilea quello che prima era nasometrico è diventato matematico, ma i Confidi e le Banche di Garanzia pensano di far quadrare i conti con soluzioni che si troveranno, in futuro.

Sapio
Il pessimismo della ragione contro l'ottimismo della volontà. Quale prevarrà? A parte le metafore, penso che le opinioni nette espresse dai miei colleghi (rimanete 106!) riflettano la situazione dei confidi del Lazio, che sono strutture relativamente numerose e di dimensioni medio-piccole.
Aspettiamo i commenti di altri visitatori presenti al convegno, e di chiunque volesse reagire alle sollecitazioni di Sapio. Nei prossimi giorni tornerò sul dibattito in corso: perché tante voci discordanti e idee spesso vaghe sul futuro dei confidi?

Luca

Commenti precedenti:


Fabio Cutrera (08/05/2008 09.17)

Preg. Prof. Erzegovesi.

Seguo costantemente il blog, anche se non sono mai intervenuto con commenti fino ad ora.

Dopo tante letture e convegni, non ho ancora capito:

1) se la regolamentazione di Banca d'Italia ha previsto l'eleggibiità delle garanzie Confidi anche non a prima richiesta, purché sia previsto un congruo anticipo, come mai in tutti i convegni/seminari sento solo che le garanzie valide saranno quelle a prima richiesta (compreso il convegno del 6 maggio scorso a Roma) ?

Come Confidi, operiamo già da tempo con il "congruo anticipo" (ai sensi delle convenzioni sottoscritte, nel termine di 60 gg. dalla revoca). Andrei molto cauto però a passare a prima richiesta in quanto il Confidi si troverebbe ulteriormente in una situazione di svantaggio rispetto al soggetto garantito, che per il recupero della propria esposizione non garantita, di fatto ha la gestione dei conti/disponibilità dell'impresa e presumibilmente degli amministratori/soci eventualmente garanti. In pratica, recuperi prima/durante/dopo la revoca di posizioni ritengo che vadano a beneficiare una sola parte (non il Confidi). Spero di essere stato chiaro senza la necessità di esempi;

2) se le "vecchie" convenzioni che prevedono l'intervento del Confidi fino a concorrenza del fondo rischi monetario sui cui gravano, dovranno essere superate, ovvero, avranno ancora ragione d'esistere. In particolare, per quanto mi riguarda, tali convenzioni prevedono l'obbligo di una disponibilità monetaria a copertura dei rischi superiore rispetto al 6% ponderato al 75% in caso di esposizioni retail (esattamente il 10%, avendo convenzionato un moltiplicatore 10). Tale coefficiente dovrebbe quindi essere maggiormente a tutela delle banche garantite, contenendo la possibilità di esposizione del Confidi (e chiaramente dell'operatività). Gli aspetti della questione sono legati al fatto se le convenzioni che prevedono la copertura con le disponibilità dei fondi rischi monetari, consentono di non dedurre dal patrimonio di vigilanza tali disponibilità monetarie (quindi se fanno patrimonio o meno) e se le garanzie rilasciate mantengono i requisiti di eleggibilità per il soggetto terzo garantito.

Concludo con una richiesta a riguardo della determinazione del patrimonio di vigilanza e dell'impatto sullo stesso delle posizioni considerate "default" e delle commissioni di garanzia portate a patrimonio (mediante destinazione degli utili), totalmente nell'esercizio contabile di competenza per erogazione del fido/finanziamento e non in quote tenuto conto della durata dell'esposizione. Negli ultimi tempi sto cogliendo diverse tesi e interpretazioni.

Complimenti e grazie per il blog.

Fabio

Luca (08/05/2008 12.30)

Vado rapidamente ai punti:

1)il congruo anticipo vale, ai sensi della direttiva europea di recepimento di Basilea 2 e delle disposizioni di Banca d'Italia, ai fini dei requisiti oggettivi del contratto di garanzia; il problema come saprà per i 106 è quello dei requisiti soggettivi (essere intermediari vigilati); penso che lei intenda un confidi 107;

2) le garanzie "con cap" (i confidi rispondono nei limiti dei fondi monetari vincolati) non hanno i requisiti oggettivi delle garanzie personali, ma sono di fatto una forma di tranched cover che può essere resa eleggibile se la banca è IRB e adotta il regime della formula di vigilanza per le cartolarizzazioni, o anche per le standard se si chiede un rating esterno dell'adeguatezza dei fondi monetari. Attenzione, la tranched cover è eleggibile anche se i fondi monetari sono forniti da un 106, mentre come detto prima una garanzia personale a prima richiesta non è eleggible se fornita da un 106;

3) le esposizioni a default sono classificate come crediti scaduti e richiedono a un 107 patrimonio per il 9% (6% x 150%) dell'importo nominale (parte non garantita) al netto delle rettifiche di valore ; il coefficiente scende al 6% (6% x 100%) se le rettifiche stesse incidono più del 20% del nominale; non dimentichiamo che vanno spesate (mangiando reddito, quindi patrimonio in formazione) le suddette rettifiche di valore;

4) sulla competenza delle commissioni di garanzia liquidate anticipatamente i confidi 106 fanno di tutto, per politiche di bilancio e altri motivi; il 107 applica gli IAS, quindi ha margini di manovra molto inferiori, dovendo applicare il criterio più prudente tra quello di risconto per competenza temporale della commissione e quello di imputazione della sola parte che eccede una congrua stima delle perdite attese sull'intera durata della garanzia; penso che di questo abbia parlato il dott. Mandrile di Confiteor al recente convegno di Roma. Sarà pressoché impossibile per un 107 portare a ricavi subito l'intero cash incassato di una garanzia di durata pluriennale.

Grazie delle parole gentili e del suo commento.

nicola (08/05/2008 12.46)

caro professore, sono stato anche io al convegno di roma e devo dire, in tutta onestà, che il piglio un po' pessimista di taluni andrebbe rimodulato...Il prof. Baravelli della Sapienza ha certamente posto un punto di riflessione importante: rimanere 106 e fare il lavoro di sempre o fare il salto di qualità e andare verso orizzonti piu o meno sconosciuti ma sicuramente onerosi?! Personalmente credo che chi caldeggia di lasciare le cose come stanno suggerisca un gioco in difesa (oserei dire a catenaccio) che forse non farà subire goal ma nemmeno dara' la possibilita' di segnarne... Personalmente penso che il passaggio al 107 oggi è una sfida davvero importante che porterà con se' quelle revisioni strutturali di cui l'amico Bartolo Mililli parlava nel suo intervento e delle quali, mi permetto di dire, tutto il mondo confidi avrebbe bisogno, quindi 106 compresi...

Un cordiale saluto.

Nicola

sapio (08/05/2008 14.19) n/a

Intervengo a rinforzo sulla risposta alla domanda n. 2.

Il principio base è : qualcuno deve calcolare il rischio di credito. Le banche di garanzia ed i confidi 107 lo calcolano in proprio. I confidi 106 lo lasciano calcolare alle banche eroganti purchè esse siano IRB. Tralascio il caso in cui si chieda il rating esterno di una Ecai sul portafoglio. Quindi quel moltiplicatore 10% può essere sufficiente o insufficiente a seconda della rischiosità media del portafoglio garantito (PD, LGD, maturity) e della sua granularità . La quota di portafoglio depurata del Cap=Kirb verrà ponderata al 7% anzichè al 100% quindi assorbirà una frazione di punto. Se il Cap si rivelasse invece insufficiente il beneficio diminuirà.(Supervisory Formula)

Andrea bianchi (08/05/2008 19.05) n/a

francamente mi pare miope la visione del mondo di chi discrimina tra 106 e 107.

il problema si chiama mercato ed i fattori di competitivita' sono massa critica professionalita' inclinazione allo sviluppo partnership con il sistema bancario, evidentemente la giusta adeguatezza patrimoniale ed economica.

incidentalmente i confidi che saranno competitivi rispetto a questi assett non potranno che essere 107 (dimensione).

predicare di rimanere 106 significa abdicare alla crescita e quindi, a tendere, a restare sul mercato

sapio (08/05/2008 20.35) n/a

Desidererei sapere se c'è un Confidi che può, per vivere, prescindere dai contributi pubblici come fanno l'Atradius o l'Euler?

sapio (09/05/2008 09.30) n/a

Dimenticavo di riferire che durante il convegno ho capito il significato del termine "mutualità" che ispira il modello operativo dei Confidi. Io, nella mia infinita ignoranza, pensava fosse mutualità intercategoriale, nel senso che l'artigiano fortunato aiuta l'artigiano sfortunato. No, invece trattasi di mutualità inter-nazionale, non nel senso che gli stranieri aiutano gli italiani (ma quando mai !)ma di aiuti posti a carico della fiscalità generale (paga sempre Pantalone, che però non è altrettanto bravo ad incassare). A proposito, ma questi aiuti pubblici non dovrebbero essere affidati in amministrazione dopo gara pubblica (norme europee) fra Confidi ed altre istituzioni finanziarie?

Luca (09/05/2008 12.40)

Le risorse pubbliche saranno insufficienti per far vivere qualsiasi modello di business che non abbia una sua sostenibilità autonoma. Se poi c'è competizione tra modelli alternativi, a maggior ragione. Sulle condizioni di sostenibilità c'è ancora molto da lavorare.

Vedo che la partecipazione emotiva al dibattito sta salendo (spero non troppo).

Claudio D'Auria (10/05/2008 16.14)

Essendo stato tra gli organizzatori del Convegno della Sapienza, mi permetto di non essere d'accordo con l'interpretazione dell'ottimo Sapio (come al solito, aggiungerei; ma il dibattito sereno è sempre proficuo anche quando si parte da punti di vista diversi).

L'ottica non era "scordatevi il 107". Anche perchè chi sta sopra i 75 milioni di euro DEVE diventare 107.

L'ottica era: "Cari Confidi che diventerete 107, state attenti. Le cose da fare sono tante".

In tale ottica anche il mio intervento sugli oneri di 2■ pilastro (ai quali nessuno pensa, perchè sono un po' più in là, ma che è necessario valutare) che Sapio non ha ritenuto degno di menzione nella sua (forse eccessiva) sintesi.

Colgo l'occasione per rendere noto ai lettori del blog che il confidi Finsardegna di Cagliari ha presentato alla Banca d'Italia ufficialmente la domanda di iscrizione al 107 in data 30.4.2008. Finsardegna si è avvalso a tal fine della consulenza del sottoscritto. Vi assicuro che il lavoro fatto è stato molto impegnativo e ha coinvolto l'intera struttura del confidi. Io sono sicuro che Finsardegna potrà, una volta ottenuta l'iscrizione, continuare a operare a condizioni di economicità. Tra i vari allegati inviati alla Banca d'Italia, infatti, vi è anche una simulazione sulla sostenibilità economica nell'arco del triennio (ovviamente al netto dei contributi pubblici).

Resto naturalmente a diposizione per chiunque fosse interessato a conoscere con maggiori dettagli l'iter (non semplice, ma neanche impossibile) per la definizione completa della domanda (corredata di tutti gli allegati necessari e anche di quelli "opportuni"). Il mio indirizzo e-mail è: claudio.dauria@allenovery.com.

Salutoni !!

Claudio

Luca (11/05/2008 16.21)

Grazie, Claudio, dell'informazione.

Mi fa piacere che sul blog ci sia dibattito, e dunque ben vengano le provocazioni di Sapio. Naturalmente le opinioni espresse su aleablog sono di chi le firma. Questo vale per me, il miei collaboratori diretti e per tutti i gentili visitatori.

Dite la vostra:

Name *:
E-mail:
Comment *:

<HTML is not allowed>
Formatting: Basic formatting can be included like so:
[b]bold[/b] and [i]italic[/i]
Linking: Links cannot be included