Ancora sulla convention ABI: sessione banca-impresa e confidi
Wed 30 Apr 2008, 16.01 Stampa
Tornato dalla
convention ABI-Basilea della settimana scorsa, non ho mai raccontato della sessione su relazione banca-impresa e confidi che ho coordinato il 22/4 pomeriggio. E' stata una maratona, quasi quattro ore ininterrotte (stile Telethon). Erano presenti inizialmente più di 200 persone. Ho aperto con una relazione sulla consulenza alla finanza delle PMI (il modello del business office, c'è ancora molto da fare su quel fronte). Vincenzo Matturro di Engineering ha poi parlato di confidi, quadro strategico-organizzativo e opportunità per i 107. Elena Desiderio di Dun & Bradstreet ha presentato dati interessanti sulla distribuzione degli indicatori di scoring creditizio e di puntualità nei pagamenti (Paydex) distribuiti dalla sua società. Giacomo De Laurentis, della Bocconi, ha ben illustrato i risultati una ricerca sui sistemi informativi di ruolo per i gestori imprese.
E' seguita una tavola rotonda sui confidi con i puntuali interventi sul quadro di vigilanza di ABI (Raffaele Rinaldi) e Banca d'Italia (Antonio Renzi). A seguire, la testimonianza di Patrizia Geria (Neafidi, un posto dove si prendono sul serio i problemi e le opportunità), le riflessioni di Giandomenico Mosco (LUISS) sulle convenzioni banche-confidi, la presentazione delle strutture di tranched cover di Claudio D'Auria (Allen e Overy, grazie per la brillantezza nella concisione), il modello di equilbrio gestionale per i confidi di Lorenzo Gai (Università di Firenze) e le riflessioni di Antonio Muto (Unicredit Banca d'Impresa) sul gap che si è formato nelle relazioni tra PMI e banche, e sul ruolo dei confidi come agenti di collegamento (ha accennato anche all'esperienza di Banca Impresa Lazio).
Alla fine ho ringraziato le diverse decine di persone ancora presenti per la loro abnegazione, sollecitando l'attenzione su due progetti: la
PEF XBRL e il tavolo di lavoro
Interventi di ingegneria finanziaria. Non ho avuto il tempo per le conclusioni, che vi riporto qui.
A conclusione di questo pomeriggio di lavoro, che mi auguro sia stato interessante e utile, permettetemi di esprimere un auspicio, che è anche un augurio.
Ho esordito dicendo che su questi problemi si discute e si lavora da diversi anni, ma ora siamo arrivati al dunque. Ci sarà un’impressionante accelerazione dei progetti e dei processi di cambiamento nei prossimi mesi.
Sotto pressione gli italiani danno il meglio, quindi non c’è da preoccuparsi: il sistema non collasserà.
E’ però importante avere l’atteggiamento adeguato al problema, perché il tempo e le risorse non sono illimitati.
Ogni attore sarebbe tentato di circoscrivere la fetta di problema che gli compete, e di affrontarla per conto proprio.
Non è una strategia che può funzionare. Stiamo infatti discutendo di modernizzare l’infrastruttura finanziaria del nostro sistema produttivo, e ci sono dei nodi strutturali da sciogliere, dei ritardi da superare, delle inefficienze di sistema da rimuovere.
Il mercato, anche aiutato da risorse pubbliche, da solo non ce la può fare, né le banche, ne le associazioni d’impresa, né i confidi, né i fornitori di informatica e servizi. Le strategie vincenti saranno quelle che cercano spazi di crescita e, (perché no?) di vantaggio, in un sistema che deve evolvere, e se non lo fa è destinato ad estinguersi.
Questa visione è per sua natura aperta all’innovazione e alla collaborazione, alla ricerca attiva di vantaggi da condividere con partner di filiera. Il cambiamento del sistema è fatto di tante novità, magari piccole, proposte da chi è più creativo e responsabile, e fatte proprie da altri per una sorta di contagio virtuoso. E’ l’idea di collaborare per un bene comune. Non è retorica. E' l’unico approccio che può funzionare oggi, per questo come per tanti altri problemi che attendono di essere affrontati in Italia.
Luca