Trichet, Draghi, Profumo: ripensare le cartolarizzazioni

Sun 25 Nov 2007, 20.35 Stampa

(AGI) - Francoforte, 23 nov. - Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet invita le banche a ripensare, alla luce della crisi dei mutui, il modello di business basato sulle cartolarizzazioni e sul trasferimento all'esterno dei bilanci del rischio di credito. "Il prossimo futuro - dice Trichet nel corso dell'European Banking Congress a Francoforte - ci fornira' il materiale per testare materialmente per la prima volta un cambiamento del modello di business della banche". Trichet cita esplicitamente il cosiddetto modello "originate to distribuite" (Otg), che tende a trasferire a terzi, soprattutto attraverso le cartolarizzazioni, il rischio di credito sui prestiti bancari. In pratica, secondo questo modello, le banche cartolarizzano il credito, distribuendolo a investitori specializzati, che lo convertono in obbligazioni strutturate e lo rivendono sul mercato. Questi titoli allontanano le esposizioni dai bilanci delle banche e le trasformano in sofisticati e a volte poco trasparenti prodotti finanziari, che fino alla crisi dei mutui Usa erano richiestissimi e che ora gli investitori non vogliono piu' e dunque pesano sui bilanci di chi li ha emessi, determinando spesso significative svalutazioni di asset. Ieri anche il Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, aveva detto il modello Otg va ripensato, aggiungendo che sara' comunque difficile un totale abbandono di questo sistema fondato sulle cartolarizzazioni e sulla progressiva spalmatura dei rischi sul mercato. Intanto oggi sul Financial Times l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo si e' detto disponibile a ripensare il modello di business fin qui seguito e basato sulle cartolarizzazioni, per riportare all'interno dei bilanci della banca il rischio di credito sui prestiti concessi.
Quando un mercato distorto come quello dei subprime sprofonda trascinandosi dietro i mercati parenti e affini, se ne prende atto: non si può fondare un modello di business sopra un brand squalificato. In questa linea stanno le riflessioni dei tre illustri banchieri citati dall'agenzia sopra riportata. Ponendomi ultimo "tra cotanto senno" riprendo alcune cose dette a un recente convegno a Padova: sarebbe costoso forzare l’utilizzo della cartolarizzazione in un mercato illiquido, scottato dalla crisi dei CDO subprime, e ancora in crisi di rigetto verso qualsiasi veicolo di trasferimento di rischi elevati e poco conosciuti. Occorre lavorare ad una paziente ricostruzione della fiducia con operazioni over the counter, fuori dalle luci della ribalta dei mercati finanziari, nelle quali il rischio e il funding rimangono nel perimetro delle relazioni fiduciarie tra originators, enti pubblici, confidi. Tali operazioni potranno avvalersi di strutture tranched cover (cartolarizzazione virtuale), supportate da modelli di portafoglio robusti. E’ il clima di incertezza che fa preferire sistemi basati su intermediari a canali di mercato. I primi danno maggiori garanzie di continuità operativa ed elasticità.
Non esisterà mai un modello capace di eliminare il rischio. Un buon modello lo mette davanti agli occhi, tenendo memoria di quello che è accaduto in passato. Un cattivo modello è debole di vista (ignora i fondamentali) e di memoria (vede soltanto il mercato in espansione con liquidità drogata che lui stesso ha contribuito a creare). Un buon modello si preoccupa dell'equilibrio del sistema. Un cattivo modello dà l'illusione di poter vincere sempre il gioco del cerino acceso. Un buon modello lavora lontano dai riflettori, tra gli ingranaggi delle fabbriche di prodotti finanziari: serve per non perdere troppo sui rischi che si tengono. Un cattivo modello è l'arma impropria del marketing più gaglioffo: serve per fare soldi a palate comprando e vendendo rischi che nessuno più valuta.
I cattivi modelli li avremo sempre con noi, e passata una crisi, troveranno nuove forme e nuovi proseliti per la crisi successiva. Le loro falle sono però sempre le stesse, e si possono quindi riconoscere ed evitare. Questa fase di crisi può essere utile a coltivare la vista e la memoria in quanti, di fronte al disastro dopo il ciclone, pensano "Ne valeva la pena? Se è possibile, che non accada più".

Luca

Commenti precedenti:


sapio (26/11/2007 09.17) n/a

Complimenti ai tre illustri banchieri per essersi accorti che le banche debbono fare le banche e tenersi i rischi anzichè tentare di rifilarli a chi non è in grado di valutare cosa (il rischio) che si porta in casa. Comunque meglio tardi che mai !

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