Paralipomeni alla controgaranzia 2 - Si torna a scuola
Mon 4 Jun 2007, 09:05 AM Stampa
Nelle pause dell'
incontro del 25 maggio si è parlato della necessità di un piano di formazione in grande stile per i confidi italiani. Con la trasformazione in "107", i confidi devono introdurre o potenziare le funzioni di valutazione del credito, controllo dei rischi, auditing interno, organizzazione e sistemi informativi e presidiarle con personale qualificato. Dove trovare queste professionalità? Sul mercato non è facile trovarle, tant'è che le stesse banche stentano a procurarsele. Si tratta inoltre di professionalità complesse, che richiedono una formazione articolata, teorica e sul campo. Se si riuscisse a far crescere il personale già presente nei confidi, affiancato da giovani, il tutto costerebbe di meno e sarebbe meno traumatico per gli equilbri organizzativi.
Con il mio gruppo
smefin, ho seguito diversi progetti di formazione per i confidi, anche sulle materie sopra elencate. Ho incontrato gente molto sveglia, sia tra i livelli junior, sia nelle posizioni direttive: hanno il polso dei problemi, e sono intellettualmente curiosi. Al tempo stesso ho riscontrato l'esigenza di consolidare alcune nozioni o concetti fondamentali, su diversi fronti. Ad esempio, servirebbe una riallinemamento di analisi finanziaria per i sistemi di rating, di statistica per i modelli di portafoglio, di diritto degli intermediari finanziari per muoversi tra le pieghe della normativa di Vigilanza, di contabilità per affrontare senza complessi i principi contabili IAS (obbligatori per i 107), ecc..
Quale progetto formativo può rispondere a queste esigenze?
- Si deve trattare di un programma articolato, fondato su corsi istituzionali (intensivi o master di qualche decina di giornate) e su seminari di aggiornamento monografici.
- Nei programmi deve esserci una parte preliminare dedicata alla ripresa dei concetti fondamentali delle diverse discipline, che sia ovviamente tagliata sulle esigenze di un uditorio adulto che ha bisogno di andare subito all'essenziale.
- I corsi devono prevedere momenti di valutazione (sì, degli esami finali). In questo modo potrebbero rilasciare un vero e proprio titolo, e non un mero attestato di partecipazione. L'alternativa? Ci sarà la fila di società che offrono (non gratis) servizi di certificazione delle professionalità per le funzioni più varie, ma allo stato delle competenze nutro seri dubbi sulla qualificazione dei certificatori.
- Il personale dei confidi, almeno quello che ho conosciuto, è sempre sotto pressione, e non riesce facilmente a liberare tempo per attività di formazione. Questo implica che la direzione e il CdA degli enti di garanzia assicurino al personale le condizioni per impegnarsi a fondo. Non può mancare quindi una formazione in aula di tipo residenziale. Lo studio a casa o la formazione a distanza possono avere un ruolo accessorio.
- Quanto alla docenza, si dovrebbero mettere insieme docenti universitari ed esperti di confidi, Banca d'Italia, banche, società di consulenza o di servizi informatici. Le competenze non mancano. Nell'Accademia, ci sono diverse sedi che si interessano al problema: oltre a Trento, c'è Lorenzo Gai a Firenze, Cristiana Schena a Varese, Domenico Piatti a Bergamo, Rosa Adamo a Cosenza, e anche altri potrebbero aggiungersi. Penso che potremmo contare anche su Banca d'Italia, che ha finora seguito con molta attenzione il percorso di avvicinamento dei confidi al mondo "107 - Basilea 2", basti pensare all'assidua presenza di persone come Claudio D'Auria e Antonio Lo Monaco a convegni e tavoli di lavoro. Per quanto riguarda gli esperti del mondo confidi (e di banche e consulenti), si dovrebbe formare un pool di competenze. Come? Organizzando dei tavoli di lavoro tematici (ad esempio, processo del credito, tranched cover, sistemi informativi, gestione del capitale). In questo modo i contenuti del programma formativo prenderebbero forma nell'ambito di una riflessione strutturata sulle best practice.
- Sarebbe opportuno concentrare le energie su un'iniziativa di sistema, ad esempio promossa da AssoConfidi. Non conviene lanciare tante iniziative a livello regionale o categoriale, che non raggiungerebbero la massa critica.
- Quanto al finanziamento, le risorse pubbliche o sindacali per la formazione non mancano. Bisogna però che siano utilizzate con flessibilità, nell'ambito di un progetto ampio e unitario. I fondi in questione sono pensati per livelli professionali di ingresso o medio-bassi, e impongono standard di costo / organizzazione conseguenti. Dei corsi di livello specialistico ci stanno stretti in quelle griglie, come le nozze coi fichi secchi.
Organizzare un programma formativo all'altezza dei fabbisogni di soddisfare non sarà un'impresa da poco. I confidi ne sono consapevoli, e questo è un ottimo inizio. Se avete idee o commenti, lasciateli qui.
Luca