Paralipomeni alla controgaranzia - 1: garanzie pubbliche personali

Wed 30 May 2007, 05.24 Stampa

Prima ripresa, con echi leopardiani, dei temi più interessanti della riunione di Milano del 25/5.
Parliamo del tema più caldo: la controgaranzia personale di enti pubblici a supporto delle garanzie confidi di primo livello. La cosa funzionerebbe così: gli enti pubblici stanziano risorse per Fondi di garanzia (come fanno oggi), ma si assumono contestualmente l'impegno a coprire le perdite sull'intero ammontare dei crediti garantiti dai Fondo per la parte non coperta dagli stanziamenti. Con la tranched cover e la controgaranzia indiretta a favore dei confidi (proposta di Roberto Villa, su cui torneremo un'altra volta), è una delle vie per rendere eleggibili le garanzie degli enti 106.
Alla riunione abbiamo scorso gli esempi di garanzia pubblica personale. Li menziono rapidamente. In Italia lo Stato risponde per il fondo di garanzia sul credito all'agricoltura gestito dalla società SGFA dell'ISMEA (ex fondo interbancario di garanzia). Benefici analoghi sono concessi ai creditori delle ASL e negli appalti TAV. All'estero il caso più clamoroso è quello della tedesca KfW, tra l'altro promotrice delle cartolarizzazioni sintetiche dei prestiti alle PMI (programma Promise) che beneficia della garanzia federale. La KfW è una banca pubblica che sostiene la finanza pubblica e agevolata, un modello ammirato nel nostro precedente governo. In Spagna, lo Stato garantisce le tranche senior di alcune cartolarizzazioni di prestiti alle PMI (Programma FTPYME).
Esempi ce ne sono, quindi. Nei casi italiani, alquanto specifici, la garanzia assiste i crediti a soggetti finanziariamente vulnerabili (e politicamente ascoltati), che non incidono più di tanto a livello di sistema. Nei due casi europei (KfW e FTPYME) la garanzia pubblica è la rifinitura di strutture di credit risk transfer basate sulla cartolarizzazione, e serve ad abbattere (ciò avviene espressamente nel caso spagnolo) i requisiti di capitale sulle tranche senior, il cui rischio è ampiamente "collateralizzato" dalle tranche junior e mezzanine.
Conviene esportare questo modello nel sistema confidi? Consideriamo prima di tutto quant'è superiore il peso del credito alle PMI, che ne dovrebbe beneficiare. Pensiamo poi a chi dovrebbe rilasciare questa fidejussione: lo Stato italiano (con rischio oggi pesato 0%) o piuttosto le Regioni (pesate 20%, come le banche). Sono le seconde a gestire la maggior parte di fondi per le garanzie alle PMI: non avrebbero un vantaggio rispetto, ad esempio, un garante bancario, pesato anche lui al 20%.
Come nei casi PROMISE e FTPYME, la garanzia pubblica avrebbe carattere accessorio rispetto a una copertura finanziaria già solida. Non potrebbe essere un impegno assunto disinvoltamente, anzi si dovrebbero assicurare le condizioni per non doverla escutere mai. Lo dice molto bene Claudio D'Auria commentando il mio precedente blog:
E' vero che, grazie alla controgaranzia pubblica idonea secondo la normativa di vigilanza, le garanzie personali dei "Confidi 106" potrebbero risultare idonee a ridurre i requisiti patrimoniali delle banche. Ma è altrettanto vero che tale contro-garanzia pubblica non è illimitata, in quanto qualora l'ente pubblico accettasse di impegnarsi a coprire le perdite oltre il fondo di dotazione, immagino che imporrebbe rigidi limiti di leva finanziaria. Da ciò discende che per i "confidi 106" tale modalità consentirebbe di veder riconosciute le proprie garanzie personali, ma in misura relativamente "limitata".

Concludendo, è vero che la garanzia pubblica sui rischi senior rende eleggibili per Basilea 2 gli interventi dei fondi di garanzia, ma è altrettanto vero che, in condizioni di sana e prudente gestione, non aiuta ad aumentare la leva di quei fondi, non essendo lo Stato e le Regioni i gestori ideali di quel rischio, a differenza delle banche e degli investitori in titoli di debito. Gli effetti di attenuazione del rischio da fondi monetari sarebbero enormemente migliori con la tranched cover. Per avere un effetto leva apprezzabile, bisognerebbe alzare i moltiplicatori. Non illudiamoci, daremmo un'arma letale in mano ai politici: garanzie per lo sviluppo delle PMI, a costo zero (oggi, ma domani?). Una tentazione molto pericolosa, specie per le regioni dove la sinistrosità sui crediti è più alta. Al primo episodio di crisi collasserebbe il sistema (non dimentichiamo cos'è successo al citato Fondo Interbancario di Garanzia).
Ci spiace: non abbiamo trovato la panacea per evitare ai confidi 106 le pene del cambiamento. La garanzia pubblica è un'eventuale aggiunta a piattaforme di mercato, funded (cartolarizzazione) o unfunded (garanzie personali dei 107). Su queste dobbiamo comunque lavorare (e lo si sta facendo, più sulle prime che sulle seconde). Nel mondo confidi, c'è però freddezza verso le soluzioni di mercato, per difendere (si dice) il ruolo di numerosi confidi locali che non possono né trasformarsi in 107, né gestire garanzie reingegnerizzate. Questa posizione non è più difendibile. Rendere eleggibili con risorse pubbliche le garanzie 106 così come sono oggi costa troppo, è inefficiente e dispersivo. Per farcela, tutelando i soggetti di primo livello, servono piattaforme al passo coi tempi.
Luca

Commenti precedenti:


elisa (30/05/2007 12.36) n/a

Buongiorno dottore,

Ho un dubbio che riguarda le controgaranzie che un impresa di assicurazione può offrire. Secondo Lei la quota controgarntita dalla compagnia di assicurazione sotto forma di collateral ha una ponderazione di 20%?

Claudio D'Auria (30/05/2007 13.09)

Anche io penso che l'idea di rendere idonea la garanzia personale dei "confidi 106" mediante la controgaranzia pubblica sia costosa e inefficiente. Resta però una possibilità, qualora gli enti pubblici ritengano utile tale forma di sostegno alle PMI. Infatti, sussiste comunque un beneficio in termini di riduzione del rischio di credito per le banche finanziatrici, dato che i contro-garanti idonei sono solo gli enti pubblici (oltre alle banche multilaterali di sviluppo). La controgaranzia bancaria o di "confidi 107", infatti, non è ammessa come idonea dalla normativa di vigilanza.

Il fatto che ritenga questa una possibilità non vuol dire che ne condivida gli effetti economici. Sono d'accordo sull'idea generale che il modo più effeiciente per dare "valore prudenziale" alle garanzie dei "confidi 106" resta la tranched cover. E ciò per due motivi. Primo, mette in risalto la capacità dei confidi di coprire le prime perdite delle operazioni di finanziamento. Secondo, è pienamente compatibile con la modalità tipica di erogazione della garanzia dei confidi non vigilati, il fondo monetario.

La garanzia personale infatti è una modalità efficiente per un confidi vigilato, ma non lo è per uno non vigilato (a meno della controgaranzia pubblica con tutti i problemi di cui stiamo parlando).

Di conseguenza, non ci sono possibili scorciatoie per i confidi che vogliono operare nel nuovo contesto. O si persegue la trasformazione in intermediario vigilato o si opera coprendo le prime perdite di strutture tranched. Le operazioni "contro-garantite" da un ente pubblico potranno rappresentare infatti una quota relativamente piccola di operatività per i limiti di intervento di cui dicevo nel precedente intervento sul blog.

In ogni caso ritengo che le conseguenze sulle strutture saranno rilevanti. Nel caso di trasformazione in intermediari vigilati, occorre una dimensione idonea, una struttura organizzativa efficiente, l'impostazione "ex novo" di forme di controllo interno. Nel caso in cui il "confidi 106" volesse operare coprendo le prime perdite di strutture tranched, occorre impostare modalità di valutazione dei rischi nuove, orientate al mercato, in grado di far emergere l'effettivo beneficio per la banca finanziatrice della copertura; ancora, occorrono dimensioni idonee perchè un'operazione tranched è complessa da impostare e da monitorare, ed è conveniente per operazioni di dimensione significativa.

La conseguenza di questi ragionamenti è che il mantenimento di dimensioni ridotte, con modalità operative tradizionali rappresenti una strategia perdente, destinata nel breve periodo a essere soppiantata da soggetti più dinamici, di maggiore dimensione, con modalità operativite pienamente riconosciute dal mercato.

Luca (30/05/2007 14.32) n/a

Grazie a Claudio dell'articolato commento. Aggiungo che i confidi 106 che vogliono trovare spazio nel nuovo contesto hanno diverse opportunità, e non solo quella della consulenza o dell'attività distributiva.

Cerco di rispondere a Elisa: le compagnie di assicurazione possono rilasciare garanzie dirette eleggibili per una banca se rispettano i requisiti soggettivi e oggettivi previsti dall'approccio di Basilea 2 scelto da quella banca. Non sono invece tra i controgaranti ammessi (sarebbero in tal caso trattati meglio delle banche, il che non è giustificabile), a meno che a loro volta beneficino di una controgaranzia pubblica ammessa.

andrea bianchi (30/05/2007 15.45)

concordo rispetto all'esigenza di fare massa critica per restare competitivi nel mercato.

inevitabilmente la massa conduce oltre la soglia di volume di attività finanziaria che porta alla vigilanza ed al riconoscimento della garanzia personale.

mi pare peraltro che, sul piano della governance, possa comunque risultare perdente per i 106, dipendendere, rispetto alla propria efficacia, dalla disponibilità del soggetto pubblico.

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