Piani finanziari e project financing
Fri 3 Mar 2006, 06.13 Stampa
Il Comune di Mezzolombardo (nella piana rotaliana, all'imbocco della Val di Non) mi ha coinvolto qualche mese fa nella commissione di valutazione di un project financing riguardante la costruzione e la concessione in gestione per 20 anni di un centro natatorio (vulgo, una piscina). Si trattava della prima fase di un procedimento complesso, quella della selezione del promotore sulla base della valutazione di progetti preliminari. A questa prima, che dà al promotore una prelazione sull'esecuzione del progetto, ne seguono altre due.
E' stata un'esperienza interessante per diversi motivi. La commissione ospitava competenze variegate: oltre a me un esperto bancario di estrazione operativa, (l'amico Lucio Chiricozzi), l'ingegnere a capo dei servizi tecnici del comune e un suo collega esperto di piscine, coordinati dal segretario comunale. Il dibattito è stato molto ricco: gli ingegneri non ci hanno nascosto nulla della miriade di problemi strutturali e funzionali, noi esperti finanziari abbiamo praticamente rifatto i piani presentati dalle imprese concorrenti, mentre il segretario vigilava sulla compliance procedurale e sul raccordo con il livello politico dell'Amministrazione. Tutto è stato discusso in maniera approfondita in numerose riunioni.
Non avevo esperienze specifiche di project, anche se mi era capitato di studiare l'argomento. Per chi è abituato a valutare gli investimenti di imprese private, si tratta di un mondo nuovo. Riassumo le cose che mi hanno colpito:
- il progetto è valutato secondo criteri molteplici, non tutti misurabili e spesso divergenti; l'ente pubblico premia (a) l'apporto di capitali privati (debito e capitale netto), che riduce l'impegno pubblico, (b) le basse tariffe sui servizi erogati, a beneficio degli utenti, (c) i bassi costi di gestione, apprezzati in vista della ripresa in carico dell'impianto allo scadere della concessione; (d) il piano deve essere finanziariamente sostenibile, quindi si deve fare, di fatto, un rating della società progetto; (e)naturalmente, l'opera deve essere valida esteticamente e funzionalmente (e qui gli ingegneri si scatenano);
- in questa fase della valutazione, gli aspetti critici sono la qualità dei progetti e l'affidabilità del promotore, soprattutto la sua capacità di organizzare la progettazione e l'esecuzione assicurando, su una base patrimoniale adeguata, l'equilibrio economico e finanziario della gestione della società progetto per l'intera sua durata; il promotore dovrebbe cercare il rendimento sull'investimento finanziario di capitale netto, più che i redditi sulla costruzione (nei quali non c'è comunque la plusvalenza sul terreno, che viene di solito concesso in uso dall'ente pubblico); non tutti i promotori hanno questo approccio;
- i concorrenti possono interpretare queste regole in maniera difforme; nel nostro caso, un concorrente ha presentato cifre in apparenza migliori, date dal mix di basse tariffe sui servizi base (nuoto libero) e elevati ricavi e margini sui servizi a valore aggiunto (wellness); con una leva finanziaria molto spinta si otteneva un'eccellente tasso di rendimento sul capitale netto più la copertura dei flussi sul debito; in uno scenario prudente le cifre diventavano molto meno rassicuranti; morale, stiamo attenti a non fidarci troppo di formule di valutazione che ponderano misure di VAN, TIR, Debt service coverage ratio basate sui piani presentati dai concorrenti, un giudizio di merito è inevitabile; farebbe comodo una formula per selezionare il progetto migliore, ma sarebbe un pericolo (e una tentazione per i promotori).
Tante altre cose si potrebbero aggiungere. Alla fine dei lavori, pensavo che sarebbe molto utile avere un sistema informativo per supportare la raccolta e la valutazione delle proposte. Ad esempio, perché chiedere piani su carta, asseverati da banche che si limitano a controllare la coerenza logica e matematica, quando l'ente pubblico potrebbe far caricare le ipotesi su un modello precostruito, nel quale si fissi una struttura comune di driver di ricavo, costo, investimento e copertura finanziaria? I calcoli da fare sono molto più numerosi e complessi per la coesistenza di criteri pubblici e privati, e le cifre possono ballare per tanti motivi: meglio quindi avere schemi omogenei. Per di più, l'ente pubblico deve essere precisissimo nello spuntare i dati, che poi finiscono in atti amministrativi a rischio di ricorso. Flavio Bazzana ha sviluppato per la Provincia di Trento un modello del genere, applicato agli investimenti pubblici. Se ne potrebbe fare una versione per il project.
Luca