Europe Rating: un player nazionale tra le agenzie di rating
Wed 16 Mar 2005, 13.19 Stampa
Nel Sole 24 ore dell'8/3 si riferisce della prossima apertura di una sede a Bari di
Eu.Ra., società di ricerca finanziaria e rating promossa dal collega Maurizio Fanni e da un gruppo di giovani studiosi di finanza cresciuti nel dottorato di ricerca dell'Università di Trieste. L'espansione di Eu.Ra. nel centro sud è collegata alla presenza nella società di Stefano Dell'Atti, dell'Università di Bari.
Basilea 2 fissa una serie di requisiti stringenti per riconoscere i rating emessi dalle
external credit assessment institutions. La scommessa di Eu.Ra. è quella di creare un'agenzia di rating a vocazione interregionale, specializzata nell'equity investment e negli affidamenti creditizi, capace di emettere rating validi ai fini di vigilanza. Uno
studio del 2000 della Banca dei regolamenti internazionali tratta delle agenzie di rating regionali, presenti in Germania e in Svezia. In realtà parliamo di soggetti che svolgono funzioni intrecciate con quelle dei credit bureau, ovvero sono banche dati che coprono una popolazione molto numerosa di imprese medio piccole, delle quali censiscono, oltre ai bilanci, dati anagrafici e "pregiudizievoli".
Le aziende target di Eu.Ra. sono le società di capitali italiane di dimensioni medie interessate a migliorare il merito di credito sui mercati creditizi e ad accedere a canali di private equity. Punto di forza della società è un modello basato sull'analisi dei flussi di cassa, che ben figura vicino alle metodologie delle agenzie di rating primarie, ed è più evoluto rispetto agli approcci seguti da molte banche italiane.
Eu.Ra. ha pubblicato uno
studio sul rating tecnico di un campio di circa 200.000 società italiane, per lo più di capitali. Ne emerge un quadro sconsolante, con più dell’80% di imprese che di colloca al di sotto della soglia investment grade (BBB) di cui il 30% altamente vulnerabili (da CCC a D). Se l’esercizio avesse considerato anche le piccole e micro imprese di natura individuale, nelle quali il patrimonio netto aziendale è spesso inconsistente, quando non negativo, sarebbe emerso un quadro ancora peggiore.
Il progetto di Eu.Ra. dovrà rispondere a due ordini di problemi: il primo sarà conquistare una base di utenti del servizio (le banche? le stese imprese?) che assicuri l'economicità del business; il secondo, strettamente collegato, è trovare il giusto posizionamento che assicuri alla sua offerta un valore aggiunto. Il campione attualmente coperto è quello, ben noto, delle società tenute al deposito del bilancio in contabilità ordinaria. Il valore aggiunto lo si avrebbe includendo società di persone e ditte individuali: pur facendo la tara alla qualità dei bilanci che queste producono, si avrebbero informazioni utili per il benchmarking dei sistemi di valutazione applicati alla clientela small business. Col tempo si chiarirà qual è la competenza premiante, se la gestione di una banca dati oppure il modello quantitativo, o ancora il valore dell'expertise degli analisti finanziari.
I colleghi che si sono lanciati questa avventura hanno dato prova di grande coraggio, se pensiamo ai colossi che si trovano ad affrontare come concorrenti. Auguro loro di cuore che questo coraggio sia premiato. Per parte mia, preferisco restare nel territorio più tranquillo della ricerca e della formazione, con qualche esperienza consulenziale per non perdere il contatto con l'operatività. Penso che si possa fare molto per la crescita della cultura finanziaria nel nostro paese anche con i canali tradizionali di diffusione delle conoscenze.